da Casa Madre Anno 99 - N. 06 / Giugno Perstiterunt in Amore Fraternitatis Istituto Missioni Consolata

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1 da Casa Madre Anno 99 - N. 06 / Giugno Perstiterunt in Amore Fraternitatis Istituto Missioni Consolata Monastero della Trinità, Madre di Dio Consolata Dumenza, 2016

2 FRAMMENTI DI LUCE CONSOLATE IL MIO POPOLO La festa della Consolata, celebrata il 20 giugno di ogni anno, porta sempre gioia in casa nostra. E il giorno in cui si festeggia la Madre, ringraziandola e offrendole come dono il desiderio di imitarla nel suo atteggiamento di consolazione dell umanità. La missione consolatrice di Maria si è resa universale sul Calvario, quando Gesù l ha offerta come madre a tutta la Chiesa, guida e conforto ai figli pellegrinanti sulla terra. Il genio di Michelangelo seppe scolpire nel marmo questa nuova vocazione di Maria, da tutti considerata come la vera pietas, l eusebeia. Pur affranta dal dolore per la morte del Figlio, essa sa offrirlo con gioia al mondo, quasi come una nuova maternità, come salvatore: la morte del Figlio genera il mondo nuovo! P. Giuseppe Ronco, IMC 2 Prendendo Maria come madre e compagna di vita in casa propria, i fedeli troveranno aiuto e sollievo nel loro impegno quotidiano di santità. Come non sospireremo a te, che sei la consolazione dei miseri, il rifugio dei fuggiaschi, la liberazione dei prigionieri, la medicina degli infermi, la madre dei piccoli, la sposa degli adulti, la condottiera dei combattenti, la sovrana di tutti e perfino dei nemici? (GIACOMO DA MILANO, Meditazione sull antifona Salve Regina) Maria rimane per noi la madre esemplare e il modello di consolazione che suggerisce atteggiamenti e azioni tese a rendere felici chi è triste, ad aiutare chi è nel bisogno, a liberare chi è legato da corde di schiavitù e ci invita a trasformare la consolazione in virtù e missione. Colei che ha

3 sperimentato di persona la beatitudine di quelli che piangono ci incoraggia ad accogliere, con tenerezza e rispetto, ogni emarginato che a noi si avvicina, ogni persona scartata dalla società ma preziosa agli occhi di Dio, perché Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me (Mt 18,5). Consolando, anche noi riceviamo consolazione! Oggi che è la tua festa ti voglio parlare dei tuoi missionari. Portan nel mondo il tuo nome, la Luce che nel tuo grembo s accese. Certo, tutti li conosci a uno a uno. Ti prego: fa loro sentire, oggi (non lo scorderanno mai più) Il brivido Di una tua carezza vera. (P. Ugo Viglino, La Consolata, 1987) La consolazione Il verbo greco Parakaleìn, nhm in ebraico, normalmente usato per indicare l atto del consolare, significa chiamare accanto, far venire a sé. Dice immediatamente che la prima azione del consolare consiste nel creare una prossimità, nel far si presenza accanto a chi è nella desolazione e nella solitudine, o nella sofferenza. La consolazione presuppone sempre una relazione di mutua fiducia tra due persone. Entrare, infatti, nella sofferenza del fratello con dolcezza ed empatia non è impresa facile. L esercizio della consolazione non ha un luogo specifico in cui praticarsi, così come non conosce categorie di persone particolari a cui rivolgersi. Il luogo in cui si realizza è ovunque e per tutti, privilegiando certamente coloro su cui pesa il titolo di umanità abbruttita o persona di scarto. Il prossimo infatti non è legato ad un luogo, ma è una persona che si decide di incontrare, non tanto perché è nel bisogno, ma in quanto persona umana. A volte si incontra un malato o una vedova, a volte ci si imbatte in persone senza casa e senza fissa dimora, a volte ancora incrociamo persone disfatte dalla vita, dalla droga, dal crimine. L importante è saperle vedere là dove sono, nei bassifondi o nei quartieri bene, nelle loro periferie esistenziali, senza essere noi a stabilire dove incontrarli. La vera consolazione non si riduce però ad offrire soltanto affetto e solidarietà, ma si preoccupa di migliorare l atteggiamento delle persone che vivono in situazioni di sofferenza fisica o morale, di vecchiaia, di solitudine o di abbandono. Manifesta attenzione a chi ci sta accanto, ascoltando la fatica di vivere del fratello scoraggiato, e condividendo con lui la speranza di un avvenire migliore. Concedi al tuo servo un cuore capace di ascolto (lev shomea) perché sappia rendere giustizia al tuo popolo (1 Re 3, 9): era la preghiera di Salomone 3

4 Si rapporta con amore alla persona in difficoltà, usando una sapienza relazionale che trova origine nel savoir faire cristiano, fatto di gesti, di vicinanza fisica, che possono far sentire non solo il nostro calore umano, ma anche la presenza stessa di Gesù come segno concreto dell amore del Padre. Si fa contemplazione orante della storia del povero che vive vicino a noi, con sguardo partecipativo e compassionevole, per entrare nel suo mistero, mostrandogli solidarietà e comprensione. E intercede presso Dio per tutti, dando voce a chi forse non ha più la forza di pregare, affinché le situazioni di malessere incontrate si modifichino e si manifesti la potenza del Creatore. Fonda le sue radici e trova la forza di azione nella convinzione che il Signore della storia vuole la felicità del suo popolo e spinge noi missionari ad essere testimoni della misericordia e tenerezza del Signore, che scuote i rassegnati, rianima gli sfiduciati, accende il fuoco della speranza (Francesco, 7 dicembre 2014). Saper consolare presuppone soprattutto una vita vissuta in santità. Vale ancor oggi per la consolazione, quello che si dice di S. Vincenzo de Paoli per la carità: Non è la carità che lo ha fatto santo, ma è stata la santità che lo ha reso capace di carità. Ogni persona umana, nella vita, sperimenta varie afflizioni e sofferenze bisognose di consolazione, ma la più bruciante e permanente riguarda il bisogno dell uomo di essere in comunione con Dio. Già Agostino l aveva vissuta, scrivendo nelle Confessioni: Ci hai fatti per Te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te (Le Confessioni, I,1,1). E un afflizione esistenziale che si placa soltanto quando si percepisce nel profondo di noi stessi che Dio ci ama, che non ci abbandona mai, e che fa strada con noi. Allora, il cuore inquieto si placa, trova il riposo e la consolazione vera. Il consolatore per eccellenza è Dio Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione. Egli ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio (2 Cor. 1, 3-4). Queste parole di Paolo ci invitano a mettere la nostra attenzione non tanto sulla consolazione, ma su Colui che ci consola: Dio stesso. 4

5 Io, io sono il tuo consolatore (Is 51, 12). E il salmista constata e prega: Tu, Signore, mi hai soccorso e consolato (Sl 86, 17). Nel tuo otre raccogli le mie lacrime (Ps 56,9), che sono la sostanza liquida e salata del caos, prezzo da pagare alla nostra fragilità che si apre e viene ferita (Alessandro D Avenia, L arte di essere fragili, 2016) Il Dio consolatore si presenta con i tratti di una madre (cf. Is 66,13) e del buon pastore (cf. Is 40,11), capaci di prendersi cura dei beni loro affidati. Ma è in Gesù, volto umano dell amore di Dio verso l uomo, che si rivela in modo perfetto il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione (2 Cor 1,3). Qui si svela il mistero di un Dio che si china sull uomo, sui poveri, sofferenti, umiliati, dimentica ti, soli e abbandonati, perché possano alzare lo sguardo e ricominciare a sperare. Il Vangelo nel suo insieme è un messaggio di consolazione, liberazione e salvezza per i poveri, gli afflitti ed i piccoli mostrando Gesù che viene incontro all uomo per consolarlo, morendo e risorgendo per lui. Il libro dell Apocalisse infatti presenta il Risorto come colui che dona all umanità la massima consolazione: Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il Dio-con-loro. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate (Ap 21,3-4). Gesù ci consola anche inviandoci lo Spirto Santo, il Consolatore (Gv 14,16), sostegno nelle prove e portatore di una speranza che non delude. Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore (Lc 4, 18-19). 5

6 La nostra consolazione sta nel consolare Se il dovere di consolare riguarda ogni cristiano, al missionario è richiesto il di più. Il grido di Qohelet risuona ancor oggi più vivo che mai: Ho considerato tutte le oppressioni che si commettono sotto il sole. Ecco il pianto degli oppressi, che non hanno chi li consoli; da parte dei loro oppressori sta la violenza, mentre per essi non c è chi li consoli (Qo 4, 1). Come Gesù, anche il discepolo si propone di incontrare l altro nella sua periferia spirituale o esistenziale mentre si vive il quotidiano, chiamando al banchetto del Regno poveri, storpi, zoppi, ciechi (Lc 14,13) e andandoli a cercare per le strade, le piazze, lungo le siepi, ai crocic chi (cf. Lc 14,21.23). Ancora una volta vediamo come la prossimità sia essenziale per l evangelizzazione e la consolazione. L altro è sempre un fratello e un fratello per il quale Cristo è morto (1Cor 8,11). Le periferie esistenziali sono i luoghi in cui c è sofferenza, c è sangue versato, c è cecità che desidera vedere, ci sono prigionieri di tanti cattivi padroni (messa crismale); sono i luoghi abitati da tutti coloro che sono segnati da povertà fisica e intellettuale (convegno di Roma); sono i luoghi dove sta chi sembra più lontano, più indifferente (Omelia nella giornata mondiale della gioventù, Rio de Janeiro, 28 lu glio 2013), dove Dio non c è (Visita pastorale ad Assisi, Incontro con il clero e i religiosi, 4 ottobre 2013); sono le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo (Evangelii gaudium 20). Ecco dove il Vangelo deve giungere, perché lì nessuno lo fa brillare, lo evoca, vi allude: qui sono le periferie esistenziali (E. Bianchi, Con il vangelo nelle periferie esistenziali, Cagliari 2014). Bisognosi di consolazione, oggi più che mei, sono i migranti e i rifugiati. Da atteggiamenti di paura, di disinteresse o di emarginazione e dalla mentalità che ci porta a vederli come cultura dello scarto, dobbiamo passare ad un atteggiamento che abbia alla base la cultura dell incontro, l unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, un mondo migliore. Violenza, sfruttamento, di scriminazione, emarginazione, approcci restrittivi alle libertà fondamentali, sia di individui che di collettività, sono alcuni dei principali elementi della povertà da superare. Molte volte proprio questi aspetti caratteriz zano gli spostamenti migratori, legando migrazioni e povertà. La Chiesa, rispondendo al mandato di Cristo Andate e fate discepoli tutti i popoli, è chiamata ad essere il Popolo di Dio che 6

7 abbraccia tutti i popoli, e porta a tutti i popoli l annuncio del Vangelo, poiché nel volto di ogni persona è impresso il volto di Cristo! Qui si trova la radice più profonda della dignità dell essere umano, da rispettare e tutelare sempre. Non sono tanto i criteri di efficienza, di produttività, di ceto sociale, di appartenenza etnica o religiosa quelli che fondano la dignità della persona, ma l essere creati a immagine e somiglianza di Dio (cfr Gen 1,26-27) e, ancora di più, l essere figli di Dio; ogni essere umano è figlio di Dio! In lui è impressa l immagine di Cristo! (Francesco, Messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato, 2014). Nell esercizio della consolazione occorre l atteggiamento umile di chi sa proporre con mitezza e dolcezza. Rivestitevi di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza (Col 3,12) vuole indicare lo stile con cui il Vangelo può raggiungere le periferie esistenziali, lo stile da assumere nel vivere il Vangelo della carità, lo stile della vostra azione che possiamo definire diakonía, servizio, Questo perché il Vangelo non è tale solo per il contenuto ma deve essere annunciato con uno stile adeguato, coerente con il messaggio stesso. L azione caritativa dei discepoli non può essere solo un fare il bene ma deve essere un azione che anche nelle modalità con le quali è eserci tata mostri la carità di Dio. L apostolo Pietro raccomanda invece ai cristiani un bel comportamento (anastrophé kalé: 1Pt 2,12), una pratica cordiale del confronto e dell alterità, sen za ostentazione di certezze che mortificano o di splendori della verità che abbagliano (E. Bianchi, ibidem). S. Francesco si chinava, con meravigliosa tenerezza e compassione, verso chiunque fosse afflitto da qualche sofferenza fisica, e quando notava in qualcuno indigenza o necessità, nella dolce pietà del cuore, la considerava come una sofferenza di Cristo stesso... Sentiva sciogliersi il cuore alla presenza dei poveri e dei malati, e quando non poteva offrire l aiuto, offriva il suo affetto (FF 1142). Anche l antica biografia di Antonio, scritta da Atanasio, testimonia di un uo mo reso capace di autentica consolazione, di essere mi nistro della consolazione di Dio. Chi andò da lui nel dolore e non tornò nella gioia? Chi andò da lui piangendo i suoi morti e non depose subi to il lutto? Chi andò da lui nella collera e non si con vertì a sentimenti d amore? Chi, afflitto per la sua po vertà, venne a trovare Antonio e ascoltandolo e veden dolo non disprezzò la ricchezza e non trovò conforto nella sua povertà? Quale monaco scoraggiato andò da lui e non divenne più saldo?... Quando mai andò da lui qualcuno tormentato dal demonio e non ne fu li berato? E chi andò da lui tormentato dai pensieri e non trovò la pace della mente?. 7

8 PAOLO E BARNABA IL CULTO A SAN BARNABA p. Giuseppe Ronco, IMC 8 Il culto di san Barnaba, uomo virtuoso, pieno di Spirito Santo e di fede (Atti 11,26), prende origine in un passato molto antico. Ignoriamo come abbia trascorso gli ultimi anni di sua vita. Secondo lo scritto apocrifo Gli atti e il martirio di S. Barnaba a Cipro, composto nel V secolo, l apostolo sarebbe stato lapidato e bruciato dai giudei venuti dalla Siria a Salamina nel 61, gelosi delle conversioni che egli operava. Alcuni discepoli fedeli seppellirono Barnaba in una cava, sotto un albero di carrubo a Famagosta, ad ovest di Salamina, nell isola di Cipro. Posero sul suo petto il Vangelo di Matteo che l apostolo teneva sempre con sé. Gli Atti di Barnaba riferiscono ancora che, al tempo dell imperatore bizantino Zenone ( ), Barnaba sarebbe apparso nel sonno all arcivescovo Anthemios, vescovo di Salamina, indicandogli il luogo dove scavare per ritrovare l ipogeo che conteneva la sua sepoltura in un sarcofago. Aperta la tomba, oltre ai suoi resti mortali, fu trovato sul suo petto un esemplare del Vangelo di S. Matteo, scritto in ebraico di sua propria mano. Su iniziativa del Vescovo Anthemios e con il finanziamento dell imperatore di Costantinopoli Zenone, si costruì sulla tomba di Barnaba un grande Monastero, comprendente una chiesa, un convento e un edicola. Vescovo e Imperatore sancirono definitivamente l autocefalia della Chiesa cipriota, proclamando Barnaba fondatore della Chiesa greco ortodossa e santo patrono di Cipro. Il suo corpo, ancor oggi visibile, fu deposto nell abside della navata meridionale della chiesa, in un arcosolio chiuso da un coperchio forato al centro, che permetteva il contatto con le reliquie del santo. Le reliquie Gruppi sempre più numerosi di pellegrini venivano a pregare sulla tomba e a venerarne le reliquie, considerate come taumaturgiche. La dimensione liturgica del culto delle reliquie ha sempre avuto come scopo di ricordare la persona stessa del santo e di stabilire con lui una mistica comunione. Si credeva fermamente alla relazione esistente tra la venerazione delle reliquie e l intercessione del santo.

9 Infatti, La virtus, il potere miracoloso dei santi si manifesta in tutta la sua pienezza là dove riposano i loro corpi o le loro reliquie. La virtus del santo procura la salute ai viventi e la salvezza eterna ai defunti, due nozioni espresse dalla parola latina salus (JC. Picard, Dictionnaire de spiritualitè). L Icona Si incominciò anche a scrivere l icona di Barnaba. Nell Oriente bizantino, uno dei momenti più importanti del rito di canonizzazione è lo scoprimento dell icona del nuovo Santo, la cui effigie che lo rappresenta nella sua dimensione di gloria da quel momento può essere venerata (cfr Vito Teti, Le Reliquie: significato teologico e spirituale, Museo della Certosa) Nell icona (Cf Contemplando l icona di S. Barnaba Parrocchia S. Barnaba Marino) Barnaba è rappresentato in piedi, uomo del Vangelo, afferrato da Cristo, totalmente e unicamente proteso verso di Lui. Il corpo slanciato e fiero veste una tunica blu, colore iconografico simbolo della divinità. Barnaba è rivestito di Cristo, per indicare la conformità al Signore Gesù, anima e forza della sua vita. E l uomo che lo Spirito ha scelto per primo per inviarlo ad annunciare il Vangelo. L icona lo rappresenta con grandi piedi nudi. Sono i piedi resi belli dall annuncio della Parola, i piedi del messaggero della salvezza (cfr. Is 52,7). Sono piedi liberi da ogni costrizione per correre con l annuncio della salvezza, piedi che percorrono la Via che è il Cristo. Piedi che percorrono instancabili le vie degli uomini e della storia per aprirle alle vie di Dio. Barnaba è un annunciatore fiero, con il rotolo della Parola ben stretto nella sua mano, unico bagaglio del suo viaggio missionario, unico strumento di incontro con i fratelli. L altra mano è vuota e benedicente: il dono che porta è la benedizione di Dio, Cristo Gesù nel quale siamo stati benedetti con ogni benedizione spirituale (cfr. Ef 1,3). Il manto che ricopre il suo corpo è rosso fuoco, segno della potenza dello Spirito che anima la sua parola, la sua vita missionaria, il suo annuncio. 9

10 Lo sguardo aperto e fiero di Barnaba ci parla di un uomo che ha concentrato tutto di sé nella contemplazione del mistero di Cristo. Gli occhi grandi e buoni penetrano il Mistero e guardano lontano, oltre l orizzonte del visibile a cogliere l invisibile potenza dell amore di Dio, come si è rivelata in Cristo. Si tratta di occhi illuminati dalla luce della fede per una sempre più profonda conoscenza di Lui (Ef 1,17-20), pronti a scorgere nella Pasqua del Cristo il dono della vita senza fine. Con questo sguardo attento, Barnaba riconosce la presenza del Signore nelle prime comunità cristiane, e sa scorgere il bisogno reale del fratello Paolo, nel momento della più grande solitudine e incomprensione, a causa di Cristo Gesù. Memoria liturgica: 11 giugno La memoria obbligatoria di san Barnaba, iscritto nel canone romano accanto a Stefano e Mattia, fu fissata nei calendari della città di Roma alla data dell 11 giugno dal secolo XI, giorno del ritrovamento del suo corpo. Le nuove orazioni della Messa riprendono la tematica biblica che ci descrive la fisionomia e l attività di Barnaba. La colletta proclama Barnaba pieno di fede e di Spirito Santo, per convertire i popoli pagani ; l orazione sulle offerte ci fa pregare il Signore di accendere in noi la stessa fiamma di carità, che mosse san Barnaba a portare alle genti l annunzio del Vangelo ; l orazione dopo la comunione ci richiama la parusia: Signore, che nel glorioso ricordo dell apostolo Barnaba ci hai dato il pegno della vita eterna, fa che un giorno contempliamo nello splendore della liturgia celeste il mistero che abbiamo celebrato nella fede. Nella liturgia della Parola, la prima lettura è dedicata a S. Barnaba. Di lui si evidenzia il fatto che vide la grazia di Dio, si rallegrò (At 11,23), e che Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: Riservate per me Barnaba e Saulo per l opera alla quale li ho chiamati (At 13,2). Il testo evangelico ci suggerisce di focalizzare 10

11 il primato della Parola come forza di guarigione: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni» (Mt 10,7-8). L evangelizzazione è il fondamento di ogni esperienza di guarigione e di liberazione: l annuncio del vangelo è esso stesso guarigione. Il testo presenta altri versetti chiave: Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone (Mt 10,9-10). Negli inni della liturgia delle ore sono cantate le glorie di questo discepolo di Cristo, scelto da Dio (secondo At 13,2-4) per annunciare il Vangelo con Paolo. Nell ufficio delle letture, Cromazio di Aquileia esalta la predicazione dell apostolo come una teofania di Cristo: «Voi dovete brillare come fonti di luce in questo mondo, impregnati della parola di vita». Barnaba rimane il modello di una sintesi equilibrata fra le doti di onestà umana, e di un umile discernimento delle doti altrui. O Padre, che hai scelto san Barnaba, pieno di fede e di Spirito Santo, per convertire i popoli pagani, fa che sia sempre annunziato fedelmente, con la parola e con le opere, il Vangelo di Cristo, che egli testimoniò con coraggio apostolico. Per il nostro Signore Gesù Cristo 11

12 L ALLAMANO NELLE TESTIMONIANZE FINEZZE DELL ALLAMANO P. Francesco Pavese, IMC 12 L Allamano è descritto come un uomo dignitoso, laborioso, ordinato, forte, deciso, costante, ecc. Queste sono doti e virtù che lo hanno caratterizzato agli occhi di quanti lo hanno avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo. Da sole, però, queste virtù non dicono tutta la verità sull Allamano. C è da aggiungere anche che era un uomo sensibile, come abbiamo visto il mese scorso, come pure un uomo delicato, come vorrei evidenziare qui. Le sue delicatezze, che lo hanno reso caro e gradito a molti, sono pure abbondantemente testimoniate. Inizio da un particolare che esprime bene il suo abituale stato d animo, e poi riporterò qualche semplice aneddoto che nanifesti nel concreto la sua finezza. Il sorriso abituale dell Allamano. Le fotografie del Fondatore, eccetto tre, ce lo presentano piuttosto serio, ma lui non era così. Si vede che di fronte all obiettivo fotografico di quel tempo, quando l operatore manovrava a lungo sotto un drappo nero, il Fondatore non si trovava a suo agio. Abitualmente, però, era sereno e con il volto illuminato da un soffuso sorriso. Proprio questo sorriso abituale manifestava più delle parole il suo stato d animo. Era un uomo in pace con Dio, con se stesso e con gli altri. Il can. Giuseppe Giobergia, rettore del seminario di Mondovì, che fu seminarista a Torino per un anno, lo espresse molto bene: «Aveva sempre un sorriso costante che gli veniva dal cuore». Don Alessandro Cantono, sacerdote di Biella, ma allievo del Convitto, giornalista, cultore di sociologia, in due articoli pubblicati sulla rivista Il Servo di Dio G. Allarmano Tesoriere della Consolata negli anni 1974 e 1978, colse nel segno: «Il suo sorriso era bello ed aveva del celestiale»; «Il Can. Allarmano, irradiato da un sorriso, luce della sua anima candida e serena [ ], era un conoscitore d uomini, uno psicologo, un uomo che intuiva il fondo di un individuo». Il salesiano Don Antonio Cojazzi a chi gli domandava le impressioni del biennio trascorso al Convitto, rispose: «Ci parlava e ci guidava con un perenne sorriso sul volto». Chi non ricorda l episodio che sta alla base della vocazione del Fr. Benedetto Falda? Era la conclusione del primo incontro alla Consolata: «Il Canonico mi fissò col suo sguardo buono, poi mi posò una mano sulla spalla e mi disse: -Bravo! Mi pare che ci intenderemo. [ ]. Allora il Fondatore mi avvolse in uno dei suoi celestiali sorrisi».

13 Parole delicate e incisive sono state scritte da Mons. Giovanni Battista Ressia, Vescovo di Mondovì, compagno di classe e sincero amico del Fondatore, comunicando la notizia della morte alla diocesi: «Regala a me uno di questi sorrisi dolci che mi consolavano e spronavano ad essere più buono». Il Fondatore sorrideva alle persone, perché prima aveva sorriso a Gesù. Sono semplici ma vere le parole del suo domestico Cesare Scovero: «Io gli servii per tanti anni e quasi ogni giorno la Messa. [ ]. All elevazione era mia abitudine guardarlo perché gli veniva sempre un sorriso sincero come sorridesse a qualcuno». Questo aspetto è uno dei più indicativi della personalità del Fondatore. È ampiamente sviluppato nella commemorazione per il 59 anniversario della morte del Fondatore, che il P. Candido Bona tenne a Bevera e che poi pubblicò nel volume La fede e le opere, alle pp , dal titolo L incanto di un sorriso. Ricordi sparsi. Alcuni scorsero la delicatezza o finezza del Fondatore nelle sue parole, altri nei suoi gesti. Anzitutto le parole. P. Giovanni Piovano ha fatto speciale attenzione per vedere, come lui stesso rivelò, se il Fondatore «parlando, avesse usato termini o espressioni volgari». Il risultato fu «che mai udii dalla bocca del Padre alcuna espressione volgare, capace di dimostrare irriflessione nel suo parlare. Le sue parole erano sempre pesate e vagliate degne di un Padre e di un maestro del Clero, come era lui». Non solo il Fondatore era fine nel parlare, ma voleva che lo fossero anche i suoi missionari. C è una confessione di P. Giuseppe Prina: «[Il Fondatore] più volte mi riprese perché parlavo grossolanamente, specie per le parolacce: boia faus; cristianin; ecc. tanto che una volta mi disse: Tu come sei tanto cortese con quei di fuori sei grossolano con quei di casa». Gli episodi che dimostrano la finezza del Fondatore sono molti. In genere sono semplici, alcuni quasi insignificanti e pochi li hanno notati. Fatti da lui, però, assumono un notevole significato, perché sono compiuti con uno spirito speciale, in modo cosciente, e così diventano esemplari anche per noi. Uno piuttosto strano, che risale al 1920, è quello raccontato da P. Carlo Masera: «Nessuna soggezione si provava alla sua presenza pur non concedendo familiarità esagerata. Ordinariamente gli chiedevo una presa di tabacco e lui l offriva di buon grado sapendo che soffrivo qualche disturbo al capo». Si noti quel: di buon grado. Per esperienza il Fondatore sapeva l effetto di una presa di tabacco per chi, come lui, soffriva di mal di testa. Lo stesso P. C. Masera ricordò un episodio di cui lui solo fu spettatore. Si trovava alla Consolata quando il Fondatore lo invitò ad accompagnarlo in Casa Madre: «Fu provvidenziale perché in via Garibaldi mentre saliva sul tram, la vettura si mosse ch egli non era ancora sopra ed io da terra lo sostenni mentre egli stava per cadere all indietro. Dalla sa bocca non uscì una parola di rimprovero per nessuno». 13

14 P. Giovanni Piovano ricordò il fatto avvenuto a S. Ignazio d estate, del bastoncino che un vecchietto gli aveva scortecciato con arte montanara, perché quello che aveva visto al Fondatore non era degno di lui. Il Fondatore, uscendo per le passeggiate, lo usava sempre, così quel vecchietto lo vedeva ed era contento». L attenzione di padre. Verso i figli e le figlie il Fondatore aveva un attenzione veramente paterna. Si interessava anche di minimi particolari, purché essi si trovassero bene in comunità. Sr. Adelaide Marinoni narrò che l 8 settembre, festa della Natività di Maria, il Fondatore le domandò per telefono se le suore erano allegre, proponendo un suo programma: «Oggi fate così: ponete in laboratorio la statua di Maria Bambina, adornatela, e poi io oggi verrò a trovarvi». È stato di parola e la suora commentò: «Povero Padre, temeva soffrissimo la malinconia perché poche e suppliva lui a tutto». È pure segno di delicatezza quanto il Fondatore consigliò ad una giovane appena accettata. È lei stessa, divenuta Sr. Angelica Aschieri a ripetere le parole del Fondatore: «Mi disse: Ed ora vieni quando vuoi, però se vuoi scegliere il mese di maggio, la Madonna ti benedirà. Farai l entrata dopo il ritiro annuale della Comunità. Ti prenderebbe la malinconia, quando ti trovassi con le suore tutte in silenzio!. M inginocchiai e ricevetti la benedizione». La bambola e il cane. Ricordo ancora due aneddoti, successi nell ambiente delle missionarie. Il primo riguarda la loro divisa. È risaputo che l Allamano e il Camisassa, quando studiavano il vestito delle Suore, avevano fatto fare un modellino adattandolo su una bambola. Precisamente è questa bambola al centro dell episodio. Sr. Lodovica Crespi confidò con semplicità: «Essendo incaricata di far pulizia, in sala (in quel tempo si trovava in un angolo di questa una bambola dell altezza naturale di una ragazza di circa 12 anni vestita da suora come noi), togliendo la polvere dalle pareti con una grossa spazzola, questa uscì dal manico e cadde sulla testa della bambola che rotolò per terra. La raddrizzai, ma con mio rincrescimento constatai 14

15 che la testa era rotta, e non si vedeva perché aveva la cuffia e il velo. Avendo paura del Sig. Vice Rettore, fui tentata di star zitta, ma poi mi decisi di chiedere al nostro amato Padre come dovevo fare. Temevo di consegnarmi e d altra parte non volevo che dessero ad altre la colpa. Il nostro Venerato [Padre] si mise a ridere poi mi disse: Sta tranquilla, siccome è già da tempo che penso di farla ritirare, prenderò questa occasione per farla ritirare in soffitta, così nessuno non saprà più niente. Difatti alla sera non c era più e non lo disse a nessuno». Il secondo aneddoto riguarda un cagnolino di nome Spot. Il racconto è di Sr. Ferdinanda Gatti: «Durante le giornate rosse tenevamo in casa un buon cagnolino da guardia. La bestiola era affezionata a Padre e quando egli arrivava, gli correva incontro facendogli tante feste. Sovente gli si accoccolava ai piedi e non muoveva finché egli andava via. Padre si ricordava anche del cane mandando dalle suore che andavano in ufficio del periodico, il pacchettino di avanzi di cibo per la povera bestiola». Anche P. Domenico Ferrero si è interessato al cane Spot, ricordando aspetti che non avremmo sospettato: «Riferiscono le Suore che era commovente, quando il Padre aveva inviato presso di loro la talare da rammendare, il cane vi faceva attorno delle feste e scodinzolava come se fosse il Padre stesso». Ancora: «Quando alla mensa dei Superiori del Convitto ove abitava, si mangiava il pollo, ne faceva raccogliere le ossa dal suo domestico, che poi le portava al cagnolino Spot. E una volta che lo incaricava di ciò alla mia presenza, mi disse: Povere bestie! Non hanno che queste soddisfazioni, [ ]. Anche questa è una carità». Una simpatica conclusione a queste riflessioni possono essere le parole del sac. Torrero Simone, compagno di seminario e di qualche anno più giovane dell Allamano: «Era un uomo grave, esemplare in tutto, esatto nei suoi doveri, dolce e affabile. Eccelleva nella dolcezza del parlare e del tratto. [ ]. Mi ricordo che, tanti anni fa, un mio compagno, palandomi dell Allamano, mi diceva che a parlare col Can. Allamano sembrava gustare del miele». 15

16 MESSAGGI PAPALI AI CAPITOLI 1993: IX CAPITOLO GENERALE 16 All inizio dell Udienza il Superiore Generale P. Piero Trabucco, ha rivolto al Santo Padre il seguente indirizzo. Beatissimo Padre, Siamo i Capitolari dell Istituto Missioni Consolata. Oggi, 19 giugno, vigilia della festa della nostra Patrona e Titolare, la Madonna Consolata, concludiamo il IX Capitolo Generale. L incontro con Vostra Santità di-venta per noi un dono particolarmente significativo. Il passato sessennio di vita del nostro Istituto, che questo Capitolo Generale conclude, è stato marcato da due avvenimenti di grande importanza: 1. la Beatificazione di Giuseppe Allamano, nostro Fondatore, il 7 ottobre 1990, giorno in cui la Chiesa ha messo il sigillo alla sua santità e ce lo ha proposto come modello di vita e di missione 2. l Enciclica Redemptoris Missio, in cui Vostra Santità ha ribadito con forza la perenne validità della missione ad gentes e il ruolo fondamentale che gli Istituti Missionari hanno in essa. Abbiamo accolto l invito a riflettere sugli ambiti della missione e sulla spiritualità che questa richiede e lo abbiamo tradotto nel tema stesso del Capitolo: «I Missionari della Consolata verso il 2000: Quale Missione? Quale Missionario? Quale Spirito?». Grazie, Santità, per il Vostro insegnamento e la Vostra testimonianza. Il Papa si è fatto missione. La sua parola rafforza il nostro passo missionario e ci apre continuamente nuovi cammini di missione. Il suo andare continuamente ad gentes, dove maggiore è il bisogno e più urgenti l annuncio e la testimonianza. di Cristo, ci,è di sprone e incoraggiamento.

17 Siamo qui, inoltre, per chiedere a Vostra Santità la Benedizione Apostolica: 1. su tutti i Missionari della Consolata, specialmente su quelli ammalati o affaticati, affinché possano essere sempre fedeli alla loro chiamata missionaria nello spirito del Beato Allamano; 2. sui popoli e sulle comunità cristiane affidate alle nostre cure; 3. sulle decisioni della nostra Assemblea Capitolare affinché posano trasformarsi in impegno e crescita spirituale e apostolica per tutta la nostra famiglia missionaria. DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE DEI MISSIONARI DELLA CONSOLATA Sabato, 19 giugno 1993 Carissimi Missionari della Consolata! 1. Vi ricevo oggi con profonda letizia in occasione del IX Capitolo Generale del vostro Istituto. Nel porgervi il più cordiale saluto, vi ringrazio per questa visita, segno di fede e di filiale attaccamento al Vicario di Cristo. Attraverso di voi, il mio pensiero si estende a tutti i vostri Confratelli sparsi nel mondo, che intendo ringraziare per il loro ministero generoso ed intenso. Sono, inoltre, grato al neoeletto Superiore Generale, P. Pietro Trabucco, per le cortesi parole che mi ha rivolto, e formulo a lui, come pure al nuovo Consiglio Generale, vivissimi auguri per i prossimi impegni. 2. La celebrazione del Capitolo Generale costituisce sempre una occasione propizia non solo per rivedere le Costituzioni e la loro pratica applicazione nella realtà concreta, ma anche per rimeditare con aggiornata sensibilità il carisma del Fondatore. Si tratta spesso di una necessaria rilettura dell intuizione carismatica delle origini per poter proseguire fedelmente nella direzione suggerita dallo Spirito. Per non smarrire la vostra identità di Missionari della Consolata, è la personalità umile ed ardente del Beato Giuseppe Allamano che dovete incessantemente riscoprire. In mezzo alle tante sue attività apostoliche, egli coltivava in cuore un progetto grandioso: essere missionario. Aspirazione, questa, che pure molti chierici e giovani sacerdoti dell epoca gli avevano confidato. Il 24 aprile 1900, festa del missionario martire San Fedele da Sigmaringa, come racconterà in seguito ai suoi figli spirituali, scrisse una lunga lettera all Arcivescovo di Torino, il Cardinale Agostino Richelmy, suo antico compagno di Seminario, per confidargli il progetto di istituire una nuova Congregazione missionaria. Dopo ciò, celebrai la Messa egli aggiunge affinché si facesse la volontà di Dio; poi senz altro la portai alla posta e la spedii al Cardinale. La proposta fu accolta dall Arcivescovo e poco dopo fu approvata dai Vescovi piemontesi riuniti in conferenza. Bastarono pochi giorni all Allamano per raccogliere alcuni sacerdoti e laici desiderosi di consacrarsi alle missioni e l 8 maggio del 1902 partirono per il Kenia i primi quattro missionari: due sacerdoti e due fratelli. 3. Carissimi Missionari della Consolata, questa è la vostra origine. Siete nati dal cuore sacerdotale e dal fervore missionario dell umile e zelante canonico Giuseppe Allamano! A lui, pertanto, alla sua fede intrepida, alla sua ansia evangelica, al suo amore a Cristo e alle anime, dovete sempre volgere lo sguardo per rimanere fedeli alla tipica vostra spiritualità e al vostro peculiare carisma. 17

18 18 Il Beato Allamano, debole di salute e scarso di mezzi, senza mai spostarsi dalla sua Torino, fondò due Congregazioni missionarie tuttora fiorenti e presenti in ben quattro continenti. Ecco i prodigi che opera il Signore. Nel presente Capitolo generale vi siete preoccupati di far emergere queste note caratteristiche della personalità spirituale del vostro Fondatore, perché la presenza apostolica dell Istituto risulti rinnovata e sempre più rispondente alle esigenze dell epoca presente. Avete così posto in evidenza che ogni autentico rinnovamento presuppone la fedeltà: fedeltà al Vangelo, al proprio carisma, ai segni dei tempi. Restano pertanto sempre validi i moti ispiratori e gli obiettivi del vostro apostolato così come Giuseppe Allamano li aveva felicemente intuiti: una vita incentrata sull Eucaristia e una particolare devozione a Maria Santissima, un impegno totale per la formazione degli apostoli del Vangelo. Il vostro Fondatore continua ancor oggi a ripetervi: Non dimenticate mai che siete missionari e che le anime si salvano con il sacrificio. Qualcuno si figura l ideale missionario tutto poetico, dimenticando che le anime si salvano con la croce e dalla croce, come fece Gesù. E ancora: Ci vuol fuoco per essere apostoli. Essendo né caldi né freddi, cioè tiepidi, non si riuscirà mai a niente... Noi missionari siamo votati a dar la vita... Dovremmo essere contenti di morire sulla breccia. 4. Carissimi fratelli! Nell Enciclica Redemptoris missio, considerando le difficoltà oggi esistenti, scrivevo: Grandi ostacoli alla missionarietà della Chiesa sono anche le divisioni passate e presenti tra i cristiani, la scristianizzazione in Paesi cristiani, la diminuzione delle vocazioni all apostolato, le contro-testimonianze di fedeli e di comunità cristiane, che non seguono nella loro vita il modello di Cristo. Ma una delle ragioni più gravi dello scarso interesse per l impegno missionario è la mentalità indifferentista, largamente diffusa, purtroppo, anche tra cristiani, spesso radicata in visioni teologiche non corrette e improntata ad un relativismo religioso che porta a ritenere che una religione vale l altra (n. 36). Di fronte a tali ostacoli insidiosi, proseguite, carissimi, serenamente nel vostro lavoro missionario. Come il vostro Fondatore, vi dico anch io: Coraggio nel Signore e nella Consolata!. La Vergine Maria mantenga vivo nei vostri animi il desiderio di essere santi missionari, disposti ad agire solo e sempre per amore di Cristo e delle anime, in piena e docile sottomissione alla Chiesa e alle sue direttive. Invocando su di voi l abbondanza dei favori celesti, di gran cuore vi imparto la benedizione apostolica, che con affetto estendo ai vostri Confratelli e alle vostre attività missionarie.

19 ATTIVITÀ DELLA DIREZIONE GENERALE UNA PAROLA FRATERNA SUI FRATELLI IMC P. Stefano Camerlengo, IMC LETTERA DI FRATEL BONFANTI ALESSANDRO SUI FRATELLI Caro P. Stefano, In questi giorni tra una visita medica a l altra ho potuto dare uno sguardo ai Documenti di lavoro del XIII Capitolo Generale che avete mandato a tutti i confratelli. Ho notato che la parola Fratelli è quasi assente. In alcuni casi si accenna ai Laici Missionari. Vorrei dire che il Fratello è il vero Laico -perché siamo laici- Missionario -perché siamo dedicati alla missione per tutta la vita con i voti religiosi-. Ma non è questo il punto. Vorrei essere una sola particella di polvere di lievito per cercare di risvegliare la vocazione del Fratello. Molti ci vedono come mezzi preti e mezzi laici. Nemmeno va bene l immagine del Fratello come una specie di intermediario tra i fedeli e i pastori. Non siamo a metà strada fra i preti e i laici, ne a metà strada fra i pastori e i laici. Abbiamo un carisma proprio: il servizio. Proprio come ci voleva il Padre fondatore. L esempio l abbiamo da Gesù che lava i piedi e dice di fare altrettanto. Siamo sacramento del Servizio a Dio e ai fratelli.. Da questa parola servizio deriva tutto lo sviluppo del nostro lavoro, della nostra vocazione, del nostro essere nella Chiesa. Papa Francesco a Milano il 25 Marzo scorso ha detto che oggi sembra che tutto debba servirci, come se tutto fosse finalizzato all individuo: la preghiera mi serve, la comunità mi serve, la carità mi serve. Questo è un dato della nostra cultura. Voi siete il dono che lo Spirito ci fa per vedere che la strada giusta va al contrario: nella preghiera servo, nella comunità servo, con la solidarietà servo Dio e il prossimo. E che Dio vi doni la grazia di crescere in questo carisma di custodire il servizio nella Chiesa. Grazie per quello che fate. Noi Fratelli siamo anziani (io stesso ho 68 anni) e molto pochi. Il sentimento più ovvio quale è? La rassegnazione? Quando ci prende la rassegnazione, viviamo con l immaginario di un passato glorioso che, lungi dal risvegliare il carisma iniziale, ci avvolge sempre più in una pesantezza esistenziale. Tutto si fa più pesante e difficile da sollevare. L Allamano si sentì mosso dallo Spirito Santo in un momento concreto della storia ad essere presenza gioiosa del Vangelo per i fratelli; a rinnovare ed edificare la Chiesa come lievito nella massa, come sale e luce del mondo. Se si fosse adagiato nella sua malattia, noi -missionari della Consolata- non ci saremmo per portare 19

20 20 l annuncio del Vangelo a tutte le genti. Oggi la realtà ci interpella, ci invita ad essere nuovamente un po di lievito, un po di sale. Ancora Papa Francesco il 25 Marzo disse: siete poche, siete pochi, siete quelli che siete, andate nelle periferie, andate ai confini a incontrarvi col Signore, a rinnovare la missione delle origini, alla Galilea del primo incontro, tornare alla Galilea del primo incontro! E questo farà bene a tutti noi, ci farà crescere, ci farà moltitudine. Mi viene alla mente adesso la confusione che avrà avuto il nostro Padre Abramo: gli hanno fatto guardare il cielo: Conta le stelle! - ma non poteva -, così sarà la tua discendenza. E poi: Il tuo unico figlio - l unico, l altro se n era andato già, ma questo aveva la promessa fallo salire sul monte e offrimelo in sacrificio. Da quella moltitudine di stelle, a sacrificare il proprio figlio: la logica di Dio non si capisce. Soltanto, si obbedisce. E questa è la strada su cui dovete andare. Scegliete le periferie, risvegliate processi, accendete la speranza spenta e fiaccata da una società che è diventata insensibile al dolore degli altri. Nella nostra fragilità come congregazioni possiamo farci più attenti a tante fragilità che ci circondano e trasformarle in spazio di benedizione. Sarà il momento che il Signore vi dirà: Fermati, c è un capretto, lì. Non sacrificare il tuo unico figlio. Andate e portate l unzione di Cristo, andate. Non vi sto cacciando via! Soltanto dico: andate a portare la missione di Cristo, il vostro carisma. E non dimentichiamo che «quando si mette Gesù in mezzo al suo popolo, il popolo trova gioia. Sì, solo questo potrà restituirci la gioia e la speranza, solo questo ci salverà dal vivere in un atteggiamento di sopravvivenza. Per favore no alla rassegnazione. Non sopravvivere, vivere! Solo questo renderà feconda la nostra vita e manterrà vivo il nostro cuore. Mettere Gesù là dove deve stare: in mezzo al suo popolo» (Omelia nella S. Messa della Presentazione del Signore, XXI

21 G.M. della vita consacrata, 2 febbraio 2017). E questo è il nostro compito. Caro P. Stefano, un dieci minuti di riflessione sulla necessità dei Fratelli nella nostra congregazione potrebbe far bene. Non dimentichiamo che la prima spedizione per l Africa fu di due padri e di due Fratelli. Buon Lavoro che la Consolata ti aiuti e ti assista e lo Spirito Santo ti illumini. Fratel Sandro UNA PAROLA FRATERNA SUI FRATELLI DELL ISTITUTO! Carissimi fratelli, Colgo volentieri l occasione dalla letterariflessione che Fratel Alessandro Bonfanti mi ha inviato e che abbiamo pubblicato sul Sito in occasione della festa di San Giuseppe lavoratore del primo maggio, per condividere con voi alcuni pensieri sulla vocazione e la presenza dei fratelli nella nostra famiglia missionaria. Lo scopo di questa riflessione è quello che, alla vigilia del Capitolo, non ci dimentichiamo dei Fratelli e dell importanza della loro vocazione per la missione. La figura del Fratello Missionario della Consolata è presente nella mente del Padre Fondatore nella fase stessa di progettazione dell Istituto. Nel primo documento da lui elaborato per la presentazione del suo progetto alla Santa Sede egli manifesta di averlo maturato a contatto con i sacerdoti e seminaristi, ma aggiunge, come per inciso: i laici non mancheranno (Lettera a C. Mancini, 6 aprile 1891). Difatti, nella bozza di Regolamento dello stesso anno sono considerati sacerdoti e laici desiderosi di dedicarsi alle missioni, di consacrarsi all evangelizzazione degli infedeli. A questa idea l Allamano non venne mai meno nelle successive redazioni del Regolamento e delle Costituzioni. Egli esprime il suo pensiero sulla funzione dei Fratelli nell Istituto nelle sue Conferenze e la sua visione del Fratello va compresa tenendo conto del condizionamento giuridico, della situazione e del concetto di missione del suo tempo e anche del suo pensiero sull Istituto. L Istituto è una famiglia che vive e opera in unità d intenti. Questo è certamente un punto basilare dell ispirazione originaria. Infatti, quando l Allamano parla di comunione, spirito di famiglia, unità d intenti, non esprime tanto una strategia, ma della motivazione che l ha indotto a pensare alla fondazione dell Istituto quindi, a ciò che lo deve caratterizzare. Per questo, non è pensabile che egli abbia considerato i Fratelli come a una classe di seconda categoria. Egli stesso, in una conferenza, s interroga se una sola classe di membri non favorirebbe una maggiore uguaglianza. E risponde con l immagine classica e a lui cara del corpo e delle membra. L essenziale è che si faccia un corpo solo, in cui ognuno fa la sua parte. Ogni membro dev essere contento del suo stato [...]. Ognuno deve dire: Sono contento della mia posizione, aiuto anch io a formare il corpo, anche se sono solo un dito, perché il corpo senza un dito non è perfetto (Conferenze ai Missionari, IlI, 390). In una Congregazione c è questo di bello che si coopera tutti insieme a fare il bene, meritano tutti lo stesso, tanto chi scopa come chi lavora o chi studia, purché faccia quello che l obbedienza ci comanda (ivi, 564). Quindi: Guai se uno dicesse: oh, sei solo un Coadiutore! (II, 22) 21

22 22 L ideale comune a tutti è la missione. Non v è dubbio che il fine per i Sacerdoti e i Fratelli è identico: la santificazione personale e la cooperazione all evangelizzazione dei non cristiani. Identici sono lo spirito, le virtù cui formarsi, l impegno di preparazione alla missione. I Fratelli sono apostoli come gli altri loro confratelli Sacerdoti. Per l Allamano, lo sappiamo la vocazione missionaria è la più grande e il maggior titolo di gloria. Egli stesso si ritiene inferiore ai suoi missionari, anche Fratelli. Di qui il rispetto e l ammirazione con cui tratta i suoi missionari, Sacerdoti e Fratelli. Avete ricevuto la vocazione missionaria, o Sacerdote o Coadiutore [...]. Se non posso essere sacerdote, sarò coadiutore, ma sempre missionario. Anche solo un coadiutore missionario in Paradiso sarà sopra gli altri Sacerdoti [...]. E una bella grazia di Dio anche quella dei Coadiutori! (III, 509). Missionari del bene fatto senza rumore. Una nota costante nei profili dei Fratelli è proprio questa: uomini che parlano poco, ma di grande laboriosità. Nella sua regola di vita M. Cavigliasso scriveva che il Fratello: Con tutti è amico, di tutti è servo; per tutti è pronto a sacrificarsi; parla poco e opera molto. L umiltà richiesta dall Allamano ai suoi Missionari sta proprio in questo. La sua ben nota e più volte dichiarata predilezione per i Fratelli non deriva soltanto dal fatto che lavorano di più con minori soddisfazioni, ma dalla sua visione soprannaturale di fede, dalla convinzione che il Regno di Dio non si costruisce con strombazzamenti da gran cassa, ma da chi sa lavorare nel silenzio. Si richiama spesso agli esempi di santi che scelsero di proposito o avrebbero desiderato lo stato di Coadiutori, e in quello si fecero santi: il Beato Alano, S. Alfonso Rodriguez (vedovo e portinaio), S. Francesco di Sales il quale diceva che avrebbe più volentieri pulito i pavimenti che portato la responsabilità... ; mentre il Padre Lainez, teologo più insigne del Concilio di Trento ha domandato la grazia di essere trattato da Coadiutore ; S. Francesco d Assisi che non volle diventare sacerdote (cf. II, 22-23). E lo stesso S. Giuseppe la cui vita insieme con quella di Maria esalta il valore della vita quotidiana. Mette in risalto il valore della quotidianità di Maria al Tempio: studiava, lavorava, pregava; della sua visita a Elisabetta per la quale faceva la vita di tutte le donne del paese. Molti Fratelli hanno testimoniato di aver compreso questo valore amato dall Allamano e l hanno vissuto con gioia. Basti la testimonianza di Guido Grosso: Sono contento di aver aiutato a costruire altari su cui non ho mai celebrato, di aver messo assieme cattedre su cui non ho mai insegnato, di aver insaccato tanti sacchi di caffè che sono serviti ad aiutare le missioni; perché il Fratello coadiutore è chi non fa nulla che valga la pena di essere scritto, lavora e prega perché il regno di Dio venga nel mondo. E se dovessi nascere un altra volta, mi farei missionario di nuovo, e mi farei di nuovo Coadiutore, per rendere testimonianza a Cristo, nel silenzio. Questa frase dovremmo incorniciarla e metterla in tutte le nostre case, esprime in sintesi l essenza

23 della nostra identità di missionari della Consolata: umili servitori e costruttori del Regno con i più poveri e abbandonati! Oggi, sono cambiate le situazioni missionarie, e la vocazione del Fratello più che altre vocazioni soffre di questa realtà con minore coinvolgimento diretto nella realizzazione di strutture, l utilizzazione di personale locale o di laici specializzati per un lavoro temporaneo. Per il mutare di queste situazioni, anche una specializzazione a senso unico può essere insufficiente per chi si consacra alla missione. È cresciuto il servizio alla missione di laici non consacrati, e in particolare di coloro che s identificano con lo spirito del Fondatore. Ciò va incoraggiato per l allargamento dell impegno dei battezzati per la missione, ma pone anche la necessità di un approfondimento e di una presentazione appropriata del carisma del laico consacrato come Missionario della Consolata. E va pure meglio precisato in quali forme egli può prestare un vero servizio all interno dell Istituto, delle sue attività e scelte preferenziali, sempre nell ottica allamaniana dell unità di intenti, dell internazionalità e dell interculturalità e della preferenza alla prima evangelizzazione. Carissimi, tutte queste problematiche che ho cercato qui di mostrare, insieme a tante altre che toccano la vita religiosa in generale, necessitano nuovi approcci e nuove dimensioni, nuovi cammini e nuove animazioni, ma non diminuiscono il valore e il dono di una vita donata con umiltà al servizio dei più poveri. Il Padre Fondatore era convinto che i Fratelli siano indispensabili alla Missione. Questa era una sua convinzione profonda e non nata soltanto a causa delle necessità concrete. Con la Fondazione dell Istituto egli ha inteso prestare un servizio alla Missione della Chiesa e anche alle singole persone, offrendo loro la possibilità di realizzare una vocazione di totale consacrazione alla Missione. Inoltre, la presenza dei Fratelli nell Istituto, è per tutti noi un richiamo ad assumere gli atteggiamenti dello spirito del Fondatore che, i Fratelli, hanno dimostrato di assorbire meglio. Forse è mancata e, manca ancora, nella formazione dei Fratelli l attenzione a questo qualcosa di tipico pur 23

24 nell unicità dello stesso spirito dell Istituto. Ciò va oltre ed è più prezioso della sempre rilevata destinazione ad attività professionali o manuali. È auspicabile una maggiore chiarezza sull identità del Fratello e sui modi concreti di prestare il servizio missionario come laico consacrato. Una consacrazione e un servizio che lo caratterizza in modo forte e singolare. Per questo il Fratello Missionario della Consolata non si può confondere con altre forme di cooperazione laicale, com è avvenuto alcune volte nel passato e con maggior enfasi anche oggi. In questo senso, va meglio presentata e valorizzata l identità del Fratello Missionario della Consolata, come l ha pensato e voluto il Beato Giuseppe Allamano. Fratelli Carissimi, vi esorto a non lasciarvi andare allo scoraggiamento e al pessimismo, v invito a essere profeti del dono a Dio della propria vita nell umiltà e nel servizio, vi appoggio nell animazione vocazionale, affinché siate voi stessi i primi animatori della vostra vocazione e continuate a essere contenti di appartenere all Istituto. Sappiate che tutti noi, come Missionari, vi sentiamo parte fondamentale della famiglia della Consolata. Termino con una frase di San Francesco indirizzata ai suoi frati inviati in missione e che potrebbe diventare anche una illuminazione per noi tutti: «Siamo pochi e non abbiamo prestigio. Che cosa possiamo fare per consolidare le colonne della Chiesa? Contro i Saraceni non possiamo lottare perché non possediamo armi. E poi che cosa si ottiene combattendo? Non possiamo lottare contro gli eretici perché ci mancano argomenti dialettici e preparazione intellettuale. Noi possiamo offrire solo le armi dei piccoli, cioè: amore, povertà, pace. Che cosa possiamo mettere al servizio della Chiesa? Solo questo: vivere alla lettera il Vangelo del Signore». Che ciò avvenga anche per voi e per tutti noi! A te, carissimo Fratel Sandro e a tutti i 47 fratelli dell Istituto, il mio ringraziamento più sincero con l augurio che Dio ci benedica, GRAZIE! Coraggio e avanti in Domino! 24

25 SALUTO ALL'EUROPA P. Ugo Pozzoli, IMC Carissimi Confratelli del Continente Europa, Con l Assemblea Continentale Pre-Capitolare, svoltasi a Roma a cavallo tra novembre e dicembre 2016, si sono di fatto concluse le attività continentali del sessennio. In quell occasione è stata approvata l ultima e definitiva versione del Progetto Missionario Europeo, che vi è stato inviato insieme al resto dei documenti capitolari. Sarà ciò che presenteremo al Capitolo come frutto finale di un lavoro che ci ha coinvolti per tutti questi anni e che sarà la cornice entro cui impostare la nostra missione del futuro. Alla fine di marzo, ci siamo trovati ancora una volta come Consiglio Continentale per prepararci insieme al momento del Capitolo e per approfondire alcuni dettagli che riguardano la formazione dei missionari che stanno completando il loro periodo di studi nel Continente. Permettetemi allora a questo punto qualche breve considerazione: Innanzitutto, desidero dire il mio grazie ai confratelli che in questo sessennio hanno fatto parte del Consiglio Continentale, ovvero ai padri Carminati e Piovano (Italia), Fernandes e Butti (Portogallo), Ruiz e Pereyra (Spagna), più i padri Stock e Bovio (Polonia) e Tomás (Inghilterra). Quanto è stato fatto è frutto di sensibilità diverse, ma anche della disponibilità a lavorare insieme per un Progetto comune. La nostra è stata una bella esperienza di squadra, che ha reso più facile il mio lavoro di coordinamento. Per merito 25

26 26 dello sforzo di tutti si è riusciti ad appianare le divergenze più grandi e grazie alla ricchezza e diversità dei contributi ciò che avrebbe potuto rappresentare un problema si è convertito in opportunità. Approfittando di una certa facilità di trasporto, il Consiglio Continentale ha potuto riunirsi più volte ed è stato possibile organizzare attività che aiutassero a cementare i legami tra le Circoscrizioni. Grazie anche a tutti voi, soprattutto a coloro che a vario titolo hanno partecipato alla redazione del progetto: ai molti missionari che hanno discusso, opinato, offerto contributi; a coloro che hanno fatto parte delle commissioni di approfondimento e a chi, con pazienza, ha collaborato nella fase di redazione. Abbiamo cercato di evitare il rischio di cadere in una facile ideologia; sappiamo infatti bene che una continentalità teorica, impostata come modello da costruire a tavolino, non resisterebbe alla prova del tempo; a ben vedere, la stessa parola continentalità non trova molto spazio nel nostro documento. Abbiamo invece ritenuto che la scelta di lavorare insieme fosse l unico modo per affrontare, nel tempo e con efficacia, una realtà che sta cambiando velocemente e profondamente. Credo che l intenzione di fondo dietro la stesura del nostro documento possa essere riassunta semplicemente con la seguente convinzione: Cerchiamo di costruire noi un Progetto di missione insieme prima che la realtà ce lo imponga con la forza e ce lo faccia assumere in fretta e furia, con tutti i rischi del caso. L intento di fondo è quello di dare continuità ed efficacia alla missione che già si sta portando avanti, pensando a come potrebbe essere il nostro Continente fra non molti anni, abituandoci a riflettere maggiormente insieme su ciò che facciamo e su come diamo sostegno alle nostre iniziative. Oggi, alla vigilia del Capitolo, mi sento di dire che una certa consapevolezza sta crescendo in molti missionari. Conforta vedere che chi si è coinvolto in prima persona in qualche ambito del Progetto lo ha fatto con entusiasmo e capacità critica costruttiva. Come Consiglio Continentale lamentiamo il fatto di non essere stati capaci di coinvolgere di più e meglio tutti i missionari nelle attività del Consiglio stesso, ma siamo anche consapevoli del fatto che la costruzione di un Progetto si basa su un processo dinamico, in cui non si può avere tutto subito. Su questo punto si dovrà continuare a riflettere e lavorare perché in futuro, senza un sufficientemente coinvolgimento dei missionari e delle comunità, diventerà difficile implementare nelle Circoscrizioni quanto deciso a livello di Continente. Proprio a questo scopo, il Progetto prevede un tempo prudente di preparazione ai cambi strutturali che sono stati ipotizzati. Il Consiglio Continentale avrà così modo di approfondire i punti che rimangono oggi più oscuri, di digerire i suggerimenti che verranno dal Capitolo Generale, dalle comunità e dai singoli missionari e di studiare la maniera migliore di conseguire gli obiettivi che il Progetto si prefigge. La cosa importante e su questo punto la Direzione Generale ha molto insistito è che il cammino della riorganizzazione non si distacchi da quello della rivitalizzazione della persona, della comunità e della missione. Oggi la Chiesa, attraverso le parole di Papa Francesco, ci chiede di evangelizzare soprattutto con la forza dell attrazione. Di qui la necessità di riscoprire quell anelito del nostro Fondatore per

27 una missione che deve sprigionarsi dalla santità se vuole considerarsi veramente tale e se vuole essere ancora attraente per potenziali candidati alla vita religiosa per la missione ad gentes e per amici e benefattori della nostra comunità IMC. Su questo aspetto non possiamo fare altro che aiutarci l un l altro a crescere, in spirito di verità, di servizio vicendevole e attraverso la preghiera. Un caro saluto a tutti voi. Paolo e Barnaba guidano il nostro cammino verso il Capitolo, Maria Consolata, il beato Giuseppe Allamano e la beata Irene Stefani ci aiutano ad essere fedeli ed entusiasti nella vocazione missionaria in modo da trasmettere la gioia del Vangelo alla nostra cara e vecchia Europa che iniezione di Spirito Santo! La strada che ci attende non sarà facile, ma affidandoci a questa compagnia di santi nulla ci può essere precluso. Fraternamente, 27

28 CASA GENERALIZIA MAGGIO 2017 P. Renzo Marcolongo, IMC 28 L ultimo notiziario di casa generalizia terminava con la Pasqua e gli auguri a tutti per fare, essere Pasqua : due parole che sono state scritte sull altare della cappella e che ci accompagneranno fino alla Pentecoste. E tradizione che dopo Pasqua la comunità, o meglio, coloro che ne abbiano desiderio, facciano una gita turistico educativa. Un gruppo di noi ha scelto la città di Viterbo come meta e vi ha trascorso tutta la giornata. Viterbo è chiamata la città dei Papi perché in essa vennero eletti e vissero 12 papi. L episodio che attirò addirittura l attenzione mondiale su Viterbo, fu l elezione papale del , che portò Gregorio X al soglio pontificio: i cardinali che dovevano eleggere il successore di Clemente IV si riunivano inutilmente da quasi 20 mesi, quando il popolo viterbese sdegnato da tanto indugio, sotto la guida del Capitano del popolo Raniero Gatti, giunse alla drastica decisione di chiudere a chiave i cardinali nella sala dell elezione (clausi cum clave), nutrirli a pane e acqua, e scoperchiare il tetto lasciandoli esposti alle intemperie, finché non avessero eletto il nuovo Papa. Storia e leggende si mescolano sovente per rendere gli avvenimenti più interessanti. Lì nella cattedrale c è la tomba dell unico Papa Portoghese: Giovanni XXI ricordato anche da Dante nella Divina Commedia, così che i nostri compagni Portoghesi hanno potuto prendersi delle foto davanti alla sua tomba. Un altro gruppo di missionari ha invece scelto di andare a Pompei con i seminaristi di Bravetta: anche lì molte cose antiche da vedere (gli scavi di Pompei) e il Santuario per pregare. Il primo sabato di maggio abbiamo avuto l ultimo ritiro comunitario guidato dal padre indiano Frank Elias. Ha concluso la trilogia sull Eucarestia spiegandocene i dettagli. La casa si sta riempiendo velocemente di partecipanti al capitolo: Daniel Sugamo dal Messico, James Mbugua dal Brasile, Sisto Karrau dal Mozambico, Philip Njoroge dall Amazzonia, Venanzio Mwangi dalla Colombia, Peter Makau dal Venezuela e Tamene Asaro dall Etiopia seguono un corso intensivo di Italiano. Non sarà facile parlarlo correttamente, ma almeno permetterà di capirci durante il Capitolo. Non tutti hanno bisogno di imparare o rinfrescare l Italiano e per questo che dopo un paio di giorni di riposo qui in casa, se ne sono andati in giro per l Italia a trovare amici e benefattori. Tutti saranno di ritorno per sabato 20 maggio per poter iniziare il capitolo generale. I missionari studenti hanno lasciato le loro stanze libere per i capitolari e se ne sono andati chi a Bravetta e chi alla nostra comunità della Nomentana. Saranno di ritorno alla fine di

29 giugno. Hanno invece anche lasciato le stanze definitivamente i padri Oscar Clavijo e Alberto Minora che termineranno il loro sabbatico in altri luoghi per poi tornare l uno in Etiopia e l altro in Argentina. Grazie per la vostra presenza. Il consiglio generale si è radunato a intermittenza per dare gli ultimi tocchi alla preparazione del capitolo e prendere le ultime decisioni. Da parte di tutti noi residenti, un grazie per il servizio svolto da ognuno di loro nei diversi compiti svolti. Non è mai facile guidare un istituto in tempi di cambi così veloci e significativi. Che il Signore vi ricompensi. Il mese di maggio non ha avuto molti visitatori che stessero in casa, ma alcuni sono passati: il Vescovo di Bucaramanga (Colombia) mons. Ismael Rueda Sierra, i padri Zintu Gianfranco, Giorgio Marengo e José Martins, quest ultimo arrivato per lavorare nel settore amministrativo come revisore fiscale assieme al signor Marco Longoni. Tra non molto la casa sarà piena di missionari che, guidati dallo Spirito Santo e dal nostro carisma, esamineranno i sei anni passati e proietteranno l istituto verso i prossimo 6 anni. Continuiamo a pregare per il capitolo e per coloro che vi partecipano perché ci guidino con saggezza e intelligenza verso nuovi lidi. 29

30 VITA NELLE CIRCOSCRIZIONI MAURIZIO EMANUELI È SACERDOTE Maurizio Emanueli è diventato sacerdote lo scorso 22 aprile nella chiesa di Maria Speranza Nostra a Torino, nella parrocchia dove da alcuni mesi svolgeva il suo ministero diaconale. Era diventato missionario della Consolata nel 1990, operando come diacono in missione prima e poi alla casa madre a Torino. «Ho studiato a Nairobi e sono stato in missione dieci anni in Tanzania, tre anni a Gibuti e quattro in Kenya», ricorda il neo sacerdote. Richiamato in Italia, ha profuso tutto il suo impegno nell infermeria della casa madre di Torino, dove stava a contatto con i sacerdoti anziani e ammalati. In preparazione all ordinazione presbiterale, quindi, ha svolto il ministero nella parrocchia in Barriera di Milano, in particolare accompagnando le famiglie nella pastorale battesimale. Luca BELLO Italia 30 «Gesù, dopo la risurrezione, dona ai suoi discepoli lo Spirito Santo», ha sottolineato l Arcivescovo Nosiglia, commentando il Vangelo della domenica della Divina Misericordia, «perché noi sacerdoti, noi Chiesa, siamo deboli e spesso non sappiamo portare la fede; ma grazie allo Spirito di Dio superiamo le nostre debolezze e riceviamo il prezioso mandato di servire la

31 comunità, di difendere i doni che Cristo ci ha fatto, l Eucaristia e la Confessione prima di tutto». Il rito dell ordinazione si è svolto nella parrocchia dove da alcuni anni i missionari hanno la cura pastorale della comunità: la partecipazione dei fedeli, la presenza numerosa dei confratelli sacerdoti e diaconi, del parroco padre Valeriano Paitoni e del superiore dei Missionari della Consolata nella Provincia italiana padre Michelangelo Piovano, la presidenza dell Arcivescovo hanno creato quel clima di comunione che caratterizza la comunità cristiana: «la vicenda di san Tommaso», ha continuato mons. Nosiglia, «ci fa vedere che si crede solamente se si è inseriti nella comunità dei discepoli, se si è in comunione con la Chiesa». Sono due le condizioni fondamentali che un sacerdote, in particolare un missionario, deve vivere in profondità, e che il Vescovo ha ricordato a padre Maurizio: «la fede, perché il sacerdote è prima di tutto un credente e la sua fede si accresce donandola e mostrando la gioia del credere in Cristo; e poi la vita di comunità, che è la prima cosa che si crea quando si va in missione, per poter trasmettere la fede ci vuole una comunità». Una comunità presente nella celebrazione e nella festa che al termine si è svolta nel cortile dell oratorio. «Certamente in missione mi sono trovato bene» conclude padre Emanueli, pensando all avvenire, «ma per ora continuerò il ministero in questa parrocchia e poi, dopo il Capitolo generale, si vedrà che cosa il Signore ha in serbo per me; in ogni caso, la missione è in ogni luogo e anche nei nostri paesi c è grande bisogno di evangelizzazione». Italia 31

32 HANDING OVER OF SOMERSET P. Paolo Fedrigoni, IMC Canada-Messico-Stati Uniti 32 Dear brothers, before leaving for the General Chapter, I would like to send a greeting to all of you with some news. 1. This week we remember the 100 years from the apparitions of Our Lady in Fatima, Portugal. Fatima plays a primarily role in our Society. From Fatima began our presence in Portugal with Father John De Marchi who then greatly contributed to the spreading of the devotion to Our Lady of Fatima also here in the States. Many of our Portuguese missionaries studied in Fatima, just a walk away from the shrine and go back to our house there during their holidays. Fr. De Marchi was also instrumental to the growth of our Society here in the States. He was followed by other Fathers, attached to Fatima, who worked and work with great zeal in North America. Those whom I know and come to my mind are: Fr. Aventino Oliveira, Fr. Jose Costa, Fr. Jorge Amaro and Fr. Ze Martins. Around Fatima rose the mission. From Our Lady came the commitment to be apostles of her Son. Our Lady of Fatima brings a message of conversion and the request of prayer for peace. May we be all guided by Mary to be truly missionaries here in North America, and be inspired by her to renew ourselves and pray (and work) for world peace! 2. Today, May 11, our property in Somerset has been handed over to Franklin Township. The sale crowns a discernment process about this house that goes back more than fifteen years with sometimes steps forward and then backward, until the final decision was taken four years ago by the General Direction. We have downsized and continue to operate in the area; our house is just a mile south on Route 27. We have kept

33 the same mail address and telephone number. The Township intends to keep the property mostly the way it is, adding only one building for sports activities. It seems that the existing three buildings could be used by the Board of Education. While it is uncertain the use that is going to be made of the farm house ( white house ). The formal closing of the sale took place in the Municipal Council Hall, where the Mayor, Mr. Phillip Kramer signed on behalf of the Townsign. The signing was witnessed by Fr. James King ori and our lawer, Mark Stevens. After the signing, there was a short celebration, with some Champagne. The Mayer cheered at the future of the property and blessed the Lord. 3. On May 22, the XIII General Chapter will begin. Our three Delegates are preparing to attend. Fr. Bilwala will leave in few days, Fr. Daniel is already in Rome to study Italian, while myself I will leave on May 14. Please accompany with your prayer the work of the Chapter so that we may be aware of the needs of today s world and open to the lead of the Holy Spirit. After the Chapter, I will go to Ivory Coast to preach a retreat to our missionaries and then have my home-leave. I will come back in the States at the middle of September. May Our Lady, Mother of the Church, intercede for us all that we may be open and obedient to the inspiration of the Holy Spirit. To each one of you, especially those who have a particular need, go my thoughts and prayers. Canada-Messico-Stati Uniti 33

34 FIESTA POR UN NUEVO SACERDOTE MISIONERO DE LA CONSOLATA P. Julio Caldeira, IMC Colombia 34 Porque el pan de Dios es el que baja del cielo y da la vida al mundo (Jn 6,33). El municipio de El Carmen de Bolívar, en la Costa Caribe colombiano (a 114km de Cartagena de Indias) estuvo en fiesta los días 6 y 7 de mayo de 2017, pues en el Santuario de Nuestra Señora del Carmen fueron celebrados dos grandes eventos: la ordenación sacerdotal de Luis Fernando Barros Narváez, misionero de la Consolata e hijo de esta hermosa tierra, y la celebración de su primera Misa. En la mañana nublada del 6 de mayo fue celebrada la Eucaristía, donde fue ordenado sacerdote al misionero de la Consolata Luis Fernando Barros Narváez. La celebración fue presidida por Mons. Joaquín Pinzón, imc, obispo vicario apostólico de Puerto Leguízamo-Solano y concelebrada por seis misioneros de la Consolata y tres sacerdotes diocesanos. Participaron de la celebración los familiares del ordenado, fieles de la parroquia y otros misioneros de la Consolata. El día siguiente, 7 de mayo, a las nueve de la mañana, el neo-sacerdote Luis Fernando presidió su primera Misa. El padre Fernando Patiño, imc, en su homilía de las lecturas de este domingo del Buen Pastor, reflexionó acerca del ejemplo de dos pastores: Jesús y Pedro. E invitó a que continuemos orando para que el neo-sacerdote sea un verdadero pastor por donde vaya. Datos del Misionero: Padre Luis Fernando Barros Narváez nació en Es el hijo mayor de Ediltrudis Narváez y Luis Barros (fallecido). Tiene dos hermanos y dos hermanas. Fue bautizado y, posteriormente, fue confirmado en la parroquia Espíritu Santo, e hizo la primera comunión en la parroquia Ntra. Sra. Del Carmen, hoy día Santuario. Hizo los estudios primarios en la Escuela Luis Malo Alandete y el bachillerato en el Instituto Técnico Industrial Juan Federico Hollmann. Fue acompañado vocacionalmente por el padre Atilano Martínez e ingresó a la comunidad de los carmelitas, donde estudió filosofía. En 2010 ingresa a los misioneros de la Consolata, realizando un año pastoral en Manizales y La Unión (Valle). Realiza el noviciado en Buenos Aires (Argentina) y hace su primera Profesión Religiosa el 29 de diciembre de Realizó sus estudios teológicos en Bogotá del 2012 al 2015; al concluir, fue destinado al equipo misionero de Sucumbíos (Ecuador), dedicándose al acompañamiento de la pastoral indígena. Emite la Profesión Perpetua el 13 de agosto de 2016 y recibe el orden del diaconado el día siguiente, 14 de agosto, en la parroquia La Consolata (Bogotá). Hasta recibir la destinación misionera por parte de la Dirección General de los Misioneros de la Consolata el padre Luis Fernando continuará trabajando en Colombia (en la misión de Solano Caquetá).

35 DIRECCIÓN REGIONAL Echando una mirada a nuestra Comunidad Regional en los meses transcurridos de este año 2017, podemos decir que han sido muy ricos de acontecimientos, no solo por la variedad sino por la importancia e implicaciones de los mismos: Recibimos el mes de enero con dos grandes acontecimientos. Colombia La Asamblea Continental Pre- Capitular del 9 al 14. Aquí nos congregamos todos los superiores de cada una de las circunscripciones del Continente América y los que fueron elegidos como delegados al Capítulo General. Esta tuvo como finalidad preparar el documento que como Continente se llevará del XIII Capítulo General La Asamblea Regional Extraordinaria del 31 de enero al 3 de febrero también en Bogotá, motiva por las situaciones extraordinarias y trascendentales que vivimos particularmente en Colombia y en la Regional. Los meses de Febrero y Marzo y parte de Abril fueron dedicados a la visitas a las diferentes comunidades y zonas de la Región: zona Caquetá; zona Sur; Zona Binacional; zona Pacífico y las comunidades de Medellín, Bucaramanga, Manizales, la Unión- Valle, Florencia. De estas visitas se constata la importancia que tienen los superiores locales y los coordinadores zonales: creemos que es desde la base que se puede construir la comunidad y una base sólida. Podemos recordar la parábola de las dos casas: una construida sobre la roca y la otra sobre arena. Ojalá con la ayuda de los superiores y coordinadores estemos construyendo sobre la roca! El mes de abril estuvo muy ocupado por el acompañamiento que hemos hecho a las distintas comunidades cristianas. Es un tiempo que invita a salir para encontrar las comunidades que caminan con Jesús y quieren renovar su fe, sus compromisos desde la fuerza del Señor Resucitado. Y terminamos el mes de abril con los EJERCICIOS Espirituales. Ha sido un momento muy significativo para la Comunidad Regional. Mons. Luis Augusto Castro quien con mucho cariño y competencia nos acompañó estos días invitándonos con sus valiosas reflexiones a llegar hasta las NUESTRAS RAÍCES que son raíces de fe, eclesiales, carismáticas y vocacionales. Al finalizar los ejercicios se aprovechó para informar, comunicar y compartir algunos aspectos de la vida de la Comunidad Regional: Camino hacia el XIII Capítulo General; comisión 70 años (Consolación, Reconciliación y Paz); Economía, AMJV y Formación; y misión en Buenaventura. Destinaciones de los mision 35

36 UM MAIO DIFERENTE P. Eugenio Butti, IMC Portogallo 36 Se o consideramos estritamente de um ponto de vista cronológico não tem nada que o diferencie dos outros meses de Maio que vivemos ou viveremos: é o mês das rosas, o mês de Maria e o mês das mães. Mas este ano de 2017, para nós que vivemos em Portugal e que somos membros do Instituto dos Missionários da Consolata, é um Maio diferente: é neste mês de Maio de 2017 que acontece a celebração do primeiro Centenário das Aparições de Nossa Senhora na Cova da Iria e que, nesta ocasião, receberemos a visita do Papa Francisco que, como peregrino, se unirá à multidão de peregrinos que acorrem com fé à Capelinha das Aparições para agradecer, louvar e suplicar a Virgem Mãe de Deus e para presidir a solene Missa do dia 13 de Maio durante a qual será realizada a Canonização de dois dos três Pastorinhos: os Beatos Francisco e Jacinta Marto. É também o mês em que se inicia o XIII Capítulo Geral da nossa família missionária. Mês de Maio 2017: mês do 1º Centenário das Aparições Estava em Fátima, quando participei na abertura do setenário de preparação para esta data: lembro que o Reitor do Santuário, que hoje é Bispo de Coimbra, Dom Virgílio do Nascimento Antunes, ao motivar o início deste tempo de preparação o apresentava como um acontecimento ainda muito distante mas que, por ser muito importante precisava prepará-lo bem e preparar-se bem. Sete anos se passaram muito rapidamente e já estamos a viver no tempo da celebração desta importante data. Nós, Missionários da Consolata, temos diversos motivos que nos obrigam a dar importância e a viver intensamente a celebração deste Centenário, entre os quais, o facto da nossa Região portuguesa ter sido dedicada a Nossa Senhora de Fátima e também por causa da obra do nosso Padre João de Marchi, que com o seu livro Era uma Senhora mais brilhante que o sol, que já está na 26ª edição e foi traduzido em seis línguas, contribuiu em tornar conhecidos os eventos da Cova de Iria. A melhor forma de celebrarmos este Centenário das Aparições de Nossa Senhora é certamente aquela que não se contenta com uma simples recordação de eventos do passado, mas é sobretudo aquela de acolher e viver a mensagem, hoje mais atual do que nunca, que a Virgem de Fátima confiou aos três Pastorinhos, e que é em plena sintonia com o início da pregação evangélica do seu Divino Filho: Convertam-se porque o Reino de Deus chegou no meio de vós. Dar lugar ao seu Filho no nosso coração, impregnar do seu amor o mundo em que vivemos e arrastar outros a fazer o mesmo é a missão que a Virgem de Fátima continua a confiar-nos. Mês de Maio 2017: início do XXIII Capítulo Geral A realização de um Capítulo Geral é um momento importante da vida da nossa Família Missionária. 47 Membros das nossas Regiões e Delegações estrarão reunidos, como num novo Cenáculo, sob o olhar materno da Mãe Consolata e do nosso Beato Fundador, para avaliar, refletir, e olhar para o futuro da nossa família missionária. Revitalização, reorganização e continentalidade perece serem os temas que, à luz da reflexão desses últimos anos, somos chamados a aprofundar. Eu e o padre José Matias, como membros, e o padre Manuel Magalhães, como secretário externo, estaremos participando ao Capítulo representando a nossa Região de Portugal; mas todos e cada um de nós somos chamados a interessar-nos e a acompanhar com a nossa

37 oração este evento para que o Espírito de Deus ilumine os missionários capitulares e abra os nossos corações e as nossas mentes para acatar os apelos e as orientações que o Senhor, através deste importante evento, nos fará e indicará. Maio de 2017: mês cheio de tantos acontecimentos! Que seja também o mês em que a Luz do Cristo Ressuscitado, que irradiou da Mulher mais brilhante que o sol e que fascinou os três Pastorinhos, vença as trevas que continuam presentes em nós e no mundo e ilumine os nossos rostos e a vida dos irmãos e irmãs que encontramos. Portogallo 37

38 LIVRO ERA UMA SENHORA MAIS BRILHANTE QUE O SOL DE JOÃO DE MARCHI REEDITADO P. Albino Brás, IMC Portogallo Os Missionários da Consolata acabam de reeditar um dos livros mais vendidos sobre os acontecimentos de Fátima. Trata-se da obra Era uma Senhora mais brilhante que o sol, de João De Marchi, padre Missionário da Consolata italiano, escritor e cineasta, fundador dos Missionários da Consolata em Portugal. Apenas chegado a Portugal, De Marchi plantou a sua tenda em Fátima, em 1943, e depressa se interessou por tudo o que se relacionava com o fenómeno das Aparições de Nossa Senhora. De forte espiritualidade e devoção mariana, sentiu-se profundamente tocado pela mensagem deixada por Nossa Senhora aos Pastorinhos e logo entrou em contato com os familiares dos pequenos pastores. Perguntou, investigou, estudou os factos do tempo das Aparições, interrogou as suas testemunhas qualificadas, incluindo a vidente Lúcia de Jesus, com quem se encontrou pessoalmente, em maio de 1946, quando ela, já como Irmã consagrada, se deslocou a Fátima, numa visita à família e aos locais das Aparições. João De Marchi escreveu com propriedade sobre Fátima e revelou-se um grande divulgador da Mensagem deixada por Nossa Senhora aos pastorinhos, manifestando desta forma a atualidade e a importância desta Mensagem para Portugal e para o mundo. Esta é já a 26ª edição, neste caso, uma reedição, cuja novidade está na revisão e atualização do texto para o português de hoje e no facto de juntar imagens históricas que estão agora distribuídas ao longo do livro, sendo que algumas não tinham entrado na primeira edição, de 1966, como as do cónego Nunes Formigão, figura central na divulgação de Fátima. No contexto da celebração do centenário das Aparições, sai esta reedição de uma obra que ajudará o leitor dos nossos dias a avaliar 38

39 esses acontecimentos proféticos através deste documento histórico., lê-se no prefácio do livro, que já foi traduzido em oito línguas. João De Marchi, que faleceu em 2003, é também autor do livro Foi aos Pastorinhos que a Virgem Falou «A minha romagem à Fátima Padre João De Marchi». A exposição homenageia este missionário da Consolata italiano que chega a Fátima em 1943, fundando em 1944, na Cova de Iria, o primeiro Seminário de Nossa Senhora de Fátima da Consolata de Portugal. Em 1945 publica o livro Era uma Senhora mais Brilhante que o Sol, aquela que é uma das obras de referência sobre Fátima. Um trabalho de trezentas páginas que se transformaria num best-seller, traduzido em diversas línguas (italiano, inglês, espanhol, francês, alemão e holandês). Na primeira edição o autor apresenta um texto intitulado «A minha romagem à Fátima». Chega em junho de 1943 como peregrino, vindo de Lisboa a pé até Leiria onde é recebido pelo bispo da Diocese e de lá parte, já em automóvel, com o motorista do bispo para a Cova de Iria, descrevendo a cidade de Leiria da época, a breve paragem no Mosteiro da Batalha, a passagem pelo Reguengo do Fétal, a chegada ao recinto do Santuário de Fátima, a procissão de velas, a conversa com os peregrinos e doentes, as histórias e lendas da princesa moura Fátima e Gonçalo Hermingues, e finalmente a conversa com o Manuel Pedro Marto, pai de Jacinta e Francisco. O percurso expositivo segue os subcapítulos designados por De Marchi, procurando conhecer as suas descrições dos lugares, dos peregrinos, das suas pesquisas que mostram a importância do livro como fonte histórica, etnográfica e turística de Fátima, da região, bem como a importância da figura do Padre João De Marchi e dos Missionários da Consolata para a divulgação da Mensagem de Fátima para o Mundo no âmbito do Centenário das Aparições. A exposição apresenta as primeiras edições do livro Era uma Senhora mais Brilhante que o Sol, fotografias inéditas da Cova de Iria da década de 40 do século XX do arquivo da Revista Fátima Missionária, entre elas, a foto de De Marchi com a Irmã Lúcia em 1946, aquando da sua vinda a Fátima após deixar as Irmãs Doroteias para entrar no Carmelo de Coimbra, sendo-lhe pedido que corrigisse o livro, tendo efetuado ligeiras correções. Vários objetos e fotografias da Quinta do Campo (Valado de Frades - Nazaré) também se encontram expostos, local onde os Pastorinhos de Fátima estiverem algum tempo junto da família Yglésias O Neill e que De Marchi terá visitado no sentido de se inteirar da passagem dos três Pastorinhos pela aquela localidade. João De Marchi ( ) Padre italiano missionário da Consolata, chega a Portugal no dia 10 de junho de 1943 com a missão de contatar os bispos portugueses para a abertura duma casa em Portugal, onde se formariam sacerdotes e irmãos missionários destinados para a África ao abrigo do Acordo Missionário de 1940 entre a Santa Sé e a República Portuguesa. Portogallo 39

40 Portogallo De Marchi visita Dom João Evangelista Lima Vidal, Bispo de Aveiro e Encarregado das Missões, anunciando-lhe a sua missão. Dificuldades institucionais e políticas atrasam o seu desejo desenfreado para abrir o seminário. Dom Vidal diz-lhe - Meu caro padre João, o futuro da Igreja em Portugal passa por Fátima. É lá que tu deves abrir o seminário!. material de primeira mão, através de longos diálogos com a irmã Lúcia, com os pais de Jacinta e Francisco e outros familiares dos pastorinhos e testemunhas. Com autorização de Dom José Alves Correia da Silva, o jovem missionário vai morar para o Santuário de Fátima, começando de imediato os contatos tendo em vista os seus objetivos. Consegue abrir um ano depois, a 3 de outubro de 1944, o primeiro seminário da Consolata em Portugal com onze jovens seminaristas. Durante os primeiros meses passados em Fátima, entre junho e outubro de 1943, não podendo abrir de imediato o seminário, De Marchi dedicou-se com afinco ao estudo do português e a escrever romances missionários. Publicou em dezembro de 1944 o Titiri, uma história da missão ambientado no Niassa (Moçambique), onde trabalhavam os missionários da Consolata. Em 1945 preparou um outro romance, A Filha do Brâmane, ambientado na Índia e que foi publicado por capítulos na revista Stella. Atraído pela mensagem de Fátima, o Padre De Marchi dedicou-se ao seu estudo, contando pessoalmente com os familiares dos três videntes de Fátima para redigir muitas notas, recolher 40

41 CENTENÁRIO DAS APARIÇÕES: MOÇAMBIQUE-MISSIONÁRIOS DA CONSOLATA-FÁTIMA, UMA FORTE LIGAÇÃO DESDE AS ORIGENS P. Diamantino Guapo Antunes, IMC ao Vice-Superior Geral, Mons. Filipe Perlo, sugeria a ida de missionários da Consolata para Portugal, para uma melhor aprendizagem da língua e superação de alguns obstáculos burocráticos. Mozambico Em 23 de Dezembro de 1926, de visita à Casa Madre de Turim, Dom Rafael de Assunção, Prelado de Moçambique, no colóquio que teve com Mons. Filipe Perlo, manifestou a conveniência dos Missionários da Consolata de abrirem uma casa em Portugal. Passavam apenas 8 anos das aparições de Nossa Senhora em Fátima quando os primeiros Missionários da Consolata chegaram a Moçambique. Não temos registos da recepção do acontecimento das aparições e da mensagem de Fátima entre os Missionários da Consolata em Moçambique e das comunidades cristãs de que eram pastores. Sem dúvida que a mensagem de Fátima tornouse familiar entre nós sobretudo a partir de 1946, quando os missionários e missionárias da Consolata destinados a Moçambique tinham passagem obrigatória por Fátima, antes de embarcarem para o Niassa, Cabo Delgado ou Inhambane, para o estudo da língua portuguesa. O que é mais facilmente datado é o interesse dos missionários da Consolata de Moçambique por uma presença da Consolata em Portugal, a qual se concretizou em Fátima. De facto, a presença dos missionários da Consolata em Portugal, mais concretamente em Fátima, está ligada à acção evangelizadora dos mesmos em Moçambique. Já no dia 4 de Dezembro de 1925, alguns dias depois do desembarque do primeiro grupo de missionários da Consolata em Moçambique, o Padre João Chiomio, escrevendo Seria o Acordo Missionário, em de Maio de 1940, estipulado entre a Santa Sé e o Governo português, a abrir o caminho para a fixação dos missionários da Consolata em Portugal. A Santa Sé convidou o Instituto a fundar aqui uma casa apostólica de recrutamento e de formação. Tal casa deveria servir também para a permanência temporânea dos missionários destinados a Moçambique e, no futuro, ao acolhimento e formação de seminaristas moçambicanos. No dia 10 de Junho de 1943 o Padre João De Marchi chegava a Portugal para iniciar a presença dos Missionários da Consolata em Fátima. Fomos a primeira congregação religiosa a instalarse próximo do santuário desta terra que hoje é considerada altar do mundo. O Padre De Marchi, durante osprimeiros meses passados em Fátima, entre junho e outubro de 1943, não podendo abrir de imediato o seminário da Consolata, dedicou-se com afinco ao estudo do português e escreveu em dezembro de 1944 um romance missionário, o Titiri, uma história ambientada na missão de Massangulo, no norte de Moçambique, onde trabalhavam osmissionários da Consolata. Atraído pela mensagem de Fátima, o Padre De Marchi dedicou-se ao seu estudo, contando 41

42 Mozambico pessoalmente com os familiares dos três videntes de Fátima para redigir muitas notas, recolher material de primeira mão, através de longos diálogos com a irmã Lúcia, com os pais de Jacinta e Francisco e outros familiares dos pastorinhos e testemunhas. Em 1945 publica o livro Era uma Senhora mais Brilhante que o Sol, aquela que é uma das obras de referência sobre Fátima. Um trabalho de trezentas páginas que se transformaria num best-seller, traduzido em diversas línguas. O Padre De Marchi, a partir de Fátima e nos Estados Unidos, foi um grande difusor da mensagem de Fátima internacionalmente. A capela mais antiga dedicada pelos Missionários da Consolata a Nossa Senhora de Fátima foi construída nos anos 50 em Niharipa, na Missão de Santa Teresinha do Menino Jesus de Mepanhira, no Niassa. Por ocasião do Cinquentenário das Aparições de Fátima, os Missionários da Consolata fundaram duas missões em Moçambique a quem deram como padroeira Nossa Senhora de Fátima: Mecanhelas, na Diocese de Lichinga, cuja igreja é santuário mariano, e Vilankulo, na Diocese de Inhambane. No dia 5 de Novembro de 1960 a Direcção Geral do Instituto criou a Região dos Missionários da Consolata de Moçambique e confia-a à protecção de Nossa Senhora de Fátima. Inseridos e empenhados na Igreja em Moçambique e Angola, neste ano jubilar das Aparições, somos convidados a abordar o lugar de Maria e da mensagem de Fátima no nosso trabalho pastoral. Fiéis ao carisma de Fátima e à nossa espiritualidade consolatina, somos interpelados a aprofundar o significado deste acontecimento e a fazer dele lugar do encontro que há-de ser, também, lugar de epifania onde todos se reúnem num só coração e numa só alma num renovado Pentecostes. 42

43 VITA NELLE COMUNITÀ GRAN CELEBRACIÓN EN EL SANTUARIO DE FÁTIMA (MANIZALES - COLOMBIA) EL 13 DE MAYO DE 2017 Nadie habría apostado a una afluencia tan grande de feligreses devotos de toda la Ciudad de Manizales (con sus habitantes), de toda Colombia y hasta de otras Naciones, como la tuvimos este 13 de mayo tan esperado y preparado con lujo de detalles y fervor espiritual bajo el impulso del nuevo Párroco P. Jairo Calderón Benavides. Aún solo el número de afluentes a la cita Jubilar habla de por sí. Se repartieron más de Comuniones y podemos entonces calcular a unos los peregrinos. Dos Obispos han solemnizado las festividades con su presencia y fervorosa animación: Monseñor Francisco Múnera Correa, misionero de la Consolata y Vicario Apostólico de San Vicente del Caguán en el Caquetá, y el Arzobispo de Manizales Mons. Gonzalo Restrepo y Restrepo. También participó el Obispo emérito Mons. Marulanda ya Obispo de Florencia y ex Secretario de la Conferencia Episcopal. Un número grande de Sacerdotes diocesanos y religiosos acompañaron la peregrinación de sus fieles asistidos y presidieron las Eucaristías a cada hora del día. La tarde del Viernes 12 se realizó una larga procesión por la Avenida Santander, la principal de Manizales, con una afluencia creciente. La presidía Mons. Francisco Múnera. A las cinco de la mañana del 13 empezó el Rosario P. Agustin Baima, IMC de Aurora por las empinadas calles del Barrio Fátima. Eran unos 1500 que al final llenaron el interior del templo y la plazoleta. La presidencia entusiasta fue del P. Ilder Gómez, párroco de la Iglesia del Carmen y uno de los sectores más pobres de la Ciudad. Un gran número de sus feligreses habían caminado unos cuatro Km. en una mañana muy fría. Luego vinieron hora tras hora las Eucaristías muy concurridas. El Santuario que el fundador P. Gerardo Bottacín quiso bien grande, quedó muy estrecho. Al ocuparse los 750 asientos fijos y cada milímetro del espacio, por momentos cabían hasta 1400 personas. Sobre el amplio Presbiterio campea el grupo artístico en madera obra de gran valor del italiano altoatesino Mûssner de Ortisei, con la Virgen de Fátima rodeada por los tres pastorcitos y las ovejitas. Un detalle histórico llama la atención: el P. Gerardo hizo bendecir en Roma en 1967 por el Papa Pablo VI la corona que lleva puesta la imagen y en 1986, con la venida del Papa San Juan Pablo II, llevó sobre un camión todo el conjunto que presidió a la inmensa explanada en donde el Santo Papa, venido a Chinchiná para recordar las victimas del Volcán el Ruiz (1985) la declaró coronada como Nuestra Madre del Rosario, a fin de que Ella obtenga de su divino Hijo para esta hermosa Región y para este noble pueblo caldense que la honra y exalta con amor, Manizales 43

44 Manizales 44 paz, bienestar creciente, fe inquebrantable y coherente vida cristiana. Especialmente documentada y fervorosa fue la evocación que hizo Mons. Francisco Múnera del origen del Santuario, de la personalidad profundamente imbuida de espíritu mariano del P. Gerardo Bottacín, que desarrolló a toda hora el tema evangélico de las Nupcias de Caná, desde la sensibilidad materna que captó la ausencia del vino de la alegría nupcial, hasta la intercesión síntesis del papel de Ella hacia Jesús: Hagan lo que Él les diga. Y la orden de Jesús a los sirvientes llenen de agua hasta el tope (USQUE AD SUMMUM ), lema esculpido en el escudo del P. Bottacín para indicar la intensidad de todo lo que hay que hacer por María y la entrega generosa de la parte humana, que puede ser aparentemente solo humilde agua que será trasformada en nueva alegría nupcial. Con la ayuda de la pantalla gigante de televisión ubicada en el atrio del Templo los numerosísimos peregrinos que quedaron al exterior pudieron seguir la Eucaristía celebrada a las 4 de la tarde por el Arzobispo Mons. Gonzalo Restrepo que terminó con la solemne consagración a la Virgen que todos habían podido adquirir escrita en el respaldo de una linda postal con la foto del Grupo Principal de Fátima que sobresale a la Sede remodelada. Monseñor agradeció a la Virgen y pidió por la Arquidiócesis y el mundo la Paz. También resaltó el aporte de espiritualidad mariana que ha venido a la Arquidiócesis desde este Santuario con el aporte valioso de los Misioneros de la Consolata. Luego de la bendición solemne tuvo lugar un homenaje musical cantado por el famoso dueto de los Uribe homenajeando a la Virgen y a las Madres en vísperas de celebrarse el Día de la Madre. El P. Jairo Calderón párroco agradeció la participación generosa de todos empezando por el Consejo Parroquial, los Padres de la Casa San José, los distintos grupos organizados y personas

45 devotas que ofrecieron detalles importantes para que todo resultara un himno de amor a la Virgen de Fátima y facilitara un duradero propósito de Conversión, Paz y Esperanza en estos tiempos de culminación de un proceso al menos parcial de PAZ para el cual vendrá como anillo al dedo la Visita del Papa Francisco prevista para septiembre. Manizales 45

46 UN BREVISSIMO RIASSUNTO DELLA MIA VITA Fr. Carlo Zacquini, IMC Boa Vista 46 Ho avuto un mese di marzo estremamente pesante anche a causa delle vacanze/ferie che il mio segretario sta facendo. Ho deciso di fare un brevissimo riassunto della mia vita, approfittando anche delle riflessioni che la Quaresima ci ha proposto. A vent anni ho fatto la prima professione religiosa alla Certosa di Pesio. A 27 anni sono partito per Roraima. Due giorni prima dei 28 ho conosciuto il primo gruppo di Yanomami. Ai primi di gennaio del 1968 ho cominciato la mia vita tra di loro. Se in questi ultimi decenni non sono migliorato granché, certamente non è dovuto agli Yanomami. In questi ultimi anni, sono assillato dalla necessità di far conoscere a molti la loro causa, e ad aiutare almeno qualcuno di essi a prepararsi per difenderla con qualche competenza. Oggetto di questa mia attività sono giovani e vecchi, studenti e non, indigeni e non indigeni che si affacciano alla soglia della storia moderna con le qualità e i difetti del tempo attuale. I giovani missionari pure fanno parte di questa preoccupazione. La sfida che rappresenta il futuro di questi popoli (indigeni) pare sempre più ardua e complicata, ma almeno, al contrario di quanto si pensava qualche decennio fa, è possibile, e pare condivisa da sempre più persone. Nel mio piccolo, grazie anche a molti di voi e in vostro nome, porto avanti il Centro di Documentazione Indigena dei Missionari della Consolata in Amazzonia. Col vostro aiuto ho potuto far venire i carissimi Luis e Ester, coi loro figlioli, a lavorare alcuni anni con me; ho potuto contrattare il primo indigeno (makuxi); abbiamo raccolto e registrato 2490 libri; alcune altre centinaia sono in attesa di registrazione; circa 2000 riviste sono registrate; decine di migliaia di ritagli di giornali sono in relativo ordine e li stiamo scansionando; migliaia di documenti sono stati classificati e in parte registrati; centinaia di videocassette e cassette sono in parte digitalizzate e altre in attesa di esserlo; documentari, reportage, testimonianze, canti, rituali, racconti, ricerche storiche e di antropologia; alcune migliaia di fotografie, negativi, diapositive, sono state digitalizzate. Sono sicuro che, nella fretta, sto dimenticando altre cose, ma quello che é più importante é che mi fate sentire orgoglioso di avere degli amici come voi, capaci di donarsi e di donare continuamente, a costo del proprio conforto, per aiutare persone e popolazioni che sono lontane da voi, dimostrando un enorme fiducia in persone come me che con maggiore o minore competenza e efficacia tentano di cambiare in meglio un pezzetto di questo nostro mondo. Mi sento tanto debole e incapace di risolvere i grandi e gravi problemi che mi si pongono davanti quotidianamente, ma la vostra vicinanza, il vostro affetto e la vostra collaborazione effettiva continuano a darmi coraggio e a far si che pur nella mia debolezza possa continuare a lottare e a sperare di essere di aiuto, almeno a qualcuno dei

47 Boa Vista tanti che ne necessitano. Vi invito anche, questa volta, ad unirvi a me per ringraziare il Cielo che mi ha portato ormai alle soglie degli ottant anni (tra qualche settimana). Inoltre, ad ottobre ricorderò anche i sessant anni di professione. Sembra sia stato ieri, eppure sono ormai un bel mazzetto di anni come missionario della Consolata. Il 21 marzo ultimo, Luis Ventura, il nostro carissimo amico, ha anche difeso la sua tesi di dottorato in antropologia, all università di Madrid. Mentre mi felicito con lui da queste righe, vi prego di ricordarlo in modo speciale, e mi auguro che ora, libero da impegni accademici, possa trovare il modo di tornare qui tra di noi a continuare il suo bellissimo lavoro, con tutta la sua bellissima famiglia. Sono sicuro di non aver scritto tutto in modo chiaro e corretto, ma purtroppo non ho più tempo per rivedere e correggere. Mi riprometto in breve, di farlo dove necessario e completare le informazioni che so che vi stanno a cuore. Io sto bene, e spero che lo stiate tutti voi! 47

48 Lisboa CASA REGIONAL P. Manuel Magalhães, IMC O primeiro de Abril é dia das mentiras. De facto o mês foi mentiroso pois as águas mil não se fizeram ver. Ouviram-se sim, lamentos de seca e de areias no ar. Na nossa comunidade o serviço quaresmal nas paróquias não faltou: os padres Darci, Eugénio, Albino e Manuel procuraram ao longo destas semanas responder aos vários e muitos pedidos dos párocos vizinhos para confessar e celebrar: Portela, Moscavide, Beato, Barcarena O padre António também teve o seu trabalho pastoral em Mafra e Turcifal. No dia 2 chega de Roma a notícia do falecimento de uma irmã do padre Salgueiro. Ficámos preocupados por não ter conhecimento mas depois viemos a saber que afinal essa irmã vivia no Brasil. Os nossos mais sinceros pêsames ao padre Salgueiro e sua família. As mulheres Missionárias no dia 5 reuniram-se aqui em casa. E, como habitualmente, além da reunião tiveram o seu tempo de reflexão, adoração e eucaristia acompanhadas pelo padre Darci. Vamos tendo os nossos cuidados com a saúde pois a idade assim exige: medicação, consultas, exames. Até o padre Albino foi avisado pelo seu joelho a ter cuidado com o ácido úrico! No dia 10 realizouse em casa um encontro dos responsáveis pelas da Consolata de Fátima. A Doutora Sandra Neves, o Doutor Luís, o padre Matias e o padre Eugénio, coordenados pelo padre Elísio, analisaram a situação actual desses empreendimentos. Entretanto chegam o Tríduo Pascal e a Páscoa. O padre Manuel parte para Ermesinde e vai fazer as celebrações na Paróquia de Folgosa da Maia. O padre Eugénio com o irmão Albino e irmão António vão à celebração da missa crismal na Sé de Lisboa. Para a celebração da Ceia do Senhor vai-se às paróquias vizinhas, Moscavide e Portela. O padre Albino no sábado segue para Alvaiázere para celebrar a Páscoa. Aqui na comunidade celebra o padreeugénio e o padre Darci nas Irmãs Servas da S. Família na Gago Coutinho. Logo na segunda-feira de Páscoa o padre Darci parte para Fátima a fim de orientar o retiro às irmãs Servas da Sagrada Família durante toda a semana. Já no dia 23 o padre Albino encontra-se em Fátima para participar no Convívio juvenil e Comemoração dos 25 anos do JMC. O padre António celebra depois a missa de encerramento. Dia 25 de Abril é o dia da Liberdade, Feriado Nacional e o padre Elísio vai à Presidência da República representar os membros da AIC (Associação de Imprensa de Inspiração Cristã) cujos alguns órgãos de Comunicação fazem 100 ou mais anos e foram condecorados pelo Presidente da República. Quanto a aniversários celebramos no dia 6 o da nossa empregada Celeste com almoço melhorado e um bom bolo, e no dia 27 o do padre Darci com um almoço especial no qual estiveram presentes quase todos os membros 48

49 IMC da zona de Lisboa, inclusive os estudantes da comunidade do Cacém. Padre Manuel nos dias 28, em Almoster, e 30, em Alvados, celebra missa para os jovens da Equipa d África que estão em peregrinação a pé a Fátima. Ainda no dia 30 padre Eugénio e padre Darci participam de uma conferência promovida pela Cirp nas Vicentinas do Campo Grande acerca dos pastorinhos de Fátima, exposta pela irmã Ângela Coelho, postuladora da causa de canonização. Como não pode deixar de ser, crentes e não crentes estão todos com os olhos postos no dia 13 de Maio que se aproxima. Fátima, o centenário, o Papa, a Canonização são os temas que ninguém pode ignorar. Esperemos que tudo corra com a bênção dos céus. Lisboa 49

50 LA PARROCCHIA E LA SCUOLA LA CONSOLATA DI GUAYAQUIL COMMEMORANO P. FELICE PRINELLI. P. Tiziano Viscardi, IMC Guayaquil Nel 1996 P. Felice Prinelli aveva ricevuto l incarico di studiare una nuova apertura in Ecuador in vista dei 50 di presenza dell IMC in Colombia e dei 10 anni della prima missione in Ecuador che si sarebbero compiuti nel seguente I criteri per la scelta erano che fosse in un contesto di periferia urbana e potesse servire da punto di appoggio per un seguimento agli indigeni del Chimborazo che lavoravano in città. Quito, la capitale, sembrava la scelta ovvia, ma fu difficile trovare spazi; l Arcivescovo diceva di avere tutta la città pastoralmente coperta. Per questo si spostò a Guayaquil. Accompagnato dall allora Arcivescovo Mons. Larrea, visitò la zona delle nuove invasioni al nord ovest della città con un immenso settore che poteva contare allora con circa 300,000 abitanti senza una presenza ufficiale della Chiesa e che l Arcivescovo era ben contento di affidarci. Nacque così la Parrocchia Nuestra Señora de la Consolata con sede nel quartiere El Fortin ma includendone altri. La sfida era enorme sia dal punto di vista del lavoro pastorale come dalle contesto sociale. Fin da subito P. Felice pensò a una scuola tecnica per poter offrire almeno ad alcuni in quello sterminato numero di giovani la possibilità di prepararsi per un lavoro qualificato. Condividendo il progetto con altre comunità religiose, specialmente i Salesiani e i Gesuiti si vide opportuno cominciare il processo educativo con i bambini del primo anno di scuola del ciclo basico per poi crescere. Così ad aprile del 1999 erano pronte le prime aule e si iniziò a lavorare con un centinaio di bambini e 4 maestre e si ottenne il permesso di funzionamento per la prima parte del ciclo basico come Escuela Catolica La Consolata. La scuola continuò a crescere fino ad aprire nel 2007 il triennio di specializzazione in due modalità: informatica-elettronica e meccanica automotrice, a quel punto con oltre mille alunni. La scuola divenne non solo un importante centro educativo conosciuto in tutta la città tanto che spesso ne parlavano sia i giornali che la televisione, ma divenne anche il centro pastorale. Dalla Parrocchia originale se ne erano 5 di cui due rimanevano ai Missionari della Consolata. La scuola era diventata sia il centro per incontri, corsi, formazione e catechesi ma anche il luogo per le celebrazioni più importanti come la Festa Patronale della Consolata dato che permetteva riunire nel cortile un grande numero di persone. Non stupisce quindi che la popolazione del Fortìn e dintorni così come il personale e gli alunni della scuola seguissero con ansia il peggioramento delle condizioni di salute di P. Felice. Raggiunti dalla notizia della sua morte immediatamente organizzarono una celebrazione eucaristica appunto nel cortile della scuola per il giorno successivo, 5 maggio, per pregare per lui e rendergli omaggio. 50

51 Guayaquil 51

52 CRIAÇÃO DA PARÓQUIA DE NOSSA SENHORA CON- SOLATA DE FUNDA-ANGOLA Pe. Luiz Antonio de Brito, IMC Funda Os três primeiros Missionários da Consolata chegaram em Angola em 2014 e ao Instituto foi confiada a cura pastoral da Paróquia Santo Agostinho de Kapalanga, na Diocese de Viana, periferia de Luanda. Os preparativos para a fundação da nova Paróquia Em dezembro de 2016, um destes pioneiros, o padre Sylvester Ogutu, foi destinado à uma nova missão: preparar a abertura de uma nova Paróquia na Diocese de Caxito, a 60 km de Luanda. O território que, desta vez, foi confiado aos Missionários da Consolata pertencia à Paróquia Santo António de Kifangondo e é denominada Funda. Funda é uma vasta área de 135 km 2 composta por 20 comunidades cristãs. A maioria dos seus habitantes se dedica à agricultura. Cultiva-se sobretudo verduras e legumes que abastecem a capital Luanda. Há algumas empresas de médio porte que se dedicam à construção civil e uma filial da gigante mundial Coca Cola. Padre Sylvester chegou a Funda justamente a tempo de preparar e celebrar as festas de Natal e Fim de Ano e, em seguida, começou o trabalho de mobilização de catequistas e lideranças da comunidade no intuito de traçar estratégias para o bom andamento da futura Paróquia. Constituição da comunidade IMC de Funda No mês de fevereiro, outros dois Missionários da Consolata, recém ordenados, chegaram à missão da Funda: o padres Heradius Mbeyela e o padre Luiz Antonio. O trabalho pastoral de celebrações de missas nas Comunidades e formação de catequistas ganhou reforço. Após um encontro com o Bispo local, foram estabelecidos a Padroeira da nova paróquia, a data da sua Ereção Canônica e Posse do Pároco. Foi com grande alegria que os Missionários da Consolata, bem como o povo, receberam a notícia de que a nova Paróquia charmar-se-ia Paróquia Nossa Senhora Consolata. Construção do alpendre para as celebrações A partir de então começaram os trabalhos para a construção de uma mínima estrutura que servisse como sede paroquial. Faltava pouco mais de um mês para a abertura oficial da Paróquia! Os trabalhos de construção eram intensos. Estes envolviam os membros das comunidades em sistema de mutirões. Também os prepartivos litúrgicos começaram a ser executados com a criação do Coro Paroquial. 52

53 Ereccção da Paróquia de Nossa Senhora da Consolata de Funda No dia 08 de abril chegou o grande dia! Este foi precedido por 3 dias de intenso trabalho para a conclusão das obras. Com a presença do nosso Bispo Diocesano (Dom Antonio Francisco Jaca, svd), de muitos sacerdotes e religiosas, e autoridades civis, além de grande número de fiéis, a nossa Paróquia foi oficialmente aberta e o seu primeiro pároco (Pe. Sylvester Ogutu) foi empossado. Foi um dia memorável! O senhor Bispo agradeceu aos Missionários da Consolata por aceitar esta missão e se disse surpreso pelo que viu feito em tão pouco tempo (referindo-se ao alpendre contruído para ser a sede provisória da Paróquia). Ele também exortou os fiéis e catequistas a trabalharem juntos em comunhão com o pároco e os vigários. Unir forças para construir uma Paróquia forte O pároco agradeceu aos Missionários da Consolata, representado oficilamente pelo Pe. Freddy Gomes (Coordenador IMC em Angola), pela confiança nele ao enviá-lo para tamanha responsabilidade. Ele agradeceu também ao Senhor Bispo por presentear os Missionários da Consolata com a dedicacão da Paróquia à Nossa Senhora Consolata. O Senhor Bispo concluiu recordando os presentes acerca do futuro da recém criada Paróquia. Temos grandes desafios: os meios de locomoção para atender às 20 Comunidades, a construção do muro perimetral da sede paroquial e a futura construção da Casa Paroquial, da Igreja matriz, bem como de salas de Catequese e facilidades administrativas. Reiteramos o apelo feito por ele aos nossos amigos e benfeitores, de juntar forças e recursos para concluir esta obra, que, mesmo em seu início, já serve à tanta gente, mas que com sua conclusão poderá servir muito mais e melhor à tantas outras. Funda 53

54 Hsinchu VINHO NOVO EM ODRES NOVOS P. Gilberto Rodrigues da Silva, IMC Que a alegria da Ressurreição seja causa para nossa alegria e consolação. É neste clima de consolação e esperança próprio do tempo pascal que me dirijo a vocês, amigas e amigos, irmãos e irmãs na fé e na missão com a alegria de partilhar com vocês a minha chegada a Taiwan. Já faz um mês que cheguei a Taiwan, nestas terras do continente asiático que para nós ocidentais é visto como um mundo desconhecido e desafiador pela grande diferença cultural e linguística. Aqui eu me integro à primeira comunidade de missionários do Instituto da Consolata em Taiwan, formada por apenas 4 missionários até agora: Pe. Eugênio de Espanha, Pe. Mathews, e Pe. Jasper de Quênia e eu. Aqui estamos para nos juntarmos a tantos outros missionários de diferentes institutos religiosos provindos de diferentes países para colaborar com a Igreja de Taiwan, que é uma igreja pequena como um grão de mostarda, mas com a consolação do Senhor tem a esperança de crescer e alegrar o coração deste povo taiwanês com um vinho novo que é colocado em odres novos fazendo o Reino acontecer, como a semente que nasce e cresce e dá frutos. Escreverei sempre que possível para que vocês possam nos acompanhar nesta missão do Senhor. 54

55 TENER LISTA EL ALMA Y LIGERO EL EQUIPAJE Son las 7:00 am del jueves 12 de enero del año en curso y esta vez con el alma ensanchada de sentimientos y llena de recuerdos inolvidables, el sol no lo vemos salir en Colombia, es Argentina la que nos despierta un con claro saludo Che cuál es la dirección donde residirán acá en Argentina así nos reciben en el aeropuerto el personal de inmigración. Comienza una nueva etapa en la vida personal, comunitaria y formativa: el noviciado. De equipaje llegamos ligeros pero llenos de expectativas y me atrevería a decir que hasta de prejuicios. Ya han pasado casi cuatro meses desde que llegamos y son varias las cosas que han marcado este tiempo. Formamos una comunidad de cuatro novicios (Bruno de Brasil, Juan Felipe de Colombia, Jonathan de Colombia y Yoslan de Cuba) y tres padres (P. Jorge y P. Marcelo ambos de Argentina y el P. Mateo de Italia). Comunidad IMC En este período a modo personal he descubierto una comunidad viva que camina buscando seguir las enseñanzas de Jesús bajo la mirada misionera del Beato José Allamano. Con un ritmo de formación que busca crear y generar dinámicas comunitarias que lleven a descubrir la misión como herramienta de promoción humana entre los pueblos del mundo y no como instrumento colonizador de la fe. Vivimos en una comunidad marcada por los espacios de interacción con las personas tanto dentro del espacio donde se encuentra ubicado el noviciado como el sector donde hacemos pastoral. En el noviciado cada sábado y domingo sus espacios se llenan de personas que reconocen en el P. Mateo un instrumento de Dios y en torno a este reconocimiento gira toda una dinámica de personas enfermas y con limitaciones físicas que buscan de diversas maneras la sanación física y espiritual. Martin Coronado 55

56 Martin Coronado En el sector donde hacemos pastoral es todo lo opuesto a la realidad de cada fin de semana en el noviciado. Allí en el Barrio Esperanza, se encuentra una población en su mayoría paraguayos. Una comunidad joven y viva que celebra la vida y camina cada día buscando nuevos signos del Reino de Dios. Por otra parte, este tiempo en Argentina ha estado marcado por tiempos personales para releer la historia de vida personal, profundizar en las motivaciones vocacionales, la vida del fundador y el camino que hizo y hace nuestro instituto y de vez en cuando saborear un buen asado. He descubierto a un pueblo que exige nuevos desafíos para el misionero de hoy, a un pueblo que busca y necesita de un trascendente. Personas de buena voluntad y llenas de deseos de hacer y ayudar a quien decide hacer algo por el más necesitado. Descubrí a personas que van descubriendo a Dios en las cosas cotidianas y que los cuales se alejan de estructuras para acercarse más a un Dios que comparte con ellos, sus alegrías, sufrimientos y desafíos. Encontré a un pueblo que al decir del poeta nunca te invita a hacer ayuno y un mate es para varios girando en torno a este toda una dinámica de comunión y compartir. Argentina ha sido en estos meses, un tiempo de descubrir y darse, de transformar y generar, de ser y vivir, con el alma llena de experiencias humanas que hacen a los misioneros personas de equipaje ligero y sobre todo a encontrar templos con pocas personas pero los que asisten sean personas comprometidas y seguras de fe. Si tuviera que describir este tiempo con una frase, esa sería: La Alegría del encuentro 56

57 CAF: TESTIMONIO MISIONERO P. Carlo Mondini, IMC Mendoza Considerando que mi estadía en la Comunidad Apostólica Formativa (CAF) ronda alrededor de los nueve meses, puedo decir que estoy listo para dar a luz algunas notas. Después de que p. Marco fue a Buenos Aires con el cargo de Animador misionero vocacional de la Región Argentina, quedamos dos Padres y tres Seminaristas, teólogos del cuarto año. Como Ustedes saben estamos en la Parroquia Nuestra Señora de la Misericordia de Las Heras, periferia norte de Mendoza, con más de cuarenta mil habitantes en el área parroquial y seis centros de evangelización. La realidad social está caracterizada por iniciativas provechosas para la gente, pero al mismo tiempo las características negativas son la violencia, la inseguridad, y la droga. Estar en una comunidad apostólica formativa me recuerda a la stalla teologica de Alpignano (Italia) donde en se vivía como aquí, y diría todavía más intensa-mente, considerando que, además de la pastoral en la Parroquia y del estudio, los seminaristas trabajaban, asegurando el auto-sustentamiento comunitario. En la comunidad hay buena comunicación e intercambio de ideas y sugerencias para el bien común. No son los Padres que deciden lo que se debe hacer, sino todos juntos, dialogamos largo y tendido, para llegar a conclusiones concretas. Por supuesto todo circula alrededor del PROGRAMA comunitario. Otro aspecto positivo son las iniciativas locales y nacionales (misiones juveniles, pascua joven) que organizan nuestros hermanos teólogos como miembros del equipo nacional de la AMV. Desafiados por el p. Mauricio, estamos ahora pensando en un proyecto juvenil, que pueda ayudar a los jóvenes de la parroquia a abrirse a una realidad humana y religiosa más madura, en vista al futuro. En Mayo va a llegar p. Owuino del Kenya y probablemente otros seminaristas en octubre, considerando que la Comunidad Apostólica Formativa tiene un futuro bien claro de continuidad. Pedimos la oración de toda la Familia Consolata para que podamos crecer cada vez más según las enseñanzas de Jesús y del Beato Fundador. 57

58 CELEBRÁMOS A FESTA DO NOSSO PADROEIRO SÃO MARCOS P. Norberto Louro, IMC São Marcos 58 Não se espantem se vos dizemos que há três meses que há obras, à volta e dentro da nossa pequena igreja de São Marcos. Surpreendentemente e sem nos avisarem, chegaram máquinas e trabalhadores que começaram a levantar a calçada que dá acesso ao pequeno templo e a escangalhar a diminuta praça fronteiriça. Instados por nós, curiosos, lá nos disseram que iam reorganizar praça e estacionamento. Achámos bem e fomos acompanhando o ritmo lento dos trabalhos. Agora que estão concluídos, constatamos que valeu a pena. Tudo um pouco acanhado mas a Igreja ganhou com isso. E bem precisava. Quanto às obras dentro da Igreja, não pensem que a vamos alargar! Ou que pusemos de parte o sonho duma Igreja Nova. São só uns pequenos mas úteis e lindos arranjos que deviam concluirse com a pintura geral. Mas essa, por agora, fica de parte porque, a ajuda que alcançámos através da Junta de Freguesia e também dos fiéis, não chegou para tudo. Temos promessa de tintas de graça, mas isso não chega. A não ser que apareça algum benfeitor de fora. Haja quem se ofereça para não perdermos a oportunidade. Todos estes arranjos deviam ter estado prontos para a Páscoa. Mas, se os outros foram lentos, os nossos não lhes quiseram ficar atrás. Está quase. O salão da catequese e a casa funerária ganharam bastante com tudo isto, completado por um novo sistema de alarmes e sensores anti incêndio. O padre Alceu é que se desdobrou em técnico, professor e capataz para acelerar e aperfeiçoar os acabamentos. Tudo isto não nos distraiu em nada da preparação para a Páscoa que se aproximava. Tudo foi previsto e programado a tempo e horas por encontros e distribuição de tarefas. Cada qual e cada grupo assumiu, com generosidade. Incansáveis (como sempre) foram as/os catequistas que levam por diante a maior parte da preparação e execução das celebrações e tudo correu pelo melhor e bastante concorrido no Tríduo Pascal. No domingo a seguir à Páscoa, dia de Pascoela, o pároco realizou a Visita Pascal, visitando 35 famílias que se dispuseram a receber a bênção de Jesus Ressuscitado. Que Ele faça renascer a nossa comunidade paroquial. Além de presidirem alternadamente às celebrações do tríduo que o grupo coral, os acólitos e os leitores abrilhantaram com esmero e perfeição, o padre Alceu orientou um retiro para os catequistas, o padre João animou o retiro dos missionários da Zona sul e o padre Norberto o retiro dos grupos dos amigos Missionários da Consolata que reuniu cerca de quarenta pessoas. O padre

59 Alceu e o padre Norberto participaram no encontro da Vigararia, em Montelavar, (terra dos mármores ), presidido, desta vez, pelo Cardial Patriarca e pelo Bispo Auxiliar Dom Joaquim que nos comunicaram quais foram as prioridades pastorais apontadas pelo conjunto das Vigararias: : A Palavra de Deus como lugar da Fé; : A Liturgia como lugar de encontro das comunidades; 2019: as Periferias que devemos identificar e encontrar. As Vigararias e outras instâncias são convidadas a propor ações a nível local, setorial e diocesano para incluir no programa ano a ano. Foi uma boa preparação para a Quaresma e Páscoa. Além deste encontro a nível de Vigararia, fomos solicitados para colaborar nas confissões em diversas paróquias e capelanias. Nalgumas encontrámos diversos confrades nossos do Zambujal, Casa Regional e Algueirão. Em São Marcos ficámos edificados pela naturalidade, espontaneidade e alegria com que as crianças e não só, viveram este momento. Pouco depois da Páscoa, a 25 de Abril, celebrámos a festa do nosso Padroeiro SÃO MARCOS preparada com esmero com a colaboração da comunidade do núcleo de Casal Cotão. A procissão partiu de lá, deu a volta pelas ruas do centro Histórico (Aldeia) precedida pelo estandarte de São Marcos, novinho em folha, ao som de cânticos e leituras bíblicas apropriadas para meditar sobre a ressurreição do Senhor vivida pelas testemunhas e discípulos da comunidade de Jerusalém, e terminou com a celebração Eucarística na Igreja Paroquial para mostrar que a paróquia é uma comunidade de comunidades que se reúnem para partilharem o espírito de comunhão. Presidiu à Eucaristia o padre Ermanno e concelebraram os padres Bernard, Alceu, João e Norberto. Presentes também os Seminaristas teólogos. A todos muito obrigado. Tudo terminou com um almoço partilhado no salão da Catequese. São Marcos 59

60 CON ALEGRÍA Y MUCHA FUERZA PASCUAL P. Juan José Olivares, IMC La misión realizada por la animación misionera de la Consolata, en enero de este año, en la capilla de Guadalupe perteneciente a la naciente Cuasi Parroquia Santo Cura Brochero està dando sus frutos. El entusiasmo y la fuerza misionera que aportaron a la comunidad para salir del tempo y visitar familias ha sido el distintivo de la cuaresma de este año. El encuentro con personas concretas ha logrado fortalecer el lema de este año: Quien es y donde esta mi prójimo se adquieren mediante el trabajo. El trabajo condiciona también el proceso de desarrollo de las personas, porque una familia afectada por la desocupación. corre el peligro de no realizar plenamente su finalidades Juan Pablo II encíclica Laborem exercens. En fin, ahí vamos, con alegría y mucha fuerza pascual. Dos jóvenes de la capilla de María Auxiliadora participaron de esa misión de verano y su consecuencia fue la fuerza para abrir espacios para cuestionar, dentro de su naciente grupo misionero, la actividad y compromiso del grupo. Hoy, luego de una reflexión serena y fecunda, ha surgido un nuevo grupo para acompañar a los preadolescentes del lugar. Otro hecho significativo fue que el Señor Obispo en la primera fiesta patronal del santo Cura Brochero celebrada en la comunidad de María Auxiliadora se comprometió, a darnos una mano, para cambiar el techo de la capilla. Vio y constato el peligro y la urgente necesidad de hacer algo. Es una obra verdaderamente desafiante por los costos que ello implica, pero esperanzados porque obtendremos los auxilios necesarios para dicho cambio. Merlo 60 La Pascua se presenta como un desafío a vivir y celebrar de un modo especial el día del trabajador. El haber salido ha hecho ver y constatar las dificultades que muchas familias de la comunidad estàn padeciendo. Nos recordó: El trabajo es esencial en cuanto representa la condición que hace posible la fundación de una familia, cuyos medios de subsistencia

61 PRIMERA PASCUA CONSOLATA Yuto P. Antonio Gabriel, IMC Después de las celebraciones de la Semana Santa y de la Pascua es un buen momento para pensar, meditar, reflexionar y revisar lo que se ha vivido en este tiempo personalmente y en las distintas comunidades de la parro-quia San Miguel Arcángel de Yuto. Considerando que la parroquia tiene 4 grandes centros o pueblos y bastante lejos uno de otro y que desde hace años había un solo sacerdote para atenderlos, las comunidades estaban acostumbradas a organizarse por su cuenta. En el encuentro del Consejo Pastoral Parroquial se organizó este tiempo tomando en consideración dos puntos. En primer lugar, ofrecer a todos la posibilidad de prepararse a la Pascua con la confesión. A tal fin se organizaron en todas las comunidades celebraciones penitenciales. Hemos notado que la gente, seguramente por falta de sacerdotes, no está muy acostumbrada a confesarse. Y nos parece que la celebración penitencial sea un buen camino para ir redescubriendo este lindo sacramento. En segundo lugar buscamos ofrecer con el P. Antonio Merigo a cada comunidad todas las celebraciones de Semana Santa. En algunas comunidades eran años que no tenían todas las celebraciones. Muy concurrido fue el Vía Crucis. En todas las comunidades se rezó siguien-do el Vía Crucis elaborado por el Obispado a la luz de la Familia. Resultó muy lindo y apreciado por todos. Quien desea lo puede encontrar en la página del Obispado de Jujuy. Lo que hemos buscado transmitir, sea con las celebraciones que con la predicación, ha sido el mensaje pascual: Cristo resucitado es la luz del mundo, es la luz para nuestra vida. Y lo que hemos cantado con alegría en el pregón pascual: El Señor Jesús lava las culpas, devuelve la inocencia a los caídos; la alegría a los tristes, expulsa el odio, trae la concordia. Mirando a la participación de nuestros feligreses les hemos recomendado de no quedarse con el Viernes Santo. Efectivamente fueron muchos más lo que participaron de las celebraciones del Viernes Santo que los que participaron de la Vigilia. 61

62 DOM JOAQUIM MENDES PRESIDE À FESTA DO BAIRRO DO ZAMBUJAL P.e Albino Brás, IMC Zambujal 62 A comunidade do Centro Consolação e Vida CCV, do Bairro do Zambujal, Amadora, convida para a Festa do seu padroeiro, São José Operário, que irá decorrer no domingo, 7 de maio. Os festejos terão lugar na rua Mães D Água e tem inicio às 10h30 com a Procissão do padroeiro pelas ruas do Bairro. Dom Joaquim Mendes, bispo auxiliar de Lisboa, vai presidir à missa campal, pelas 11h00. Segue-se o almoço, a ser servido por volta das 12h30 e oferecido pela comunidade cristã católica do CCV. A tarde é preenchida pela animação cultural. A partir das 14h30, um número considerável de artistas e grupos do Bairro, e convidados vindos de fora, mostram os seus talentos através da música e de vários tipos de dança. Esta é uma festa que tem a marca da diversidade e da multiculturalidade, características deste bairro social que acolhe etnias de diversas proveniências e onde os Missionários e as Missionárias da Consolata desenvolvem trabalho pastoral desde O bispo auxiliar de Lisboa e responsável no Patriarcado pela Vigararia da Amadora, à qual pertence esta comunidade, desafiou os presentes a imitarem São José, em três atitudes que o caracterizam Todos os sinais apontavam para algo de especial a acontecer no Bairro do Zambujal, no concelho da Amadora. Por fora, a decoração denunciava os festejos. Na rua Mães D Água estava tudo montado - palco, tendas, mesas, cadeiras - para a missa, seguida de almoço e da tarde cultural e recreativa. Era a festa de São José Operário, padroeiro da comunidade cristã católica do Centro Consolação e Vida (CCV). Regina Gonçalves, integrante da Comunidade das Mulheres do Zambujal (COMUZA), mora neste bairro desde 1970, tem cinco filhos e não cabia em si de contente. «Levo o ano todo a contar os meses que faltam para esta festa, este é o dia mais importante para mim», confessou. «É uma festa que fazemos com amor, com alegria, de coração». E trabalho não lhe falta. Regina estava na organização do almoço, mas também no grupo de batucadeiras que iria atuar mais tarde no palco montado para o efeito. Os motivos para a celebração - apontava o

63 padre José Matias, responsável do CCV, logo na introdução à Eucaristia da festa eram mais que muitos: além da celebração do padroeiro da comunidade e o facto de estar ali um bispo, Joaquim Mendes, a presidir à festa, a liturgia da Igreja celebrava neste quarto domingo da Páscoa o Dia do Bom Pastor e o Dia Mundial de Oração pelas Vocações. Agradecia-se também pelos oito jovens e adultos da comunidade que no dia anterior tinham recebido o sacramento do Crisma na paróquia da Buraca e, nesta celebração iriam receber das mãos do bispo o respetivo certificado. Para rematar, comemorava-se o dia das mães. Numa celebração bem preparada, e com detalhes como aquele em que duas famílias foram ler a primeira e a segunda leituras, para lembrar o papel central da família na vida da Igreja e da sociedade, o coro entoou músicas em várias línguas, lembrando a diversidade das etnias presentes no bairro e a vertente missionária da pastoral ali realizada pelos missionários e missionárias da Consolata, desde 2003, quando se deu início à sua presença e missão no Zambujal. A dança dos jovens na entronização da palavra e no ofertório deram um toque especial à celebração, assim como a homenagem das crianças da catequese às mães ali presentes. As palavras que Joaquim Mendes dirigiu à assembleia na homilia da Missa ecoou no coração da comunidade. O bispo auxiliar de Lisboa e responsável no Patriarcado pela Vigararia da Amadora, à qual pertence esta comunidade, desafiou os presentes a imitarem São José, em três atitudes que o caracterizam. A primeira, é a escuta: «Quem quer o que Deus quer tem tudo quanto quer», disse, citando São Francisco de Sales. E acrescentou: «Quando nós, como São José, aceitamos confiadamente aquilo que Deus quer, nós somos felizes». A segunda - prosseguiu - é o serviço: «São José era um trabalhador, operário. Ele ensina-nos a viver a vida como um serviço». A terceira, é o silêncio: «São José ensinanos o valor do silêncio, da interioridade, de uma vida de união com Deus», concluiu. Ao terminar a celebração, o prelado confessou: «tive muito gosto em estar aqui», e aproveitou para agradecer a presença dos missionários da Consolata no Bairro do Zambujal. Era chegada a hora do almoço. A sala principal do CCV tinha-se transformado numa cozinha improvisada, com enormes panelas contendo feijoada, arroz e a famosa cachupa que faz as delícias de muitos dos que acorrem a esta festa e ainda não conheciam o prato tipicamente cabo-verdiano. A refeição era oferecida pela comunidade. «Há comida para todos!», anunciava alto e bom som o padre José Matias, no final da Eucaristia. E havia! E sobrou! O Evangelho feito comunidade em bairro de gente simples, que conhece o dom e o valor da partilha e, além disso, sabe receber bem. As batucadeiras? Sim, já falei antes delas, mas agora para acrescentar que suaram no palco com o som que saía das suas mãos em pancadas de batuque de ritmo frenético, e que ecoava pelas ruas do bairro. E com elas muitos outros talentos animaram a tarde de centenas de pessoas que ali acorreram para celebrar a vida e a fé. Zambujal 63

64 DIES NATALIS 64

65 P. FELICE PRINELLI, IMC Nato a Melegnano il 31 ottobre 1941, entrò nel nostro Seminario di Varallo Sesia nel A Vittorio Veneto completò gli studi superiori e il liceo. Dopo il noviziato alla Certosa di Pesio, emise la professione religiosa il 13 dicembre A Torino completò gli studi di filosofia e teologia e il 28 giugno 1975 fu ordinato sacerdote a Milano da Monsignor Luigi Oldani, vescovo ausiliare. Subito destinato alla Colombia, nel 1977 fu nominato parroco a Narino Guatagui, poi a Solano, Pasacaballos e Milàn. Si preparò alla missione in Ecuador con un corso di aggiornamento nel 1996 a Bogotà e nel 1997 arrivò a Guayaquil, dove rimase fino al 2014, svolgendo diverse funzioni e compiti. In quell anno ritornò in Italia per problemi di salute, risiedendo a Torino Casa Madre e svolgendo varie attività pastorali. Nel gennaio 1917, peggiorando la salute, fu destinato alla Residenza Socio Sanitaria Beato Giuseppe Allamano di Alpignano. E deceduto il giorno 4 maggio 2017 all ospedale di Rivoli. Aveva 75 anni di età, di cui 46 di Professione Religiosa e 41 di Ordinazione Sacerdotale. 65

66 Sommario Vu Cao Dam Maternity 1963 Da Casa Madre Mensile dell Istituto Missioni Consolata Redazione: Segretariato Generale per la Missione Viale delle Mura Aurelie, ROMA - Tel. 06/ C/C postale sgm@consolata.net Sommario CONSOLATE IL MIO POPOLO... 2 IL CULTO A SAN BARNABA... 8 FINEZZE DELL ALLAMANO : IX CAPITOLO GENERALE...16 UNA PAROLA FRATERNA SUI FRATELLI IMC...19 SALUTO ALL'EUROPA...25 MAGGIO MAURIZIO EMANUELI È SACERDOTE...30 HANDING OVER OF SOMERSET...32 FIESTA POR UN NUEVO SACERDOTE MISIONERO DE LA CONSOLATA...34 UM MAIO DIFERENTE...36 LIVRO ERA UMA SENHORA MAIS BRILHANTE QUE O SOL DE JOÃO DE MARCHI REEDITADO...38 CENTENÁRIO DAS APARIÇÕES: MOÇAMBIQUE-MISSIONÁRIOS DA CONSOLATA-FÁTIMA, UMA FORTE LIGAÇÃO DESDE AS ORIGENS...41 GRAN CELEBRACIÓN EN EL SANTUARIO DE FÁTIMA (MANIZALES - COLOMBIA) EL 13 DE MAYO DE UN BREVISSIMO RIASSUNTO DELLA MIA VITA...46 CASA REGIONAL...48 LA PARROCCHIA E LA SCUOLA LA CONSOLATA DI GUAYAQUIL COMMEMORANO P. FELICE PRINELLI...50 CRIAÇÃO DA PARÓQUIA DE NOSSA SENHORA CONSOLATA DE FUNDA-ANGOLA...52 VINHO NOVO EM ODRES NOVOS...54 TENER LISTA EL ALMA Y LIGERO EL EQUIPAJE...55 CAF: TESTIMONIO MISIONERO...57 CELEBRÁMOS A FESTA DO...58 NOSSO PADROEIRO SÃO MARCOS..58 CON ALEGRÍA Y MUCHA FUERZA PASCUAL...60 PRIMERA PASCUA CONSOLATA...61 DOM JOAQUIM MENDES PRESIDE À FESTA DO BAIRRO DO ZAMBUJAL...62 P. FELICE PRINELLI, IMC...65

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