PRENDIMI PER MANO, DIO MIO!

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1 da Casa Madre Anno 99 - N. 11/ Novembre Perstiterunt in Amore Fraternitatis Istituto Missioni Consolata PRENDIMI PER MANO, DIO MIO!

2 FRAMMENTI DI LUCE BEATI COLORO CHE MUOIONO NEL SIGNORE (AP 14,13) P. Giuseppe Ronco, IMC 2 La vita eterna non è un tema facile da presentare. Molti lo percepiscono come avulso dalla realtà e preferiscono relegarlo a più tardi, quando la morte si farà vicina. Si fatica, infatti, a riconoscere che la vita eterna è un evento importante che va preparato e atteso, perché inizio sorprendente di vita nuova, che collega l esperienza storica al definitivo, rendendo la felicità duratura. La vita sarebbe un assurdo se tutto si chiudesse definitivamente con la morte. Sartre, opponendosi alla visione heideggeriana dell esistenza umana intesa come un essere per la morte, gridava: E assurdo allora essere nati, è assurdo allora morire (Sartre, L essere e il nulla). Eppure, quando se ne ha il tempo, pochi pensano all esistenza della vita eterna. Questa trascuratezza di non pensare all esistenza dell al di là, in un affare in cui si tratta di loro stessi, della loro eternità, del loro tutto, mi irrita più che mi commuova; mi stupisce e mi spaventa; è un mostro per me (Pascal, Pensieri). Che giova all uomo guadagnare il mondo intero se poi perde l anima sua? (Mt 16,26). La vita eterna è una questione seria. Alessandro Manzoni rivivendo la sua conversione descrive con maestria quasi insuperabile i turbamenti dell Innominato. Proiettando in questa figura le sue angosce personali e i suoi dubbi, rivede l ordito sfilacciato e privo di senso del suo vissuto, e riflette con serietà sulla possibilità di un altra vita dopo la morte. E il tormentato esaminator di se stesso si trovò ingolfato nell esame di tutta la sua vita: indietro, d anno in anno, di sangue in sangue, di scelleratezza in scelleratezza. L orrore crebbe fino alla disperazione. S alzò in furia, afferrò la pistola, la staccò, e, al momento di finire una vita divenuta insopportabile, il suo pensiero si slanciò nel tempo. S immaginava con raccapriccio il suo cadavere sformato, immobile, buttato chi sa dove. Andava alzando e riabbassando con una forza convulsiva del pollice il cane della pistola, quando gli balenò in mente un altro pensiero: se quell altra vita di cui mi hanno parlato quand ero ragazzo, di cui parlano sempre, come se fosse cosa sicura, e se c è quest altra vita? a un tal dubbio, a un tal rischio, gli venne addosso una disperazione più nera, più grave, dalla quale non si poteva fuggire, neppure con la morte. Lasciò cader l arma, battendo i denti, tremando. Tutt a

3 un tratto, gli tornarono in mente parole che aveva sentite e risentite, poche ore prima: Dio perdona tante cose, per un opera di misericordia! (A. Manzoni, I promessi sposi, Cap. 21 passim). RIPRENDERE IN MANO L ESCATOLOGIA CRISTIANA Oggi è più che mai necessario riprendere in mano l escatologia cristiana per dare senso al nostro vissuto e interpretare correttamente ciò che accade nel tempo. Chi vuole prendere sul serio il destino finale dell uomo e cercare di individuare il cammino da programmare per prepararlo, non può fare a meno di avvalersi di questo trattato teologico. L escatologia fa comprendere come tutta la nostra vita poggi su Cristo e da lui ne prende senso, essendo lui solo la Via che rivela l infinito amore del Padre. Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti. Certa è questa parola: Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, anch egli ci rinnegherà; se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso (2 Tim 2, ). La risurrezione di Cristo, centro del cosmo e della storia, secondo l espressione di S. Giovanni Paolo II (RH 1) è l evento che dà inizio a questi tempi ultimi e interpreta la storia attuale. La vita eterna ne sarà il punto di arrivo. Nel libro dell Apocalisse il vocabolo escaton è riferito più volte a Cristo (1,8; 4,8; 21,6; 22,13) e testimonia in maniera inequivocabile che il centro e il fine dell escatologia e di tutta la Rivelazione cristiana è Lui: Io sono il Primo e l Ultimo e il Vivente: io ero morto ma ora sono vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi (Ap 1,17-18). Dire escatologia è dire che il nucleo di tutto il messaggio neotestamentario sta nel riconoscere e proclamare che Dio ha compiuto e rivelato in Cristo la sua parola ultima e definitiva, come parola di salvezza. CREDO LA VITA ETERNA Nella vittoria di Cristo sulla morte, l uomo ha ottenuto la possibilità di risorgere con lui, «primogenito di coloro che risuscitano dai morti» (Col 1,18), di ritornare all amicizia con Dio anche dopo il peccato e di vivere la propria esistenza come un dono d amore per Dio e i fratelli. Sono dunque Beati coloro che muoiono nel Signore (Ap 14,13), perché Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli (Ps 116,15). Per il cristiano, che unisce la propria morte a quella di Gesù, la morte è come un andare verso di lui ed entrare nella vita eterna (CCC 1020). Si tratta di personalizzare nella nostra morte la signoria di Gesù. Morire in Cristo è l invito ad imparare da Gesù il suo modo di essere, fino alla morte: morto per noi, diventa via per il nostro personale morire. La partecipazione alla sua pasqua si attuerà nel patire la morte e nel superarla. La morte pur restando un evento drammatico per la sofferenza e per la dissoluzione di tutti i rapporti che produce, è da vivere con speranza, ossia nella fiducia in Dio. Si esprime così il momento ultimo della fede, dove si realizza la vittoria, di 3

4 Dio e dell uomo, sull ultimo nemico. Possiamo anche dire che il giudizio sulla nostra vita che ne seguirà, sarà un giudizio per salvare, offrendo alla nostra libertà la grazia del perdono e dell amore di Dio. Alla domanda del giovane ricco a Gesù: Maestro buono, Didaskale agaqe, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna? ( Mc 10,17), la risposta di Gesù è chiara. Osserva la Torah e vivrai. Poi la sequela: vieni e seguimi. Tre altre cose sono necessarie: la fede In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna (Gv 6, 47), lo Spirito Santo chi beve dell acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna (Gv 4,14) e l Eucarestia Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell ultimo giorno (Gv 6, 54). Nel capitolo 72 della sua Regola, San Benedetto aggiunge che nel percorso verso la vita eterna in Cristo non può mancare l amore fraterno. E il grande annuncio di S. Giovanni: Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli (1 Gv 3, 14). Si deve cercare la vita beata e chiederla al Signore Dio. In che consista l essere beato è stato discusso a lungo da molti con motivazioni diverse. Nella Sacra Scrittura è stato detto tutto con poche parole e con piena verità: «Beato il popolo il cui Dio è il Signore» (Sal 143, 15). Per appartenere a questo popolo e arrivare a contemplare Dio e vivere eternamente con lui, teniamo presente questo: Il fine del precetto è la carità che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera (cfr. 1 Tm 1, 5) (S. Agostino, Lettera a Proba) La certezza della venuta del Signore impone al cristiano di vigilare e pregare ogni giorno affinché il giorno del Signore non ci sorprenda. Allora tu sarai l ultima parola, l unica che rimane e non si dimenticherà mai. Allora, quando nella morte tutto tacerà e io avrò finito d imparare e di soffrire, comincerà il grande silenzio, entro il quale risuonerai tu solo, Verbo di eternità in eternità. Allora saranno ammutolite tutte le parole umane; essere e sapere, conoscere e sperimentare saranno divenuti la stessa cosa. Conoscerò come sono conosciuto, intuirò quanto tu mi avrai già detto da sempre: te stesso. Nessuna parola umana e nessun concetto starà tra me e te; tu stesso sarai l unica parola di giubilo dell amore e della vita, che ricolma tutti gli spazi dell anima. (K. Rahner, Dimensioni politiche del cristianesimo, Città Nuova, Roma 1992). 4

5 LA PARUSIA Alla fine dei tempi, il regno di Dio giungerà alla sua pienezza. Questo misterioso rinnovamento, che trasformerà l umanità e il mondo, coinvolgendo anche il cosmo, dalla Sacra Scrittura è definito con l espressione: «nuovi cieli e una terra nuova» (2 Pt 3,13). Sarà la realizzazione definitiva del disegno di Dio, quello di «ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra» (Ef 1,10) (cfr CCC ). Dio allora sarà «tutto in tutti» (1 Cor 15,28), nella vita eterna. La comunione dei santi esprime la compiuta relazione con gli altri, una relazione perfetta che non conoscerà più i condizionamenti della estraneità, della diffidenza, dell egoismo e della violenza. Il morire in Cristo, infatti, non riguarda solo il destino singolare del soggetto, ma concerne tutta l umanità, resa capace di vivere in un mondo totalmente riconciliato. L essere con Cristo in «quel giorno» suppone l essere stati con lui durante il tempo dell attesa, avendo condiviso le scelte proposte dal suo Vangelo. La speranza escatologica non diminuisce l importanza degli impegni terreni, ma, anzi, dà nuovi motivi a sostegno della loro attuazione (GS, 21 c). «Avendo appreso i comandamenti del Signore, seguiamo questa norma di vita: diamo da mangiare agli affamati, diamo da bere agli assetati, vestiamo gli ignudi, accogliamo gli stranieri, visitiamo i malati e i prigionieri, affinché colui che viene a giudicare tutta la terra possa dirci: venite, benedetti del Padre mio, ereditate il regno preparato per voi» (Inni bizantini). Il senso ultimo della manifestazione di Cristo nella parusia è attestato da S. Paolo in 1 Cor 15,24ss: Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna, infatti, che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. La consegna del Regno al Padre è il gesto finale di Cristo e inizierà la felicità eterna. 5

6 6 In quella città vi sarà una volontà libera unica in tutti i suoi membri, inseparabile da ciascuno, libera da ogni male, ricca di ogni bene. Essa godrà ininterrottamente della soavità delle gioie eterne, dimentica delle colpe, dimentica delle pene, e tuttavia non dimentica della sua liberazione sì da essere ingrata verso il suo Liberatore... Quello sarà il sabato supremo, il sabato che non avrà sera... Là, nel riposo, vedremo che Lui è Dio, quello cioè che noi avremmo voluto essere quando siamo caduti lontani da Lui per aver dato ascolto al seduttore... Infatti senza di Lui che cosa abbiamo fatto, se non andare in rovina sotto la sua ira? Invece, da Lui rifatti e resi perfetti da una grazia più grande, riposeremo per sempre, vedendo che egli è Dio, del quale saremo pieni quando Egli sarà tutto in tutti (Agostino, De civitate Dei 22, 30. 4). Trasformàti a tua immagine, noi vedremo il tuo volto; e sarà gioia piena nei secoli dei secoli. Amen. L ORA VIENE Come conclusione vorrei offrire alcune riflessioni tratte dal Pensiero alla Morte del Beato Paolo VI, meditazioni sgorgate da un cuore mistico al tramonto della vita. «Finis venit, venit finis». La fine! Giunge la fine (Ez. 2,7). Questa ovvia considerazione sulla precarietà della vita temporale e sull avvicinarsi inevitabile e sempre più prossimo della sua fine si impone: Non è saggia la cecità davanti a tale immancabile sorte, davanti alla disastrosa rovina che porta con sé, davanti alla misteriosa metamorfosi che sta per compiersi nell essere mio, davanti a ciò che si prepara. L ora viene. Da qualche tempo ne ho il presentimento. Ecco: mi piacerebbe, terminando, d essere nella luce. Vorrei avere finalmente una nozione riassuntiva e sapiente sul mondo e sulla vita: penso che tale nozione dovrebbe esprimersi in riconoscenza: tutto era dono, tutto era grazia; e com era bello il panorama attraverso il quale si è passati; troppo bello, tanto che ci si è lasciati attrarre e incantare, mentre doveva apparire segno e invito. Ma ora, in questo tramonto rivelatore un altro pensiero, oltre quello dell ultima luce vespertina, presagio dell eterna aurora, occupa il mio spirito: ed è l ansia di profittare dell undicesima ora, la fretta di fare qualche cosa di importante prima che sia troppo tardi. Come riparare le azioni mal fatte, come ricuperare il tempo perduto, come afferrare in quest ultima possibilità di scelta «l unum necessarium?», la sola cosa necessaria? Alla gratitudine succede il pentimento. Al grido di gloria verso Dio Creatore e Padre succede il grido che invoca misericordia e perdono. Che almeno questo io sappia fare: invocare la Tua bontà, e confessare con la mia colpa la Tua infinita capacità di salvare. «Kyrie eleison; Christe

7 eleison; Kyrie eleison». Signore pietà; Cristo pietà; Signore pietà. Fare presto. Fare tutto. Fare bene. Fare lietamente: ciò che ora Tu vuoi da me, anche se supera immensamente le mie forze e se mi chiede la vita. Finalmente, a quest ultima ora. Curvo il capo ed alzo lo spirito. Umilio me stesso ed esalto Te, Dio, «la cui natura è bontà» (S. Leone). Lascia che in questa ultima veglia io renda omaggio, a Te, Dio vivo e vero, che domani sarai mio giudice, e che dia a Te la lode che più ambisci, il nome che preferisci: sei Padre. Poi io penso, qui davanti alla morte, maestra della filosofia della vita, che l avvenimento fra tutti più grande fu per me, come lo è per quanti hanno pari fortuna, l incontro con Cristo, la Vita. Tutto qui sarebbe da rimeditare con la chiarezza rivelatrice, che la lampada della morte dà a tale incontro. Meraviglia delle meraviglie, il mistero della nostra vita in Cristo. Qui la fede, qui la speranza, qui l amore cantano la nascita e celebrano le esequie dell uomo. Io credo, io spero, io amo, nel nome Tuo, o Signore. Tu scis quia amo Te», così sia, così sia. Tu lo sai che ti voglio bene. Uno stato di tensione subentra, e fissa in un atto permanente di assoluta fedeltà la mia volontà di servizio per amore: «in finem dilexit», amò fino alla fine. «Ne permittas me separari a Te». Non permettere che io mi separi da Te. Il tramonto della vita presente, che sognerebbe d essere riposato e sereno, deve essere invece uno sforzo crescente di vigilia, di dedizione, di attesa. E difficile; ma è così che la morte sigilla la meta del pellegrinaggio terreno, e fa ponte per il grande incontro con Cristo nella vita eterna. Raccolgo le ultime forze, e non recedo dal dono totale compiuto, pensando al Tuo: «consummatum est», tutto è compiuto.... Amen. Il Signore viene. Amen. (L Osservatore Romano, edizione settimanale in lingua italiana n , 9 agosto 1979). 7

8 PAOLO E BARNABA SCEGLIENDO FIOR DA FIORE 50 SANTI CARI A GIUSEPPE ALLAMANO P. Francesco Pavese, IMC 8 PAOLO DI TARSO TERRIBILE NEL SALVARE ANIME È praticamente impossibile indicare con esattezza quanto l Allamano abbia valorizzato la spiritualità di S. Paolo per sé e per educare i suoi figli e figlie alla missione. Nelle sue conversazioni, per stare ai personaggi biblici, dopo il nome di Gesù, della Madonna e di S. Giuseppe, quello di S. Paolo emerge con più evidenza rispetto a tutti gli altri. Non si tratta di fare una statistica, ma solo di percepire l incidenza dell apostolo delle genti nella spiritualità dell Allamano e, di conseguenza, in quella dei Missionari e Missionarie della Consolata. Un modo concreto per percepire tale realtà può essere quello di evidenziare alcuni ambiti dell identità di S. Paolo e constatare come l Allamano li abbia incarnati in se stesso e li abbia valorizzati nella sua azione educativa. Carattere ardente. È questo aspetto della personalità di Paolo che colpì fortemente l Allamano. Ecco due modi molto efficaci, ma anche curiosi, con cui descriveva il carattere ardente e la passione interiore che spingeva Paolo ad agire: «Aveva tanto ardore per la legge che quando s uccideva S. Stefano, siccome avrebbe solo potuto tirar pietre con due mani, ed era ancora giovane, governò le vesti e così tirò pietre colle mani di tutti». «Prima era terribile a perseguitare, poi terribile a salvare anime». L ardore apostolico di Paolo, per l Allamano, è collegato sì al suo carattere, ma anche e si potrebbe dire soprattutto al suo rapporto di dedizione totale a Gesù, senza compromessi, che emerge fin dall evento fondamentale, la chiamata sulla via di Damasco. Sulla via di Damasco. Tra le descrizioni fatte dall Allamano dello straordinario incontro tra Gesù e Paolo durante il viaggio verso Damasco, merita di essere esaminata quella del 29 giugno 1913, perché esprime in modo efficace il suo pensiero circa la ricchezza interiore di Paolo: «Vedete lo zelo, era zelo cattivo, ma lo feci per ignoranza..., credeva di fare del bene. E quando S. Stefano fu ucciso, i Cristiani sono scappati, ed egli si fece dare lettere commendatizie per Damasco. [ ]. Ma ha fatto i conti senza l oste. Ma era un carattere ardente, focoso, e giunto nella via un lampo dal cielo lo gettò a terra, ed il Signore gli dice: Saolo, Saolo... perché mi

9 perseguiti? - Chi sei o Signore? - Io sono quel Gesù che tu perseguiti. Allora egli rispose quelle belle parole: Signore, che cosa vuoi che faccia? - Sì, o Signore, mi metto [nelle tue mani] addirittura tutto intero! Ma il Signore non glielo ha voluto dire: Va là in Damasco e ti sarà detto». Dopo avere descritto la titubanza di Anania, l Allamano continuò riportando la previsione di Gesù riguardo il futuro di Paolo: «Questo è per me un vaso di elezione, che porterà il mio Nome alle Genti. Perché aveva energia il Signore ha detto: Mi servo di questa energia, di questa buona volontà. E allora S. Paolo assicurò: Non presi consiglio dalla carne né dal sangue - [oggi è tradotto: senza consultare nessun uomo ], non andò a salutare i parenti!... Non presi consiglio, ma mi son dato tutto con grande ardore!». Si è preparato alla missione. La preparazione alla missione dei suoi giovani era la priorità dell Allamano: la qualità prima del numero! Precisamente su questo aspetto il comportamento di Paolo veniva a proposito. Fin dall inizio l Allamano lo segnalò come modello di preparazione alla missione. Ecco che cosa diceva ai primi quattro durante gli esercizi spirituali nell aprile del 1902, nella meditazione sulla vita apostolica : «Desiderio quindi delle missioni, ma insieme timore di non essere idonei, e costanza nell esercizio delle virtù e nello studio... S. Paolo ch ebbe la vocazione all apostolato così certa e miracolosa porterai il mio nome alle genti, sebbene avesse già fatti ottimi studi, prima di accingersi a salvare gli altri si ritirò per due anni nell Arabia e solo dopo...». I puntini indicano che il discorso successivo era evidente per gli ascoltatori: solo dopo essersi preparato, Paolo iniziò l attività apostolica! È evidente che l Allamano ammirò la saggezza di Paolo di non iniziare subito a operare. Sembra quasi che volesse insinuare che è proprio questo lungo tempo di preparazione, trascorso nella meditazione e nella preghiera, che spiega la successiva sapienza dimostrata da Paolo. Prima di parlare di Gesù, Paolo si impegnò a conoscerlo in profondità. Le virtù apostoliche. S. Paolo è maestro e modello di ogni missionario. Questa era la convinzione dell Allamano. Affermava infatti che «S. Paolo è il vero tipo dell apostolo»; o, più specificamente: «il vero tipo del missionario». Il 29 giugno 1916, l Allamano tenne la sua conversazione quasi tutta su S. Paolo, introducendosi così: «Quali virtù principali dobbiamo ammirare in S. Paolo? Eh... tutte. Ma vediamo specialmente quelle che devono formare un apostolo. E queste virtù sono tre: primo: un vivissimo amore a Nostro Signore Gesù Cristo; poi uno zelo ardente per la salute delle anime; e quindi una grande umiltà. Se non avesse avuto umiltà avrebbe lavorato invano». E alle missionarie identico discorso: «S. Paolo aveva tre virtù principali: 1 amore sviscerato verso Nostro Signore; 2 zelo ardente per la salute delle anime; 3 umiltà. Ah, con solo i due zelo e amore senza umiltà, non si fa niente». Poi si soffermò ad illustrare una per una le tre virtù. Prima virtù apostolica: Amore ardente per 9

10 Gesù. Oltre alla prontezza e totalità nel rispondere alla vocazione, c è un altro aspetto che interessava all Allamano nel rapporto di Paolo con Gesù. Ecco le sue parole: «L amore ardente che aveva al Signore! Nelle sue lettere nomina Gesù almeno 300 volte!». Anche alle missionarie fece un discorso analogo: «S. Paolo [diceva] che l Eterno Padre ha dato un nome al suo Divin Figlio al quale terra, Cielo, abisso s inchinano e che ogni lingua deve proclamare il bel nome di Gesù». È curioso notare che l Allamano citò altre volte questa abitudine di Paolo di nominare Gesù nelle sue lettere; solo che il numero riportato non era sempre lo stesso. In qualche caso si accontentava di dire: «Ad ogni momento [S. Paolo] nominava Gesù nelle sue lettere». Oppure: «Tutti i momenti nelle epistole nominava Nostro Signore. Lo nominava con gusto, si vedeva che per lui era tutto Diceva: Non sono mica io che vivo, io sono un fantasma, è Gesù che vive in me». In certi casi, forse preso dall entusiasmo, l Allamano indicava numeri differenti. Per esempio: «Vi è noto l affetto di S. Paolo per Gesù: nelle sue lettere lo nomina più di 500 volte, tanto ne gode». Oppure: «E S. Paolo? [ ]. Egli, come vi ho detto già altre volte, solo nelle sue lettere nomina Nostro Signore espressamente 243 volte. [ ]. Perciò anche qui S. Paolo è un grande amante di Nostro Signore e diceva: La carità di Cristo ci spinge ; per nessun altro motivo egli lavorava tanto, e mi sono fatto tutto a tutti». All Allamano interessava far notare l amore di Paolo per Gesù, come emerge dalla sue lettere, più che il numero esatto delle volte in cui lo nominava. Illustra bene questa sua convinzione la frase riportata sopra: «Lo nominava con gusto!». L Allamano descrisse l amore ardente di Paolo per Gesù con diverse altre espressioni. La più significativa è quella detta ai ragazzi quando assegnò S. Paolo come patrono del seminario minore: «Carattere di questo apostolo fu l amore sviscerato per Nostro Signore Gesù Cristo, per cui ogni cosa teneva come fango pur di essere di Gesù Cristo e di salvargli delle anime». Seconda virtù apostolica: Zelo ardente per le anime. Questa virtù di Paolo era spiegata e proposta con entusiasmo: «E poi riguardo allo zelo: basta leggere per sentire tutto l amore che aveva per la conversione degli ebrei. Vorrei essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli! (Rm 9,3). Lo zelo che aveva per loro, lo spingeva a dare non solo la vita, ma a dare anche tutte le consolazioni di Nostro Signore per loro, per i suoi fratelli. E poi: La carità di Nostro Signore ci spinge. È l amore che non mi dà tregua: proprio l amore di Nostro Signore lo spingeva a farsi tutto a tutti, convinto di essere debitore a tutte le genti. E perciò desiderava sempre di spargere la fede altrove. E così scriveva ai Romani: Anche a voi sono debitore. Ed era zelantissimo di poter convertire proprio tutto il mondo! Questo è il suo grande amore per le anime». Un temine che ricorreva spesso sulla bocca dell Allamano per indicare l entusiasmo con cui uno deve impegnarsi nel servizio missionario era ardore. A volte lo usò al posto di zelo anche in riferimento a S. Paolo: «E per le anime? Oh, S. Paolo per le anime voleva persino essere anatema per convertirle. Il Signore gli aveva messo un grande ardore di carità. carità di Cristo lo spingeva; voleva andare dappertutto». Terza virtù apostolica: Grande umiltà. L umiltà 10

11 per l Allamano era il clima in cui S. Paolo si muoveva nei confronti del Signore e della Chiesa. Si domandava: «Come va che S. Paolo dice Io sono il primo tra i peccatori? Sarebbe già molto se avesse detto ero, perché persecutore, ecc., sebbene scusato dall ignoranza; ma dice sono, sono ora il primo dei peccatori? Eppure non è una menzogna, e S. Paolo dice la verità. La spiegazione cerchiamola nell umiltà del santo apostolo». Altra volta spiegò l umiltà di S. Paolo con queste parole: «Ma tutto questo [cioè: amore e zelo] dipende dall umiltà. Si diceva indegno di essere chiamato apostolo per aver perseguitato la Chiesa. E se qualche volta era costretto a chiamarsi apostolo lo faceva soltanto per puro zelo, quando dovette lottare molto. E poi nonostante tutte le cose straordinarie che operava in lui il Signore, diceva: sono un nulla! L umiltà è quella che fa fare tutto bene, per amor di Dio, amore sviscerato verso Nostro Signore, e per amore delle anime. Era umilissimo in mezzo alla gloria: una volta sono stato lapidato, poi in mare, poi nei pericoli, poi [le opposizioni] da parte dei falsi fratelli, e le rivelazioni, ecc... E lui guidato dallo Spirito di Dio tirava dritto, e non badava ai giudizi umani. [ ]. E sapete che cosa vuol dire? Anche dopo essere stato calunniato, anche dopo tante fatiche, diventò un così grande apostolo, perché era umile e non si gloriava di sé». Parlando alle missionarie ritornò allo stesso tema dicendo: «[S. Paolo] tutto voleva fare, ma si teneva sempre in umiltà; si sottoscriveva Paolo schiavo di Nostro Signore Gesù Cristo; si chiamava il minimo degli Apostoli. [ ]. L umiltà è quella virtù che custodisce tutte le altre. Il Signore se vede un anima umile se ne compiace e versa le sue grazie su di lei». Modello di tutte le virtù. Non furono proposte all imitazione soltanto tre virtù apostoliche di S. Paolo..L Allamano compose un lungo elenco di altre virtù. C è un affermazione di carattere generale, quasi una premessa, preparata per l incontro del 29 giugno 1917: «Se consideriamo bene la vita di S. Paolo, troviamo tutte le virtù esercitate in grado eroico. [...]. Quasi ogni virtù ci pare la principale e caratteristica. Esaminiamo: nel Santo risplende la povertà..., la castità..., la mortificazione..., l umiltà..., la pazienza..., lo spirito d orazione». Dato il peso della personalità di S. Paolo nel pensiero dell Allamano, merita dare uno sguardo almeno di sfuggita ad ognuna delle virtù citate. La povertà, anzitutto, non isolata, ma unita al lavoro: «[S. Paolo] diceva: quando uno ha un pezzo di pane per non morire di fame e uno straccio per coprirsi, deve essere contento E lavorava, diceva che voleva mantenersi col lavoro delle sue mani, non voleva essere di peso a nessuno». Che l Allamano fosse convinto di questa caratteristica di S. Paolo, lo prova il fatto che l ha inserita addirittura nelle Costituzioni. Così spiegava parlando della virtù della povertà: «Ecco cosa dicono le Costituzioni: Ad imitazione dell apostolo S. Paolo che si procacciava il vitto col lavoro delle sue mani, i Missionari tenderanno anche ai lavori manuali [ ]». E concludeva: «Guai se andiamo a cercare laggiù quello che abbiamo abbandonato qui». La castità. L Allamano si rifece all esempio di Paolo per convincere che non c era da scoraggiarsi per le difficoltà. Sembra che volesse dire: se uno come lui dovette vincersi, non c è da perdere la pace di fronte certi tipi di tentazioni: «[S. Paolo] era vergine e voleva che tutti fossero come lui e con tutto ciò aveva delle tentazioni, ma mediante la lotta si fortificava nella virtù Oh, Signore, liberatemi da queste cose! E ne riceveva in risposa: Ti basti la mia grazia». «[...] Dunque questo è per nostra consolazione, perché non bisogna che ci scoraggiamo, non bisogna scoraggiarsi per le tentazioni». 11

12 La mortificazione, o fortezza nelle sofferenze. Parlando della formazione all apostolato, ecco un efficace esemplificazione delle difficoltà incontrate da S. Paolo: «Quando penso a S. Paolo, alla sua fermezza!... era un uomo energico, ne pensavano tutti male e quasi persino S. Pietro, venne in contraddizione con Barnaba e guardate come il Signore l ha trattato. Non si legge mai che sia disceso a consolarlo, se non quella volta che egli salì al cielo, e lo faceva passare per tribolazioni d ogni genere. E fu due anni a Roma prigioniero, legato con un altro prigioniero. E non era perder tempo con tanto lavoro che aveva da fare? Il Signore non aveva bisogno che corresse tanto, gli bastava che facesse la sua volontà». «Diceva: io sono crocifisso con Nostro Signore». «Gli esempi di S. Paolo sono un rimprovero alla nostra eccessiva sensibilità, al poco nostro amore di patire, alla nostra facilità di disanimarci nello zelo, specialmente quando non ci vediamo corrisposti nelle nostre fatiche. Non così fecero sull esempio del Santo i missionari di ogni tempo...». «S. Paolo diceva: Io faccio quel che manca alla Passione. Il Signore ha fatto tutto e noi usufruiamo dei suoi meriti, ma vuole che facciamo anche noi la nostra parte. [ ] Il Signore non ha detto a S. Paolo quanto amore doveva avere per Lui, ma quanto doveva patire». La pazienza costante in tutto. Nelle parole dell Allamano si sente riecheggiare l esperienza di Paolo, come lui la immaginava e che riproponeva con parole sue: «[S. Paolo] diceva: Quando ho infermità di corpo o di spirito, mi godo delle mie miserie. Ho male, ebbene son contento In tutte le angustie, in tutto, io sto tranquillo». Commentando 2Cor 6,3ss., dove S. Paolo fa l elenco delle tribolazioni che dovette superare con fermezza e pazienza, per non dare scandalo a nessuno e perché non fosse biasimato il suo ministero, l Allamano spiegava: «Prima virtù del vero ministro di Dio è la pazienza, ma pazienza eroica, costante, in tutto. [ ]. Vedete l importanza e la necessità della virtù della pazienza nel missionario. L esperienza lo prova; e secondo la maggior o minor pazienza ne vengono le conversioni tra i pagani». Lo spirito di preghiera. La spiegazione di questo punto iniziò con una domanda: «Lo spirito di orazione e di contemplazione [S. Paolo] l aveva?». Questa fu la breve e precisa risposta: «La sua conversazione era sempre in cielo. Faceva sempre meditazione». Soggiungeva ancora, per dimostrare che per Paolo la preghiera dava un senso a tutta la vita: «S. Paolo diceva: Tutto ciò che fate colla parola e coll opera, rendete grazie a Dio. [ ]. Due cose bisogna fare: 1. riferire ogni cosa al Signore; 2. Ringraziarlo del beneficio». E ancora: «S. Paolo dice che bisogna pregare in tutti i posti, non solo in chiesa, dappertutto; poi dice che bisogna pregare sempre Oh! Anche mentre dormiamo? [ ]. Si fa così: ci si addormenta pregando». 12

13 L ALLAMANO NELLE TESTIMONIANZE GESTI DI RISPETTO NON CERCATI P. Francesco Pavese, IMC Il Fondatore era una persona molto rispettata. Lo conosciamo soprattutto dalle testimonianze che riportano parole o gesti che manifestano una sincera venerazione verso di lui. Non c è dubbio che egli se ne accorgeva. Le parole non poteva impedirle, anche perché non gliele dicevano direttamente. I gesti, invece, o li impediva con decisione, e al massimo li sopportava, non potendo fare diversamente. In particolare, si può affermare che il Fondatore dai suoi giovani che formava alla missione accettava alcuni gesti di rispetto, ma con riserva, perché preferiva la loro confidenza. Tra i gesti di rispetto ne ho scelti alcuni tra quelli accettati o sopportati, e altri tra quelli decisamente rifiutati Anche il Camisassa. Merita iniziare dal rispetto per l Allamano che il Confondatore non nascose mai, anzi che sempre manifestò anche in pubblico, tanto che quanti vivevano alla Consolata, come i sacerdoti del Convitto, se ne accorgevano. Per esempio, il Can. Carlo Franco, riferendosi alla venerazione che i collaboratori dell Allamano avevano verso di lui, evidenziò l atteggiamento del Camisassa: «Ricordo d aver assistito ad un colloquio tra lui [l Allamano] e il suo principale collaboratore, il Can. Giacomo Camisassa: l atteggiamento più che rispettoso di questi non soltanto fa onore a lui, ma dice pure la venerazione in cui era tenuto il Superiore». Anche il Can. Nicola Baravalle desiderò rilasciare il suo parere al riguardo, attingendo dalla sua esperienza: «A me, quando penso a quei due grandi uomini [l Allamano e il Camisassa] mi ritorna sempre quella cara antifona: Sunt duo olivae et duo candelabra lucentia ante Dominum [Sono due olivi e due candelabri luminosi davanti a Dio]. Noi avevamo ammirazione grande per entrambi. Uno era la mente che pensa, la virtù che forma, il Mosè che sul monte tratta col Signore e l altro l esecutore fedelissimo che si tiene sempre nell ombra, che tutto riferisce al Signor Rettore e che mai ha fatto capire che qualcosa fosse iniziativa personale». Sul rapporto tra il Fondatore e il Confondatore, si può anche riportare un episodio piuttosto curioso. P. Giuseppe Prina raccontò una specie di discussione tra i due, alla quale assistette mentre stava montando delle tende alle finestre della sala turca che era stata regalata. Per il Camisassa quelle tende, come erano messe, non andavano bene. Per l Allamano, invece, andavano bene. Ognuno 13

14 14 dava ordine al povero Prina, che era sulla scala di staccarle o di attaccarle. Così finché non arrivò il papà del Prina. Allora il Camisassa si ritirò, dicendo: «Ben fa pure così, se non andranno avremo tempo a cambiarle». Quando rimasero soli, il Fondatore sorridendo disse al Prina: «Non ti sei mica stupito per il dissenso tra me e il Vice Rettore per le tende; vedi lui è molto pratico delle cose, qualche volta differiamo un po nelle cose da farsi, ma poi si rimette subito al mio parere». Gesti accettati. Se il Fondatore ammetteva certe espressioni di riguardo nei suoi confronti, aveva sicuramente delle ragioni che non conosciamo, o semplicemente perché non è stato in grado di impedirli. Ecco due casi emblematici. Il Fr. Benedetto Falda, parlando dei suoi primi incontri con il Fondatore, raccontò questo particolare: «[Il caro sig. Rettore] sapeva parlarmi con tanta persuasione dell amore al sacrificio e dedizione totale che dopo un po di tempo era tale la mia venerazione per lui che non osavo più toccargli la mano congedandomi, ma inginocchiato, dopo che mi aveva benedetto, gli baciavo i piedi; cosa che non mi impedì mai di fare, e credo che lo permettesse per darmi un idea del rispetto che gli dovevo come sacerdote, avendo avuto sino allora, per mia disgrazia, un grande disprezzo per i religiosi». Il can. Giovanni Dalpozzo, sacerdote diocesano convittore al tempo dell Allamano, così rdescrisse il primo incontro con lui sotto i portici del Convitto: «[...] ne fui subito soggiogato, ed istintivamente, anziché inchinarmi per baciargli la mano, feci la genuflessione». Gesti rifiutati. Se alcuni gesti di rispetto il Fondatore li ammetteva perché li giudicava positivi, altri li rifiutava, soprattutto quelli che giudicava inutili e distraenti. Sr. Ferdinanda Gatti raccontò che un giorno si trovava nell ufficio del periodico alla Consolata, quanfo arrivò un anziana signorina che voleva baciare la mano al Fondatore entrato in quel momento. «Lui destramente la portò dietro la schiena e si tirò indietro fin contro il muro, vedendo che questa voleva ostinarsi a baciargliela. A noi diceva: La mano me la bacerete quando partirete per l Africa. Difficilmente lo permise prima. Fu più largo negli ultimi anni di vita». Dobbiamo ammettere che il Fondatore non riuscì a evitare tutte le espressioni di rispetto, nonostante le sue insistenze. La spontaneità dei suoi giovani, alcune volte, ebbe fortunatamente il sopravvento. P. Ferdinando Viglino riportò una specie di implorazione che il Fondatore fece il 12 marzo 1922, durante la conferenza domenicale. Dopo avere ringraziato Dio per il dono elargito all Istituto di un nuovo sacerdote (p. Peyrani): «[Il Fondatore] ci manifesta poi il suo vivo desiderio, sto per dire, la sua volontà, di lasciar cadere l uso di baciargli la mano, e si duole di tutti i Veneratissimi che facciamo precedere al suo nome, specie sul Da Casa Madre. A dir il vero, siamo rimasti un po sconcertati. Ad ogni modo ci è lecito dubitare se il nostro Ven. Fondatore riuscirà nel suo intento». Sappiamo che il Padre non è riuscito nel suo intento, e questo fa onore ai nostri confratelli di allora. C è un altro episodio piuttosto insolito che merita di essere riferito. P. Domenico Ferrero raccontò che il P. Tommaso Gays, prendendo lo spunto da S. Francesco Saverio, suggerì agli allievi di fare la genuflessione di fronte al Fondatore mentre gli

15 baciavano la mano. Li mise in guardia dicendo: «Egli non lo permetterà, ma a poco a poco noi dobbiamo educarlo, abituarlo al asciarsi tributare questo omaggio». Il Fondatore, appena se ne accorse, assolutamente non fu d accordo e lo proibì in pubblico durante una conferenza (11 gennaio 1920). Così spiegò il suo rifiuto: «Perché io temo che aumentando i segni esterni di rispetto e di superiorità, diminuiscano quelli di confidenza. Io preferisco che mi continuiate la vostra confidenza a tutti questi segni esterni». È importante notare la motivazione che ha guidò il Fondatore durante tutti gli anni del suo servizio di educatore: intendeva trasmettere il carisma, che aveva ricevuto dallo Spirito per infonderlo nei suoi missionari e missionarie. La confidenza dei suoi figli e figlie era la condizione indispensabile per riuscirvi. Anche dopo la morte. Quanti anarono a rendere omaggio alla salma dell Allamano nella camera ardente, lo fecero con spontaneità, perché lo stimavano come un santo, erano a lui legati spiritualmente e gli volevano bene. Oltre alla visita che era un gesto di rispetto, molti vollero portare con sé un suo ricordo, facendo toccare alle sue mani qualche oggetto personale. Ecco come ne parlò il Can. Giuseppe Cappella: «La salma era esposta di fronte all altare sul quale spiccava il quadro del beato Cafasso. Sembrava che lo zio guardasse al nipote con senso di compiacenza. I visitatori dimostravano la loro grande venerazione verso il Servo di Dio, facendo toccare alla sua salma oggetti religiosi e anche cercando di asportare delle reliquie. [ ]. Particolare degno di nota è questo: che lo stagnino, nel chiudere il feretro, suggerì che fosse costruito a doppio spessore, perché - diceva - non deve fermarsi al camposanto, ma dovrà essere trasportato, alludendo con questo alla convinzione che aveva nella di lui elevazione agli onori dell altare». È pure significativa la descrizione fatta dal giornale cittadino Il Corriere del 17 febbraio: «Nella compostezza della morte il canonico Allamano presentava una rassomiglianza evidentissima coi tratti fisionomici dello zio, e là nella piccola cappella, tutte queste cose apparivano a prima vista, tanto che si entrava quasi timorosi di rompere la quieta pace di un intima scena familiare: Zio e Nipote che si trovavano nella gloria di Maria Consolatrice». È sempre commovente rileggere quanto apparve sul bollettino La Consolata nel n. 3, marzo 1916 a pag. 38. Sotto il titolo: Commovente tributo di affetto del Clero e del Popolo Torinese, ad un certo punto si leggono queste parole: «La Cappella interna del Convitto, trasformata in camera ardente, diventò subito la meta di un interrotto pellegrinaggio. Migliaia di persone salirono ad inginocchiarsi d intorno alla salma, ed a gustare la visione di quella morte cristiana, che nulla aveva di doloroso e agghiacciante, ma che appariva invece come un sonno soave». Dopo avere illustrato la scena come appariva nella piccola cappella, dove la salma era rivolta all altare, sopra il quale c era un quadro del Cafasso, che sembrava sorridesse al nipote, l articolo prosegueva: «Una fiumana di gente passò a gustare un po di questo mistico linguaggio e di questa pace; e nessuno si allontanò senza toccare qualcosa di lui, senza far passare nelle sue mani un oggetto caro, tanto da poter dire domani: è stato toccato da Lui, è come se Lui me lo avesse donato». L articolo proseguva raccontando due scenette; quella del bambino che domandò alla mamma: «Perché tutti fanno toccare qualcosa sulla sua mano? - Perché era un santo». E la scena delle due donne che, uscendo indicarono al quadro del Cafasso e si confidarono brevemente: «Un giorno lo pregheremo sopra l altare Noi non più, siamo troppo vecchie Oh!, lo vedremo ancora... se non fanno santo Lui..». 15

16 ATTIVITÀ DELLA DIREZIONE GENERALE IN MISSIONE 16 NB. Tratto dal Documento della Direzione Generale per l Assemblea Capitolare! Datevi con tutto il cuore e con tutte le forze all opera dell evangelizzazione. È per questo speciale fine che per farvi santi sceglieste la via delle missioni, preferendo il nostro Istituto a tante altre congregazioni che attendono altri ministeri. Giuseppe Allamano, Lettera ai missionari del Kenya, 2 ottobre Ristrutturazione 22. L analisi della realtà non deve spaventarci, bensì stimolarci. Il teologo tedesco Jürgen Moltmann diceva che i cristiani devono essere fornitori di ottimismo e per questo capaci di rigettare atteggiamenti che non aiutano a crescere e cambiare, come il fatalismo, il cinismo o il disfattismo. Guai ad essere come quei cristiani, ci ammonirebbe Papa Francesco, che vivono la vita con ostilità e sono sempre pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura (EG, n. 85) 23. Se noi guardiamo la realtà ci accorgiamo, lo abbiamo analizzato e condiviso più volte, che questa ha bisogno di un cambiamento, anche strutturale, capace di adeguare meglio l Istituto di oggi alla sua missione. Se noi poi guardiamo la realtà con ottimismo, dobbiamo pensare che, in effetti, la realtà può essere cambiata, e cambiata per il meglio. 24. Certamente, giacché stiamo parlando di missione, dobbiamo lasciare che sia l architetto della missione, lo Spirito Santo, ad avere la prima e l ultima parola su qualsiasi Progetto che ci riguarda. Con altrettanta certezza occorre far di tutto per migliorare la qualità degli operai affinché il lavoro sia fatto bene; a questo punta il processo di rivitalizzazione. 25. Tuttavia, la ristrutturazione s impone, i tempi ci chiedono di fare dei passi: meglio allora pensarci prima che essere obbligati a farla in seguito, costretti dalle circostanze o, in fretta e furia, dalle emergenze. 26. Per giustificare quanto stiamo affermando, frutto di questi anni di servizio all Istituto, proviamo a presentare alcune situazioni concrete che, secondo noi, esprimono bene questo desiderio di riorganizzazione per il nostro Istituto, formulando alcune ipotesi, chiaramente da approfondire e completare, che ci possono aiutare a riflettere. 27. Europa: è difficile non immaginare una ristrutturazione delle nostre presenze in Europa considerando l età avanzata della maggior parte dei missionari di origine europea e le grandi strutture da gestire. S impone quindi il riqualificare alcune presenze affinché diventino punti di

17 riferimento ed espressione del nostro ad gentes in Europa. Si vede anche la necessità di accompagnare con affetto e in modo qualificato i nostri confratelli più anziani, valorizzando anche la loro esperienza. 28. Asia: Il fatto che sia stata costituita come Regione dimostra il desiderio di pensare insieme la missione e concretamente dice l importanza che per noi oggi riveste questo continente per le prospettive missionarie ad gentes dell IMC. Come possiamo allora organizzarci in tutto l Istituto affinché l Asia ci coinvolga con le sue tante sfide e, soprattutto, ci faccia nuovamente assaporare il gusto di una missione di prima evangelizzazione? Come possiamo organizzare le nostre presenze nel continente asiatico? Quali passi si devono fare per rendere questo sogno concreto: quali altri luoghi di missione possiamo esplorare, tenendo conto del nostro stile, del nostro carisma e delle sfide di questi luoghi? Che futuro per la formazione nel continente? Siamo pronti ad iniziare un processo formativo di base in Asia e quali caratteristiche dovrebbe avere? 29. Africa: ai fini di una maggiore comunione e collaborazione nel continente è indispensabile una riflessione e uno studio approfondito sulla geografia delle nostre presenze per valorizzare e dare spazio ad altri gruppi del Continente. Occorrerà rivedere il numero dei missionari e delle comunità in ogni Circoscrizione, facendo in modo di creare un equilibrio fra quantità e qualità, cosa che vale anche per la formazione. Riteniamo anche che le chiese locali in Africa, soprattutto in alcuni paesi dove siamo storicamente presenti hanno già raggiunto una maturità di clero locale che ci impone una ridefinizione delle nostre presenze verso un animazione rinnovata e vocazionale qualificata e/o un ridimensionamento. Queste stesse ragioni ci potrebbero orientare anche verso l apertura di missioni in paesi, dove non siamo ancora presenti, in linea con il nostro carisma ad gentes. 30. America: sulla base degli ambiti missionari comuni identificati in questi anni come priorità del Continente, il cammino continentale dovrebbe stimolare una maggior coesione progettuale del Nord con il Sud, invogliare un maggior coinvolgimento e qualificazione dei missionari per le opzioni missionarie e incrementare maggiormente l impegno dell America nell anima- 17

18 zione missionaria vocazionale e nella formazione. 31. Rivitalizzazione e ristrutturazione sono due facce della stessa moneta. Il Capitolo deve prenderle in considerazione entrambe affinché un cammino intrapreso quasi vent anni fa possa avere seguito, svilupparsi a uno stadio successivo, aiutare l Istituto ad assumere la conformazione di cui ha bisogno per affrontare le sfide dei prossimi anni, ma possa anche essere illuminato dalla luce dello Spirito e animato da missionari rigenerati nella vocazione, identificati con l Istituto e il suo carisma, zelanti operai nella vigna del Signore. 32. Saremo annunciatori credibili di Gesù Cristo quando l avremo veramente incontrato nel profondo della nostra esistenza, quando, tramite l incontro con Lui, ci sarà stata donata la grande esperienza della verità, dell amore e della gioia 33. (Benedetto XVI, Messaggio per l intitolazione dell Aula Magna ristrutturata della Pontificia Università Urbaniana, 21 ottobre 2014). 34. Al di là degli interrogativi più tecnici e specifici che l Assemblea Capitolare si dovrà porre, queste sono le domande sostanziali che sottostanno alla riflessione. Un sapiente discernimento su questi punti dovrebbe ricondurci al cuore della nostra vocazione di discepoli e missionari: 35. L Istituto è una famiglia di Consacrati per la missione ad gentes per tutta la vita, nella comunione fraterna, nella professione dei consigli evangelici, e avendo Maria come modello e guida (Cost. n. 4). 36. Perché facciamo così fatica a vivere la nostra missione ad gentes, ad vitam, ad extra, ad pauperes? 37. Perché facciamo così fatica a vivere e a lavorare insieme? 38. Ask not what your country can do for you, but what you can do for your country (John F. Kennedy) 39. Perché tutta questa difficoltà a crescere nell identificazione con l Istituto, la sua identità, il suo carisma, i suoi progetti? 40. Il Capitolo riafferma l importanza dell unità dell Istituto garantita dal Superiore Generale e dal suo consiglio Generale e riconferma la scelta dello spirito di continentalità come criterio fondamentale per contestualizzare e qualificare la sua missione nel mondo (Atti XII CG n. 95) 41. I cammini continentali, come possono rispondere a queste richieste di rivitalizzazione e di riorganizzazione, dando orientamenti e prendendo decisioni concrete in tutti gli ambiti della nostra vita? 18

19 CONCLUSIONE 42. L Allamano ci ha voluto per portare un Vangelo di consolazione, capaci di rendere felici anche su questa terra. Vogliamo, allora, continuare a farci voce degli esclusi di ogni genere e a essi dare voce. Le attuali trasformazioni del mondo e della Chiesa esigono un forte impulso al rinnovamento, ma nel profondo. Puntiamo a un nuovo cammino d Istituto, perché vi sia lo zelo apostolico di cui parlava il beato Allamano. Ci vuole fuoco per essere apostoli! : zelo presente in modo caratteristico nelle prime generazioni di missionari e che vorremmo rilanciare anche per noi, oggi. Questo zelo, al di là dalle strategie e delle proposte, riavvierà anche per il futuro il nostro cammino di Missionari delle Consolata. 43. La Chiesa ha bisogno di missionari appassionati, divorati dall ardore di portare a tutti la consolante parola di Gesù e la sua grazia. Questo è il fuoco dello Spirito Santo. ( ) Con questo fuoco dello Spirito Santo siamo chiamati a diventare sempre più comunità di persone guidate e trasformate, piene di comprensione, persone dal cuore dilatato e dal volto gioioso. Più che mai oggi c è bisogno di sacerdoti, di consacrati e di fedeli laici, con lo sguardo attento dell apostolo, per commuoversi e sostare dinanzi ai disagi e alle povertà materiali e spirituali, caratterizzando così il cammino dell evangelizzazione e della missione con il ritmo sanante della prossimità. C è proprio il fuoco dello Spirito Santo che ci porta a farci prossimi degli altri: delle persone che soffrono, dei bisognosi; di tante miserie umane, di tanti problemi; dei rifugiati, dei profughi, di di quelli che soffrono. Quel fuoco che viene dal cuore. Fuoco. (Papa Francesco, Angelus del 14 agosto

20 CASA GENERALIZIA OTTOBRE 2017 P. Renzo Marcolongo, IMC 20 L anno accademico è cominciato in tutte le università pontificie di Roma e con la loro apertura anche diversi di noi sono tornati tra i banchi di scuola. L ultimo in ordine di tempo è il padre Tiziano Viscardi che approfitta del suo servizio come amministratore in casa generalizia per seguire il corso per amministratori. Buona fortuna anche se il corpo non è più abituato a stare seduto al banco per tante ore. Tiziano comincia e p. Josaphat Wanyonyi termina i suoi studi di dottorato in teologia biblica all Urbaniana. Tre anni di duro impegno ma con un bel frutto. Parleremo della sua tesi nel prossimo numero di Casa Madre, dopo la difesa che sarà il 31 ottobre. Felicitazioni! Gli altri cinque missionari che studiano, continuano con le loro lezioni. La direzione generale, dopo aver trascorso una settimana in Puglia, è tornata a casa continuando il loro servizio e lavoro. Ma non ci resterà per molto. Diversi consiglieri hanno già programmato viaggi nei loro continenti per accompagnare il lavoro delle assemblee continentali. Il Capitolo sta diventando realtà nelle diverse situazioni dell Istituto. Buon lavoro a tutti e buon viaggio. È arrivato tra noi il padre Noé Antonio Romero Coreas, Salvadoregno, missionario in Messico. Resterà in Italia per un periodo sabbatico e lo trascorrerà a Torino aiutando nella pastorale. Buona permanenza Noé! La casa, come di abitudine, è un posto di passaggio per tanti missionari. Alcuni si fermano alcuni giorni altri se ne vanno dopo aver incontrato i superiori. Abbiamo avuto la presenza del Card. Njue di Nairobi; del vescovo di Isiro (Congo) mons. Julien Andavo Mbia; dei padri Renato Saudelli, Ernesto Viscardi, Sandro Faedi, Antonio Vismara, Enzo Viscardi e ultimo fratel Secondino dal Portogallo. Abbiamo anche

21 avuto la gioia di offrire la nostra cappella per la celebrazione dell Eucarestia al gruppo IMC del Canada e USA, guidato dal padre José Martins Fernandes, durante il loro viaggio storico/ spirituale in Europa. La casa D si è riempita di ospiti Italiani e Inglesi che hanno partecipato per 5 giorni all incontro internazionale dei 400 anni del carisma di san Vincenzo de Paoli. Anche la comunità, ormai al completo da alcuni giorni, ha avuto il suo primo incontro comunitario del mercoledì e il suo primo ritiro mensile. L incontro comunitario è stato caratterizzato da una condivisione sul tempo estivo trascorso a Roma o fuori, dalle informazioni che il padre Tiziano ha dato riguardo a lavori in corso in casa e su alcuni aspetti pratici della vita comunitaria e da una programmazione generale che il padre Renzo ha comunicato alla comunità. Il ritiro è stato guidato dal padre Stefano e il tema è stato il nostro capitolo generale e si è concluso con una Eucarestia comunitaria. A metà ottobre il padre Renzo è partito per la Colombia per offrire una settimana di aggiornamento ai nostri missionari giovani (meno di 10 anni di ordinazione) sul tema dell affettività e pastorale. 21

22 VITA NELLE CIRCOSCRIZIONI NOSSA SENHORA APARECIDA E A DEVOÇÃO POPULAR P. Paulo Mzé, IMC Brasile 22 Maria que estamos celebrando não é a imagem. Estamos celebrando Nossa Senhora. Estas palavras foram proferidas por Fernando Altemeyer Júnior, professor doutor da Pontifícia Universidade Católica de São Paulo (PUC-SP), em palestra aos missionários da Consolata, em São Paulo, no dia 16 de maio de Os missionários da Consolata que trabalham em comunidades nas cidades de Brasília (DF), Engenheiro Pedreira (RJ) e na capital paulista, São Paulo, incluindo alguns que trabalham em São Manuel (SP), estiveram reunidos na Casa Regional, na zona norte da capital, para o que é chamado encontro de grupo no primeiro semestre deste ano. Foi durante este encontro que pouco mais de 20 missionários participaram da palestra orientada pelo professor Altemeyer, que falou de Nossa Senhora Aparecida e a devoção popular. Na palestra, os missionários da Consolata ouviram a colocação segundo a qual nos trezentos anos do encontro de Nossa Senhora estamos falando de Nossa Senhora e não simplesmente de sua imagem. O professor Altemeyer enfatizou que aqui precisamos resgatar a Mariologia como ela é. Os missionários que trabalham em São Paulo, Engenheiro Pedreira e Brasília se encontraram em São Paulo. Assim como outros que trabalham no Paraná e na Bahia também se encontraram nos dias 18 a 20 de abril passado. Para os presentes, a palestra serviu como uma oportunidade de resgatar a força que teve a aparição, uma vez que olhando para Nossa Senhora Aparecida estamos diante de uma força simbólica que vence a tirania dos poderosos, além de resgatar Maria que assume a identidade do povo negro. O encontro também serviu para apresentação de Projetos Missionários de paróquias e demais comunidades em que trabalham os missionários. De fundação italiana, o Instituto Missões Consolata (IMC) está presente, no Brasil desde 1937, quando os missionários se basearam na cidade de São Manuel (SP), na arquidiocese Santana de Botucatu. Completam portanto, 80 anos de presença no país neste ano de O Instituto foi fundado pelo Bem-aventurado José Allamano, em 1901 e prioriza a missão além-fronteiras, Ad Gentes. Hoje está presente em quatro continentes, menos na Oceania. No Brasil é dedicado a Nossa Senhora Aparecida desde 5 de novembro de 1960.

23 Brasile 23

24 EVANGELIZADORES CON ESPÍRITU EN SALIDA MISIONERA P. Armando Olaya, IMC Colombia 24 Quisiera rescatar entre otros, tres eventos de la vida de nuestra comunidad Regional: 1) El encuentro anual de La familia Misionera que trabaja con algunos de los pueblos indígenas del Ecuador, Perú y Colombia. Este ha sido y sigue siendo un momento enriquecedor y revitalizante. Este año se ha realizado en La Unión Valle. El próximo año será en Puerto Leguízamo y será coordinado y animado desde ahora por el equipo Misionero de la Tagua 2) El Consejo Regional. Este consejo estaba previsto para finales de agosto pero por diversos motivos se pospuso para septiembre (18-20). Como en todos los encuentros de Consejo, se evalúa, se discierne y se proyecta. 3) Nos vamos acercando al final del año 2017 y nos han asaltado algunas inquietudes y preocupaciones. Quisiéramos a cada una de ellas encontrar la respuesta oportuna y efectiva. No siempre es posible. Sentimos la necesidad de darle mayor impulso a la Animación Misionera de la Iglesia a todos los niveles. Algunos Obispos nos lo piden puesto que nos consideran expertos en este campo. Sentimos la necesidad de comprometernos todos en la tarea un poco ardua hoy de hacer con más claridad, entusiasmo y testimonio la propuesta Vocacional. Desde el inicio del año hemos invitado a cada uno de los misioneros desde sus comunidades locales a ser más corresponsables en este acto de amor a la Misión y a la Familia Consolata pensando en su futuro. Sentimos la necesidad de constituir verdaderos equipos en cada una de las comunidades locales, lo mismo que ir definiendo mejor la identidad a cada una de nuestras zonas. Para ello se hace necesario que los superiores locales y coordinadores zonales sean conscientes de su tarea y propositivos en la búsqueda de nuevos horizontes. No podemos ignorar la situación de algunas comunidades que requieren un refuerzo en cuanto al personal para llevar adelante os proyectos misioneros Nos llena de esperanza la pronta apertura de la CAF Bogotá La Comunidad Apostólica Formativa de Bogotá. Ella es la tercera CAF en el continente América, después de la CAF de Mendoza en Argentina y de la CAF de Cali en Colombia. Por el momento han sido destinados 5 jóvenes de 5 países del continente Africano: Tanzania, Uganda, Kenia, Republica Democrática del Congo, Mozambique.

25 Esperamos que la comunidad se agrande un poco más con algunos del noviciado de Argentina Nos alegramos con la destinación del P. Salvador Medina a nuestra Región. Seguramente nos seguirá aportando desde su rica experiencia misionera adquirida con as amplitud en estos 6 años de servicio a la misión como Consejero General Tendremos en el mes de Octubre del 17 al 19 de Octubre otro consejo, sobre todo para la admisión de algunos jóvenes al Noviciado, a la orden de los diáconos y al presbiterado. 4) El Foro con motivo de los 70 años de presencia de los misioneros de la Consolata en Colombia Ecuador- Perú. Esta propuesta fue fruto de la asamblea extraordinaria que tuvimos durante el mes de marzo de este año en Bogotá quisimos y queremos seguir trabajando significantemente en este momento histórico que bien nuestros pueblos de Colombia, Ecuador, Perú... Ha ido un momento para refrescar la memoria, para reanimarnos y para proyectamos. Tanto en digital como en físico - a través de un próximo Fraternitas-, les vamos a compartir los frutos de este Foro que seguramente, nos ayudaran a vivir con más entusiasmo y celo nuestra vocación misionera ad Gentes. Quiero agradecer a todos los que han colaborado para la realización de este evento, especialmente a la comisión y a la comunidad de Manizales que nos ha recibido con mucha generosidad. 5) E iniciamos el mes de octubre, Mes Misionero y Mariano. No los podemos separar porque somos Misioner@s de la Consolata. Del 29 de septiembre al 01 de octubre, se realizó el foro 70 años de misión y consolación al servicio de la reconciliación y la paz de la Región Colombia Ecuador Perú en la ciudad de Manizales. (Diana Benítez, lmc) El foro buscó rescatar los aprendizajes y desafíos del caminar misionero en estos 70 años de presencia de la Consolata en Colombia. Participaron más de cien personas, entre sacerdotes, hermanas, hermanos, laicos, jóvenes y agentes pastorales de diversas partes de Colombia, Ecuador y Perú. La apertura del encuentro fue realizado el viernes por la noche, en el Santuario Ntra. Sra. De Fátima. Estuvo a cargo del seminario propedéutico, quienes organizaron la presentación de las diferentes delegaciones y la dinámica de integración, donde se tuvo la oportunidad de compartir las riquezas de los diferentes ámbitos pastorales. SÁBADO, 30 DE SEPTIEMBRE En las instalaciones del Gimnasio Campestre La Consolata, el día sábado inició con la oración a cargo de la AMJV Bucaramanga, desde la reflexión a la luz de la Palabra y de símbolos que hablaban sobre el perdón y liberación, desde las propuestas de Jesús. El Superior Regional, P. Armando Olaya, inició oficialmente el encuentro agradeciendo la presencia de cada uno de los asistentes y motivando a vivir este momento de gracia como familia misionera de la Consolata. El P. Efraín Castaño, vicario general de la arquidiócesis de Manizales, saludó a los misioneros de la Consolata por esta celebración. En la primera parte de la jornada, se proyectó el vídeo de los 70 años de la Consolata en Colombia, realizado por el equipo de Comunicaciones IMC. El padre Salvador Medina hizo un recorrido histórico de la presencia de los misioneros de la Consolata en la Región. Por otra parte, el P. Darío Echeverri, secretario de la Comisión de Conciliación Nacional, habló del papel de la Iglesia en la reconciliación y la paz, resaltando el Colombia 25

26 Colombia trabajo de Mons. Luis Augusto Castro. En la tarde, las actividades iniciaron con un trabajo en grupo donde se rescataron los aprendizajes y se plantearon propuestas para contribuir en la reconciliación y la construcción de paz en la Región. El biblista César Baratto, en su intervención, propuso algunas claves fundamentales para entender mejor la memoria de los 70 años e invitó a reflexionar en el impacto del trabajo desde tres puntos: la vocación laical en la Iglesia y de presencia en el mundo; las experiencias en la práctica de la sociedad; releer y redescubrir claves para nuestra acción en la dimensión donde nos desenvolvemos. De ahí se salió al Santuario para la Vigilia de Oración por la reconciliación y la paz, animada por la AMJV Bogotá y el Seminario Filosófico. DOMINGO, 1 DE OCTUBRE La jornada de domingo fue realizada en el Santuario. Se inició con la oración motivada por la AMJV Bucaramanga, desde las opciones misioneras como impulso a llevar adelante el carisma de la consolación. El P. Benjamín Martínez hizo la síntesis del día anterior y se realizó un conversatorio general sobre el rescate de los aprendizajes y las proyecciones; se compartió el trabajo de grupos y se sacan las conclusiones del foro. También se dio a conocer el trabajo del Semillero de Paz de la Parroquia San Pedro Claver, en Cartagena del Chairá (Caquetá), que busca generar un espacio de encuentro interactivo para que los niños interioricen los valores de la cultura de paz. Que podamos ofrecer algo más grande. Este trabajo debe continuar y ojalá todos nos comprometamos. Agradezco a todos los que han colaborado y estaremos trabajando en conjunto para llevar adelante otros encuentros y actividades, soñando y poniendo los pies en la tierra. Pido al Señor muchas bendiciones para que esta semilla traiga abundantes frutos de paz, dijo el P. Armando Olaya. El foro se clausuró con la Eucaristía de acción de gracias en el Santuario de Fátima, presidida por Mons. Joaquín Pinzón, vicario apostólico de Puerto Leguízamo-Solano, y animada por la CAF-Cali. 26

27 50 ANOS AO SERVIÇO DA MISSÃO João da Felícia tem 80 anos, é natural da Golpilheira (Batalha), está de férias em Portugal e no próximo dia 5 de outubro estará de volta ao Brasil, com muitos projetos. «Gostava de contribuir para a construção de faculdades para que os jovens brasileiros não tivessem de abandonar as suas terras para prosseguirem os estudos, queria fazer mais poços artesianos porque a água falta e gostava de criar um projeto para a remodelação de capelas.» Os projetos do português são ambiciosos, e a sua visita a Portugal é também uma ocasião para celebrar tudo o que tem feito ao longo de 50 anos como sacerdote missionário da Consolata. «Este serviço valeu a pena, vale a pena e vai continuar a valer a pena a minha doação. Foram já muitas as privações e as dificuldades, mas há aqui coisas impagáveis. Estou feliz. Nunca pensei chegar aos 50 anos de padre e aos 80 anos de vida. Foram 50 anos só de coisas boas», realçou o missionário, que se poderia julgar brasileiro antendendo à sua pronúncia e expressões. O sacerdote partiu pela primeira vez em missão para o Brasil, em O local de missão seguinte foi Portugal, onde esteve 12 anos, Juliana Batista e depois voltou novamente ao Brasil. «Vou continuar a evangelizar. Vou agora feliz para uma nova paróquia brasileira. Vou com sonhos e com expetativas muito grandes, quase como quando fui para o meu primeiro país de missão: Moçambique. No Brasil vou agora trabalhar com um missionário da Consolata queniano. Será um jovem e um velho, mas acho que ainda poderemos trabalhar muito bem», disse a sorrir. João da Felícia passou por várias regiões brasileiras, muito distintas entre si, onde se envolveu com a população e acompanhou pessoas da sua infância até à sua juventude. Contudo, lamenta as problemáticas que atualmente se fazem sentir. «Neste momento eu vejo lá a classe riquíssima, a média, a pobre e uma classe miserável, que está a aumentar. É um país riquíssimo, que tem tudo para dar certo, mas que infelizmente, neste momento, ainda não está a dar certo. Não dá certo porque muitos roubam, porque a política é enganosa, porque ela é camuflada de liberdade, mas não existe a liberdade total, a democracia é um nome e não uma realidade e a cultura ainda não é para todos.» É neste contexto que o missionário procura Portogallo 27

28 Portogallo fazer a diferença, tal como tentou fazer em Moçambique, o seu primeiro país de missão, onde esteve cinco anos. «Fui de Turim (Itália), uma cidade muito rica e desenvolvida onde estive em formação, para Moçambique, onde tudo era muito simples e os recursos eram poucos. Como o asfalto não existia, por vezes o carro fica emperrado nos trajetos que fazíamos. Nessas alturas dormia-se e esperava-se que o socorro chegasse no outro dia», recordou o sacerdote, em declarações à Fátima Missionária. Do povo com quem contactou, o missionário conserva uma profunda admiração. «Aprendi a viver sem nada. A Tribo Macua, com quem lidei, era capaz de ficar um dia inteiro, sentada, a escutar. Era um povo bom de coração, simples», lembra João. Estes e outros marcos da vida do missionário vão ser celebrados com uma Eucaristia presidida pelo próprio, no próximo domingo, 24 de setembro. A celebração que vai assinalar as suas bodas de ouro de ordenação sacerdotal terá início pelas 09h30, na Igreja da Golpilheira, a que se vai seguir uma tarde de convívio, na companhia de familiares e amigos do missionário. «Vou agradecer a Deus e ao povo que me acompanhou com orações e ajudas materiais. Vai reunir-se muita gente boa, que tem um carinho especial por mim e que são orgulhosos por terem um padre», disse. Àqueles que possam pensar em dedicar a sua vida aos outros, o missionário deixa um apelo: «Convido os jovens a não terem medo, porque a recompensa e o bem-estar são grandes e bem maiores do que a tristeza». 28

29 Imposição do Pálio ao arcebispo de Nampula, Dom Inácio Saúre, missionário da Consolata No passado Domingo, dia 1 de Outubro, teve lugar a cerimónia da imposição do Pálio ao arcebispo de Nampula, Dom Inácio Saure. O nosso confrade recebeu a imposição do pálio pelo Núncio Apostólico em Moçambique, Dom Edgar Pena, durante a celebração eucarística que teve lugar na Sé Catedral de Nampula. A celebração contou com a presença dos bispos das Província Eclesitástica de Nampula: Dom Luis Fernando, bispo de Pemba, Dom Francisco Lerma, bispo de Gúruè, Dom Germano Grachane, bispo de Nacala. Concelebraram a Eucaristia 32 sacerdotes e foi notória a partecipação activa dos fiéis oriundos das diversas Paróquias da Arquidiocese. Os missionários da Consolata estavam representados pelos padres Sisto Karau, Jorge Kirikinto e Cassiano Kalima. Nesta ocasião, a diocese de Gurué, da qual é bispo D. Francisco Lerma, também ele missionário da Consolata, foi oficialmente incorporada na Província eclesiástica de Nampula. Desde a sua fundação em 1993, a diocese de Gurué pertenceu à Província Eclesiástica da Beira (região Centro). Todavia, a relativa proximidade geográfica e sócio-eclesial de Nampula, levou a amadurecer a decisão de inserção na Província Eclesiástica de Nampula (zona Norte). Na sua intervenção, Dom Inácio Saure pediu a todos presentes para que rezassem por ele para o bom desempenho das actividades que o esperam dentro da sua Província eclesiastica. O pálio é uma espécie de colarinho de lã branca, com cerca de 5cm de largura e dois apêndices, um na frente e outro nas costas. Possui seis cruzes bordadas em lã preta. BREVES NOTÍCIAS P. Diamantino Guapo Antunes, IMC O pálio, usado pelo arcebispo metropolita na sua igreja e nas da sua província eclesiástica, é símbolo da autoridade e unidade metropolitana e da comunhão com a Sé Apostólica. Ao assumir a arquidiocese de Nampula, Dom Inácio passou a ser o bispo metropolita da Província Eclesiástica de Nampula que inclui as dioceses de Pemba, Lichinga, Nacala e Guruè. O Papa Francisco fez algumas alterações na entrega do pálio: desde 2015, a faixa de lã branca é entregue e não colocada pelo Santo Padre. A imposição do pálio passou a ser realizada nas respectivas dioceses de origem pela mão dos Núncios Apostólicos locais. Mozambico 29

30 Mozambico Missionari Scavano Pozzi per la Popolazione La mancanza di acqua e in particolare di acqua di buona qualità è un problema che interessa molti villaggi del distretto di Maravia, nel distretto di Tete. Per rispondere a questa situazione di emergenza i Missionari della Consolata della missione di Fingoé, con il sostegno dei benefattori, hanno trivellato nel mese di settembre tre pozzi nei villaggi di Uncanha, Malowera e Kassuende. La gioia delle popolazioni beneficiate è grande e più che giustificata, perché ora il prezioso liquido sgorga più vicino alle loro case ed è di buona qualità. Il prezioso aiuto è stato possibile solo grazie al lavoro dei missionari e al sostegno di chi si lascia toccare dalle difficoltà di coloro che non hanno nulla. Progetto di Sostegno ai Bambini Malnutriti La malnutrizione è ancora un problema serio in molte zone del Mozambico. Se in alcune regioni l attività agricola è intensa grazie alla fertilità del suolo, in altre zone l aridità e la siccità si rivelano fatali. I bambini colpiti soffrono di malnutrizione che ha le seguenti cause: la morte della madre durante il parto, l infezione da HIV quando colpisce uno o entrambi i genitori, le malattie (malaria) e i parassiti e anche la mancanza di conoscenza su quali alimenti dare ai bambini per assicurarne l adeguata nutrizione. Per porre rimedio a questa situazione i missionari della Consolata in Mozambico, con l appoggio di una Fondazione americana in contatto con i missionari della Consolata negli Stati Uniti, sostengono i bambini malnutriti con la distribuzione di latte e di alimenti destinati anche alle madri. Le missioni di Nzinje, Maúa, Massangulo, Cuamba, Fingoè, Nova Mambone, Vilankulo, Guiúa e Liqueleva sono responsabili per la gestione e realizzazione dei progetti nelle rispettive aree. 30

31 Católicos de Nova Mambone, Moçambique, recordaram e agradeceram o dom da vida e obra de missionários falecidos. Eram Missionários que muito contribuíram para o bem da missão e das suas gentes: o padre Amadeu Marchiol, falecido há um ano, o irmão Pedro Bertoni, falecido a 14 de janeiro de 2016, vítima de acidente, e o leigo missionário Giancarlo Pegoraro, vítima de doença em 31 de janeiro de Estes dois últimos faleceram em Nova Mambone. Foram centenas de católicos, crianças, jovens, adultos e idosos, que de Doane, Nova Mambone e das comunidades mais distantes, quiseram estar presentes nesta justa homenagem a três grandes missionários. A Missa foi presidida pelo Superior Regional e concelebrada pelos missionários da Consolata que trabalham na diocese de Inhambane. Na homilia, o padre Diamantino Antunes evocou as qualidades e o valor de cada um dos missionários. Apresentou como exemplo de dedicação a Deus e aos homens. Cada um, à sua maneira, viveu intensamente a caridade, o amor à fadiga e ao trabalho e formou gerações de homens e de cristãos para uma vida digna, com o exemplo e o serviço. Depois da Eucaristia, bem participada e animada, seguiu-se em procissão até ao cemitério da missão onde está sepultado o irmão Pedro Bertoni, e onde edificaram um mural onde estão colocadas duas placas em mármore que fazem memória do padre Amadeu e do Giancarlo, tendo no centro a cruz e a imagem de Nossa Senhora da Consolata. Um local sagrado, que pretende ser um lugar de oração e meditação. Foi feita a bênção da campa e do lugar e realizada a deposição de flores. Seguiu-se o almoço partilhado. Mozambico 31

32 VITA NELLE COMUNITÀ COMUNIDADE DE ALQUEIDÃO Alqueidão Saudações a sul do Mondego. O nosso verão foi cheio de atividades que meteram muitos emigrantes à mistura, sobretudo por causa de batizados e casamentos. Todos os anos, as nossas comunidades são visitadas por muitos filhos e filhos destas terras, que aproveitam, como tantos outros por esse Portugal fora, para estarem também presentes nas muitas festas populares. Falando em visitas, a nossa comunidade recebeu uma do padre. Simão Pedro e de dois teólogos africanos que estudam em Roma. É sempre bom receber a visita de familiares nossos, mais ainda nestas bandas por onde quase ninguém passa. Agosto foi também marcado pelo fim das obras de remoção e substituição do soalho da matriz de Lavos, o qual não sofria alteração há mais de 70 anos. Felizmente, a obra saiu bem, graças em boa parte ao senhor Zé Castelo, um carpinteiro reformado que acompanhou o desenrolar das obras que foram adjudicadas a uma empresa local. Se não fosse ele, meu representante nesta matéria, o resultado não teria sido o mesmo. Dado que a igreja tinha em caixa dinheiro suficiente para pagar as obras, avançamos com as mesmas no início de Julho, para depois pedirmos ajuda à comunidade de modo a avançarmos com a segunda fase das mesmas, ou seja, a pintura exterior. Com o soalho novinho em folha, as pessoas, vendo obra já feita, apoiaram e seguem apoiando com generosidade o projeto da pintura. Tendo andado a fazer o peditório porta a porta, após termos deixado uma carta na caixa do correio, as pessoas mostram interesse em que a obra seja concluída e contribuem para tal, se bem que também por estas bandas quem tem mais dê menos e viceversa. Numa paróquia onde só cerca de 5% frequenta a igreja (Lavos tem aproximadamente habitantes), o facto de ser eu a fazer o peditório tem-se revelado muito positivo, pois em certos casos as pessoas dão alguma coisa por ser eu a bater à porta. Ora, como podeis imaginar, não é pêra fácil mas é doce, pois muitos acabam por fazerem uma confissão indireta, mostrando por um lado um certo remorso por não frequentarem a igreja e, por outro, prazer em receberem o pároco que não conhecem em sua casa. É uma experiência muito positiva e que ainda não terminou, pois falta visitar ainda duas localidades da freguesia. Claro que temos também pedido apoios vários a empresas e à camara municipal, bem como vendido doçaria e artigos religiosos para ajudar na angariação. Temos também em mente a 32

33 Alqueidão realização de atividades recreativas e musicais apar podermos suportar a pintura e encher o cofre da igreja que entretanto ficou vazio com o soalho. Tal como noutras comunidades paroquiais, também nas nossas os problemas abundam e confesso que a frustração por vezes e enorme, sobretudo por ver que certa gente usa e abusa da funções que detém em vários âmbitos paroquiais e que certos problemas já deveriam ter sido resolvidos há muito tempo e que agora sobram para mim. Mas vai havendo paciência e vontade de caminhar com esta gente, mesmo no âmbito da nossa comunidade IMC que, apesar da muita idade, colabora generosamente para que as coisas corram bem e que o trabalho seja feito. Um dos problemas que recebi como prenda indesejada tem a ver com uma creche que o centro social e paroquial de Lavos tem vindo a gerir nos últimos 3 anos sem apoio da segurança social, apoio que segue sendo negado desde o início da gerência nossa. Os prejuízos não param de aumentar e, como consequência direta, o centro de dia vê esvaziar-se gradualmente um recheio económico que foi acumulando nos últimos anos. O ex-presidente da junta de freguesia, como politico que é, prometeu apoiar consolata o centro de dia, só que entretanto vieram as eleições e não sabemos se a actual chefia irá apoiar senão teremos que a encerrar. A ver vamos Há mais problemas, mas não vos maço com os mesmos. Claro que há também muito de positivo, sobretudo a colaboração de muita gente bastante empenhada e sem a qual o trabalho não seria possível. Muita dela, porem, carece de formação e temos feito de tudo para nos formarmos também, porque não fomos preparados para este tipo de missão. Continuando: no dia 19 de Agosto, estivemos dois da comunidade a celebrar os 25 anos de sacerdócio missionário do nosso padre Pedro Louro, juntamente com a sua comunidade natal e vários membros IMC e MC. A 27 celebramos a padroeira da paróquia do Alqueidão. Entretanto, o padre Marçal esteve de férias, enquanto que eu fiz parte delas no inicio de Setembro. Setembro viu a visita do padre André Ribeiro, o qual celebrou a eucaristia e partilhou sobre a sua missão com duas comunidades nossas, Lavos e São Pedro. A comunidade piscatória da Costa de Lavos celebrou também a sua festa, de 8 a 10, com a garra e criatividade que lhe são características. Tivemos também a visita de um técnico do ministério da Cultura para avaliação do estado da pintura da matriz de Lavos. Sendo esta património cultural de interesse público de categoria elevada, temos que ter autorização de Lisboa para fazer a pintura. Como tal, só a poderemos fazer no próximo ano. A 17 do mês, fiz uma formação para catequistas na paróquia vizinha do Paião, a qual eventualmente nos cairá na rifa quando o pároco de 88 anos não puder mais. A ver vamos de 18 a 19 participamos na assembleia regional, tendo eu depois estado também no último de dois dias de formação para o clero da diocese de Coimbra. A mesma deu início ao novo ano pastoral no dia 24, terminando nós este mês com um belo passeio a Piódão, uma joia arquitectónica que recomendamos a todos. Despeço-me em nome dos meus confrades, convidando quem possa e queira para uma visita a este recanto paradisíaco ou quase. Votos de boa missão. 33

34 AMAR EL TIEMPO DE LOS INTENTOS Los acontecimientos de este mes nos marcan el ritmo. Hemos dado más tiempo a la sensibilización contra la lepra y la tuberculosis, visita a los enfermos, exámenes clínicos a los pigmeos que presentan probables síntomas de estas enfermedades, justificación de las actividades, encuentros,... P. Andrés García Fernández, IMC Bayenga 34 Seguimos manteniendo las visitas a los campamentos de Bayenga centro con el grupito de jóvenes que sigue aumentando, ya son siete. El número nos permite empezar a separar ahora los niños de los jóvenes y adultos; de este modo la participación y el aprendizaje de los niños son más fluidos y espontáneos y, al mismo tiempo, estamos iniciando la alfabetización de los adultos, que nos permite dialogar con ellos y reflexionar juntos sobre temas de la vida cotidiana, intentando despertar una conciencia apaleada y dormida durante generaciones. Estamos muy agradecidos al grupo de alumnos de la UMA que nos ha enviado materiales para facilitar nuestro camino de alfabetización, aunque están aún en camino!!! El material llegó a Kinshasa hace tiempo y en las próximas semanas podrá llegar a Bayenga, pues finalmente se ha restablecido el vuelo semanal con Isiro, capital de la Provincia del Alto Uelé, a la que pertenecemos. Hemos comenzado a elaborar unas cuartillas de escritura para iniciar a los niños y adultos que participan en la alfabetización. No somos especialistas, pero bueno, esperamos que puedan ayudarnos a nosotros y a los alumnos a verificar la evolución en el aprendizaje. Contamos con vuestra ayuda técnica para mejorarlas, de modo que lleguen a ser un buen instrumento para el aprendizaje y la concienciación del pueblo pigmeo. Un grupo de niños nos recuerda cada día nuestra misión despertando el corazón y la imaginación cada día. Nos recuerdan que la misión, la vida, es una historia de amor y, como tal, pide creatividad, novedad, pasión, corazón unificado, para dar cada día lo mejor: preparar encuentros, soñarlos, inventarlos, dando una atención particular a cada niño, a cada persona... El amor vuelve eterno cada minuto e infinito cada rincón, perfecto cada pequeño gesto, torpe que fuere. Se hace camino al andar. Más allá de los resultados, lo que cuenta es amar y especialmente amar la aurora que nunca brilla, el tiempo de los intentos... Esa es la marca divina del amor, la que nos enseña Jesús de Nazaret.

35 AL SERVIZIO DELL IMMIGRATO Luciano Febbrari Modica La Comunità intercongregazionale si impegna per la formazione all accoglienza A volte incontrarsi in un convegno non è sinonimo di perdita di tempo. Al di là delle battute, durante un forum nel 2013 è nata l idea di aprire una comunità missionaria intercongregazionale a servizio dell immigrato, cioè congregazioni dalla diversa storia unite da un unica missione e da un unico obiettivo: l accoglienza Inizialmente era stato chiamato progetto Lampedusa perché nell ottobre dello stesso anno gli occhi del mondo si accorsero di quello che stava succedendo nel Mediterraneo: 268 annegati e 212 sopravvissuti. Davanti a questa tragedia, nel mese di luglio, il Papa decise di intraprendere un viaggio di speranza e insieme di denuncia sull isola di Lampedusa; Dov è il tuo fratello? la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà! E le loro voci salgono fino a Dio! E una volta ancora ringrazio voi abitanti di Lampedusa per la solidarietà. Ho sentito, recentemente, uno di questi fratelli. Prima di arrivare qui sono passati 35

36 Modica per le mani dei trafficanti, coloro che sfruttano la povertà degli altri, queste persone per le quali la povertà degli altri è una fonte di guadagno. Quanto hanno sofferto! E alcuni non sono riusciti ad arrivare. Dov è il tuo fratello? Chi è il responsabile di questo sangue?. La comunità. E così, grazie anche al confronto tra esperienze differenti è partito un progetto interessante che può essere replicabile e soprattutto può aprire nuove strade di collaborazione. Suor Giovanna Minardi delle Missionarie dell Immacolata (il ramo femminile del Pime) e padre Gianni Treglia della Consolata, già missionario per 16 anni in Tanzania, hanno iniziato, quindi, un percorso di conoscenza del territorio, trasferendosi a fine novembre del 2015 in Sicilia. Nel primo periodo hanno cercato di conoscere la realtà, in particolare hanno incontrato chi già si occupava degli immigrati. A Modica, la Caritas diocesana di Noto con il Vescovo locale ha accolto favorevolmente il loro progetto. Nel marzo 2016 è stata messa a disposizione anche una struttura, dando vita così alla prima comunità intercongregazionale: suor Giovanna e padre Giovanni condividono con suor Raquel (una suora della Consolata di origine argentina) e padre Vittorio dei Padri Bianchi una quotidianità dettata dai ritmi della preghiera e dell impegno sul campo. Da ottobre a giugno sono partiti con una scuola di alfabetizzazione per le mamme straniere, offrendo anche, da quest anno, un servizio per i bambini. L accoglienza si fa anche nelle piccole cose, nelle relazioni di ogni giorno. Sono presenti anche nel Centro di aggregazione per minori non accompagnati di Pozzallo, mentre suor Raquel entra in contatto con i detenuti stranieri nel carcere di Noto. Lo specifico del servizio offerto dai quattro membri della Comunità è la formazione all accoglienza e l essere ponte tra tutte le culture presenti sul territorio, non semplicemente come mediatori culturali, ma come persone che hanno vissuto in mezzo ai popoli. Avviato un anno e mezzo fa, il progetto si è sinora concretizzato in una scuola di italiano per migranti, in una presenza accanto ai lavoratori stranieri nelle campagne, nelle visite ai centri di accoglienza, nell organizzazione di momenti integrativi tra stranieri e italiani, nella formazione alla mondialità e nell accoglienza nelle scuole. L incontro. L esperienza del Cimi sarà al centro dell appuntamento Migranti, la missione in casa in programma domenica 15 ottobre dalle 9 alle 10 nella Curia vescovile di via Trieste. Suor Giovanna racconterà il progetto insieme a suor Raquel Soria (Missionarie della Consolata), mentre l afgano Alì Ehsani presenterà il suo libro, edito da Feltrinelli, Stanotte guardiamo le stelle ambientato in Afghanistan negli anni Novanta. Il libro. Alì è un ragazzino che trascorre le giornate tirando calci a un pallone con il suo amico Ahmed, in una Kabul devastata dalla lotta tra fazioni, ma non ancora in mano ai talebani. La città non è sempre stata. così, gli racconta suo padre: un tempo c erano cinema, teatri e divertimenti, ma ad Alì, che non ha mai visto altro, la guerra fa comunque meno paura delle sgridate del maestro o dei rimproveri della madre. Il giorno in cui, di ritorno da scuola, Alì trova un mucchio di macerie al posto della casa, quella fragile bolla di felicità si spezza per sempre. Convinto inizialmente di aver solo sbagliato strada, si siede su un muretto e aspetta il fratello maggiore Mohammed, a cui tocca il compito di spiegargli che la casa è stata. colpita da un razzo e che i genitori sono morti. Non c è più niente per loro in Afghanistan, nessun futuro e nessun affetto, ma noi siamo come uccelli e voliamo lontano gli dice Mohammed, che lo convince a scappare. E in quello stesso istante inizia il loro grande viaggio. Dal Pakistan all Iran, e poi dall Iran alla Turchia, alla Grecia e all Italia, quella di Alì e Mohammed è un epopea tragica, ma anche una storia di coraggio, determinazione e ottimismo. Perché Alì, rimasto solo, riuscirà a raggiungere Roma, deciso a realizzare i sogni di tutti quelli che ha incontrato lungo la strada e che, a differenza sua, non ce l hanno fatta. 36

37 COMUNIDADE DE FÁTIMA Fátima AGOSTO-SETEMBRO Tempo de Verão, tempo de férias. Durante os meses de Agosto e Setembro tivemos a alegria da visita de vários Missionários, familiares e amigos à nossa Comunidade de Fátima. Diversos confrades, depois de anos de trabalho em outras áreas do mundo, vieram retemperar as forças durante umas semanas de férias. Quase todos vieram a Fátima matar saudades. É sempre motivo de grande alegria poder abraçar estes nossos colegas e partilhar as experiências de cada um. Por aqui passaram o padre João Monteiro da Felícia, o padre André, o padre Pedro Louro com os seus pais, o padre Tobias, o padre Zé Martins a acompanhar um grupo do Canadá alojado no nosso hotel; o mesmo se diga do padre Luís Tomás com um grupo de amigos de Londres; o padre Salgueiro, e até o Superior Geral com alguns dos seus familiares. Em alguns casos foram visitas muito breves, mas todas muito agradáveis. Tivemos também a agradável visita duma sobrinha do saudoso padre Hugh Ferguson. Ela quis vir a Fátima para durante o Centenário das Aparições e também para visitar a campa do seu tio. Merece ser sublinhada a presença do padre João Monteiro da Felícia. As suas férias coincidiram com a situação negativa de saúde do padre Herculano. Ele foi incansável na assistência a este nosso irmão em dificuldade, não se poupando a sacrificar o descanso das suas férias. Foi uma ajuda preciosa. Muito obrigado, João. O Centenário das Aparições de Fátima fez explodir uma enorme afluência de devotos provenientes de todo o mundo. Naturalmente isso também se reflectiu na nossa vida e na nossa 37

38 Fátima casa. Ninguém podia prever tão grande número de pessoas em Fátima. Realmente o Centenário, profundamente potenciado pela visita do Papa Francisco, relançou Fátima para todo o mundo. Tem sido maravilhoso sermos testemunhas de todo este movimento. A propósito do padre Herculano, com muita pena fomos assistindo ao agravamento do seu estado de saúde. Prestámos-lhe toda a assistência que nos foi possível na Comunidade. A certo ponto tivemos de acatar as ordens dos médicos e aceitar que ele fosse internado num lugar onde possa receber toda a assistência de que necessita. Presentemente está na Idanha, Belas. Todos os dias alguém das diversas comunidades o vai visitar. Rezemos pelas suas melhoras. A Comunidade de Fátima foi enriquecida com a presença do padre Simão Pedro e do padre Jorge Amaro. Além de virem rejuvenescer a comunidade, vão dedicar-se à animação missionária, que nestes anos tem estado um pouco parada. Acolhemos com alegria estes Confrades e a eles desejamos fecundo trabalho. Por outro lado, o padre Brito, mesmo fazendo parte da comunidade, vai ficar por alguns meses a serviço da diocese da Guarda. Já se está estabelecendo em Valezim e a partir dali irá assistir as paróquias que lhe foram confiadas pelo Bispo, de acordo com o Superior Provincial. Desejamos também a ele um fecundo apostolado e esperamos sinceramente que nos venha visitar frequentemente. Aproxima-se o início das obras em Fátima, como toda a Região sabe. Evidentemente vai ser um período que exige algum sacrifício também da nossa parte. Felizmente estamos todos dispostos a enfrentálo espartanamente, pois sabe-se que não será por muito tempo. É gratificante prever que brevemente teremos uma residência à medida das necessidades IMC em Fátima. Já estão em curso os trabalhos de preparação da casa Beata Irene para nos acolher. Está previsto que a transferência se faça até ao fim deste mês. Terminado o período de férias, os Missionários estão regressando às respectivas sedes. Dá gosto ver estes Confrades, alguns já com certa idade e com a saúde um tanto abalada, partir de novo com a mesma disposição que tinham quando partiram pela primeira vez. Um grande exemplo do que deve ser o Missionário da Consolata. Nestes dias tivemos a ocasião de nos despedirmos daqueles que por aqui passaram. A todos prometemos continuar muito unidos na Missão e na oração. 38

39 UN CARO SALUTO DAL CONGO Neisu P. Rinaldo Do, IMC Vi spero bene in buona salute e sereni! Siamo arrivati a Ottobre e in questo mese la Chiesa ci invita ancor di più a pregare il Rosario con Maria Madre di Gesù e Madre nostra, e a spalancare il nostro cuore alla Missione! Papa Francesco ci ricorda ancora nel suo messaggio di questo mese che la Giornata Missionaria Mondiale ci riunisce attorno a Gesù il primo e più grande missionario. E Lui che ci invita ad annunciare il Vangelo dell Amore di Dio Padre nella forza dello Spirito Santo. Dal giorno del nostro Battesimo abbiamo accolto anche la responsabilità gioiosa di essere missionari. E solo la forza che ci viene dallo Spirito Santo che ci spinge ad annunciare la Buona Novella di Gesù sapendo superare le diverse difficoltà che incontriamo nel nostro essere missionari nel Congo. Repubblica Democratica del Congo: un grande e ricco paese, molta gente accogliente, allegra ricca di fede e di sacrifici che continua a credere in un futuro più giusto e fraterno anche se il domani appare ancora incerto, insicuro...le famose elezioni che dovevano realizzarsi l anno scorso, poi quest anno, saranno ancora rimandate nel 2018 sperando che questo non provochi ancora disordini, saccheggi, rivolte...la nostra gente è stanca. Come vi ho ancora scritto qui a Neisu c è calma ma nello stesso territorio della diocesi le cose non sono tranquille, soprattutto i ribelli ugandesi LRA continuano devastazioni, saccheggi, uccisioni, in altre regioni interi villaggi abbandonati, migliaia di persone in fuga.. fino a quando? Arrivato nel 1991 non mi ricordo un anno tranquillo di pace su tutto il territorio di questa nostra nazione. Abbandonare il Congo, andare in un altro paese più tranquillo, ritornare a casa pensieri che a volte arrivano alla testa ma non al cuore e allora malgrado tutto, si continua rinnovando il mio si al Signore, che amandomi mi ha chiamato a vivere qui. La missione, lo sappiamo, non è mia ma sua! Il Vangelo è magnifico! Continuate a essere missionari là dove il Signore vi ha chiamato e con tutta la Chiesa, in particolare con i missionari e missionarie che amate, stimate, aiutate e per loro pregate tanto. Da parte mia vi assicuro la mia preghiera, il mio grazie, il mio affetto. Con la Madonna continuiamo ad annunciare Gesù suo Figlio e nostro Salvatore. Un abbraccio fraterno. 39

40 COMUNIDADE DA CASA REGIONAL Lisboa O mês de Agosto foi, como é óbvio, de férias para alguns membros da comunidade: o padre Albino, o padre Manuel e o irmão Albino. Os serviços pastorais são assumidos pelos padres Eugénio e Darci, não se limitando aos serviços habituais. Foram até São João dos Montes e Alhandra, mas também Fátima e Palmeira (padre Eugénio). Aniversários Durante este mês um bom número de confrades da comunidade celebra o seu aniversário de nascimento. O padre Manuel (no dia 5), o irmão António (no dia 11), o padre Albino (no dia 15) e o padre Eugénio (no dia 28). Por causa das férias adiamos a sua celebração para os primeiros dias de setembro. Hospedagem ou visitas Durante alguns dias deste mês pudemos acolher o padre Tobias, o padre Pedro Louro, o padre André e o nosso amigo Tito Abraão, leigo missionário em Moçambique. SETEMBRO Já com toda a comunidade reunida, pudemos celebrar no dia 6 os aniversários do mês anterior com um bom almoço preparado pela nossa empregada Marina. Normalmente costumamos convidar todos os nossos confrades da zona sul. Mas desta vez, porque a maioria ainda não se encontra nas suas comunidades, e também porque a empregada Celeste está de férias, limitámo-nos aos da casa. Veio só o padre André que estava de passagem. A partir do dia 11, foi a saúde do padre Herculano que mais nos pediu atenção e cuidados. O padre Eugénio juntamente com o irmão Carlos acompanhou-o até à Casa de Saúde da Idanha (Belas) para uma consulta médica. Acabou por ficar internado nessa unidade de saúde, assistida pelas Irmãs Hospitaleiras do Coração de Jesus. As nossas quatro comunidades da zona sul encarregar-se-ão, por turno, de o visitar para que a sua permanência seja mais aliviada. No dia 14 acolhemos nos nossos espaços um grupo de 42 Amigos dos Missionários da Consolata, acompanhados pelo padre Luís Tomás. Celebraram a Eucaristia e foram logo depois saciados com uma boa merenda à base de creme de feijão de manteiga, frango, queijo, rissóis, bolachas, diospiros e chá. Tudo bem preparado pela empregada Celeste. O grupo ficou supercontente com tudo o que preparámos num bom espírito de bem acolher que não queremos perder. No dia 16 o padre Darci foi para as termas das Caldas da Felgueira, onde todos os anos tem prestado o serviço de capelania, recebendo como paga os tratamentos e o alojamento completo no Grande Hotel a quem pertence essa unidade termal. A comunidade participou na totalidade na assembleia de 18 e 19 em Fátima, com exclusão do padre Darci que, por compromissos assumidos só pôde participar numa manhã. 40

41 ULAANBAATAR Nusquam habent manentem civitatem, sed futuram ignorant. (In nessun luogo hanno una città stabile, e neppure sanno dove l avranno domani). Così iniziava la descrizione degli usi e costumi dei Mongoli nel diario di viaggio di Guglielmo di Rubruk verso l allora capitale dei Tartari Kharakhorum. Ma questo si scriveva nel lontano Oggi chi arriva a Ulaanbaatar, ultima meta del contemporaneo nomadismo interno dei Mongoli, si trova immerso in una città che ha tutte le caratteristiche di una moderna capitale. Così questa società Mongola, quasi sonnolenta fino a anni fa, oggi si è improvvisamente risvegliata con ritmi di vita non più dettati solo da tempi stagionali ma dalla velocità degli scambi commerciali, le fluttuazioni dei mercati e degli investimenti, il valore del dollaro, il saliscendi delle borse, la veloce connettività dei media È chiaro che una rivoluzione economica di queste dimensioni è origine di nuovi modelli culturali e sociali che tendono ad alterare uno schema tradizionale che è durato nel tempo. Quindi si ripropone qui, come nel sud-est asiatico qualche anno fa, il dilemma di come armonizzare il bello di una tradizione che ha tenuto insieme una società per secoli con la invasiva potenza dei mezzi della modernità e del mercato. È questo un problema eminentemente culturale e di progettazione sociale che anche la Mongolia dovrà risolvere negli anni a venire. Nella capitale mongola siamo presenti dal La città rimane un punto di riferimento per l apprendimento iniziale della lingua e il primo inserimento nella realtà del Paese, oltre che una base per chi opera nella campagna. Offriamo il nostro servizio alla Chiesa locale, sia presso MONGOLIA la Prefettura Apostolica (uffici, commissioni) sia come supporto alle parrocchie e alle altre istituzioni cattoliche. Siamo anche presenti nella periferia nord della città, in una zona molto popolata e in gran parte ancora esclusa dallo sviluppo. Il nostro vorrebbe essere un inserimento nella realtà più problematica, cercando di portare consolazione e speranza. Siamo allo studio di un progetto globale che dovrebbe prendere forma nel Mongolia 41

42 ARVAIHEER Mongolia Arvaiheer e il capoluogo della regione (aimag) di Uvurkhangai, nella parte centro- meridionale della Mongolia. Ci siamo arrivati nel 2006, quando ci volevano 11 ore di fuori strada per raggiungerlo. Qui la Chiesa Cattolica non era mai stata presente. Abbiamo cominciato ad inserirci lentamente, facendo del volontariato e costruendo relazioni con la gente. Dopo l ottenimento del regolare permesso per lo svolgimento delle nostre attività sociali e religiose (2007) ci e stato dato in uso un terreno alla periferia del centro abitato (circa abitanti). Quello spazio, allora disabitato e lontano, e diventato negli anni un quartiere di nuovi insediamenti, soprattutto per famiglie che arrivano dalla campagna e non trovano posto in zone più centrali. Le attività che oggi portiamo avanti sono nate come risposte a concreti bisogni della gente: il dopo-scuola per i bambini, le docce pubbliche, il progetto di artigianato per le donne, il day care centre e il gruppo per il ricupero di uomini con problemi di alcolismo. La nostra e una testimonianza discreta, nel pieno rispetto della sensibilità di chi è abituato ad altri riferimenti religiosi di lunga tradizione. Abbiamo buoni rapporti con il mondo buddhista e con le autorità civili, con cui spesso collaboriamo per progetti ad hoc, per il bene della collettività. Tra questi si è consolidata una cooperazione nel campo sanitario, che ha portato alcune realtà mediche italiane a collaborare con l ospedale locale. Negli anni alcune persone adulte si sono interessate alla proposta di vita cristiana ed hanno intrapreso un cammino di formazione; oggi sono i protagonisti di una comunità cattolica molto piccola, ma vivace ed attiva sul territorio. 42

43 AGOSTO Costuma ser um mês dedicado a uns dias de descanso para a maioria dos missionários, mas nem sempre é assim. De facto, da nossa comunidade, o padre Geoffrey acompanhou um grupo de jovens, numa experiência missionária, a Massangulo (Moçambique) durante todo o mês. Regressou bastante fatigado, com algum peso a menos, mas muito feliz pelos momentos significativos lá vividos, pelo trabalho feito e, sobretudo, pelo acolhimento das gentes do Niassa. O padre Matias passou todo o mês na sua aldeia (Azinhal) onde, durante uma semana, animando missionariamente a comunidade cristã de Cardigos, ajudou a preparar a ZAMBUJAL celebração das bodas de prata sacerdotais do padre Pedro Louro, actual secretário-geral do Instituto, natural também do Azinhal. Nos fins de semana colaborou com o pároco que tem ao seu cuidado pastoral 3 paróquias com vários centros de culto. Bodas de Prata Foi bom ver no dia 19, na celebração dos 25 anos de sacerdócio do padre Pedro, os padres Norberto, Marçal e Matias da freguesia de Cardigos, o padre Álvaro Pacheco da comunidade da Figueira da Foz, o padre Kuzenza e as irmãs Ivany, Susana e Severa da comunidade do Zambujal e ainda o padre Eugénio Butti da Casa regional. Eucaristia Zambujal 43

44 e almoço Convívio foram celebrados no Centro da Associação do Azinhal.. O padre Kuzenza passou o mês no Zambujal para assegurar a vida da comunidade cristã, e a das duas Santas Casas da Misericórdia do Bairro. Distribuiu os nossos calendários pelas várias paróquias e ainda ajudou o padre Norberto a distribuir os da paróquia de S. Marcos. SETEMBRO Logo no dia 2, o padre Matias, fazendo parte do Conselho da Administração, desloca-se a Fátima para analisar e estudar: a situação das empresas e questões em aberto, Portugal 2020, Requalificação do Consolata Hotel e parte do Antigo Seminário. No dia 5, visitou-nos o diácono Antony, em trânsito para o Quénia onde será ordenado sacerdote no próximo dia 20 de Outubro. AMV, reuniu na nossa comunidade com padre Geoffrey, irmã Felicita e a Beatriz (leiga) para programar as actividades com os jovens, a nivel da zona sul Tomada de Posse. No dia 24, Tomada de Posse do novo pároco de Cardigos. Participa padre Matias. No dia 27, um grupo de irmãs da Consolata, vindas de Turim, visitam o Bairro do Zambujal, dão uma volta turística por Cascais, Boca do Inferno, Mosteiro dos Jerónimos, visitam a Torre de Belém, o Monumento aos Descobrimentos, a Ponte 25 de Abril, acompanhadas pelo padre Matias. Vêm a Fátima, no Ano do Centenário, para festejar 50 anos de Vida Religiosa. Dia 28. Em comunidade celebramos aniversário natalício do padre Matias. Não faltaram BOLOS e CHAMPANHE. Dia 9, os padres Geoffrey e Kuzenza partem para Águas Santas. Ficam por lá uma semana. O Geoffrey para avaliar a experiência missionária em Moçambique vivida com os jovens e o Kuzenza para um merecido descanso. Nos dias 18-19, participamos na Assembleia Regional no Centro de Espiritualidade Francisco e Jacinta Marto, em Fátima. Terminada a Assembleia, o padre Geoffrey fica em Fátima para, no dia seguinte, participar na reunião da AMV para calendarizar: Formação dos responsáveis dos jovens e actividades juvenis a nivel nacional para o novo ano pastoral. Zambujal Abertura do ano escolar na Escola David Madureira Quinta feira, 21 (Santa Casa da Misericórdia Zambujal). O padre Matias celebra a eucaristia campal para uns 450 alunos. No mês Missionário iremos a esta escola, tentar despertar consciências para a missão, se houver possibilidade. Dia 22. O padre Simão Pedro, responsável pela 44

45 LE NUOVE ATTIVITÀ DEL CENTRO DI ANIMAZIONE A MARTINA FRANCA P. Tarcisio Foccoli, IMC Martina Franca Domenica 8 ottobre a Martina Franca il Centro di animazione missionaria dei padri della Consolata ha avviato le sue attività con una celebrazione gioiosa e toccante, presenti le Suore della Consolata con cui collaboriamo, il gruppo delle Dame missionarie e tanti ragazzi e giovani provenienti da molte parrocchie della vicaria con i loro parenti. I canti in diverse lingue, con l accompagnamento di chitarra e tamburi, hanno dato il tono che sempre caratterizza queste celebrazioni: la missione è sempre a respiro internazionale. Ha presieduto padre Bienvenu Kasuba, missionario congolese della Consolata, da due anni sacerdote e con una breve ma intensa esperienza missionaria in Amazzonia. Padre Bienvenu ha ricevuto simbolicamente la responsabilità dell attività del Centro di animazione missionaria dalle mani di padre Tarcisio Foccoli, che lascia questo servizio in seguito all incarico ricevuto dalle Pontificie Opere Missionarie come visitatore ufficiale dei seminari diocesani italiani. Padre Tarcisio, dopo il ringraziamento alla Madonna Consolata e al beato Giuseppe Allamano per l aiuto e le inspirazioni avute per le iniziative dei tre gruppi del Centro (Arcobaleno 1, Arcobaleno 2 e Gioventù e Missione), così si è rivolto all assemblea: Consideratemi come il nonno della missione. Dopo trentatré anni di missione in Sud Africa nella comunità zulu e cinque anni di servizio a Martina, mi sento ora di poter aiutare voi ragazzi e giovani, e anche te caro padre Bienvenu, con la maturità e l esperienza di un nonno, insegnandovi ad essere sereni nelle decisioni che prenderete. Questa mia convinzione la ritraggo dalle realtà presenti nelle nostre famiglie: pensate 45

46 Martina Franca a tutto il bene che i nostri e i vostri nonni fanno ai figli e nipotini. Quindi sappiate che è con gioia come vostro nonno della missione che saprò rispondere alle vostre domande e necessità. La celebrazione si è conclusa nella gioiosa fraternità e con la presentazione degli animatori dei tre gruppi. Padre Bienvenu ha voluto consegnare ad ogni animatore tre oggetti-ricordo dell incontro: un sandaletto, simbolo del camminare insieme, un immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù, rappresentante la necessità della preghiera, e un piccolo crocifisso, segno del missionario quale continuatore dell opera di Gesù. Padre Tarcisio sommariamente ha illustrato l azione del Centro di animazione missionario martinese: Fondamentalmente la nostra visione di Chiesa è quella del Concilio Vaticano II: cattolica, universale e popolo santo di Dio. È un modello di Chiesa (in Italia ed Europa ancora non assimilato) da cui deriva il modello di sacerdote e di azione pastorale. Sogniamo una Chiesa profetica che sappia liberarsi dal passato e si apra al nuovo, che guardi ai giovani come segno del suo presente, che sappia vedere i loro valori e non cada nell errore di guardarli con i criteri del passato; che sia aperta e accogliente, che investa nella formazione dei laici e che evangelizzi secondo l esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Crediamo che i giovani possano scoprire come lo stile di vita del vangelo risponde alla domanda di senso e di pienezza della vita. Vorremmo poterli aiutare, sognando con loro, camminando insieme, accogliendoli e ascoltandoli, mostrando con la nostra vita che vivere in Cristo è bello e possibile. Pensiamo che l incontro con la missione possa aprire i loro orizzonti, facendo vedere la grandezza e l universalità della Chiesa e rendendoli consapevoli costruttori del Regno di Dio. Dobbiamo avere il coraggio di interrogarci sulla dimensione profetica del nostro carisma nella Chiesa locale, facendo nostra la riflessione che troviamo nei suoi documenti ufficiali. I principi della nostra strategia consistono nel lavorare con i laici e le forze presenti, portando il nostro annuncio a Martina Franca nelle varie categorie di periferie. 46

47 MEMORIA DEI MISSIONARI DEFUNTI La memoria dei nostri defunti si celebra ogni anno attorno al 15 novembre, e in questa memoria si ricordano specialmente i missionari deceduti durante l ultimo anno. Presentiamo qui la lista dei missionari deceduti durante gli ultimi 12 mesi. MISSIONARI DELLA CONSOLATA DEFUNTI dal 1 novembre 2016 al 31 ottobre (novembre-dicembre) P. Silvio Vettori 12/12/2016 Fr. Raymond Ayieko 29/12/ (gennaio-ottobre) P. Bartolomeo Malaspina 07/01/2017 P. Francesco Mellino 24/01/2017 Fr. Liduino Lanzi 05/02/2017 P. Lino Angelo Zamuner 11/02/2017 P. Gilles Allard 25/03/2017 P. Felice Prinelli 04/05/2017 P. Guido Guerra 31/05/2017 Fr. Ugo Versino 11/07/2017 P. Giuseppe Ramponi 09/08/2017 P. Giuseppe Garniga 07/09/2017 P. Pietro Tallone 21/09/2017 P. Reuben Kajogo Kanake 25/09/2017

48 La tomba di Ciro il Grande a Pasargadae. Sommario Il sovrano venne sepolto qui dopo la sua morte nell'estate del 530 a.c. BEATI COLORO CHE MUOIONO NEL SIGNORE (AP 14,13)... 2 SCEGLIENDO FIOR DA FIORE 50 SANTI CARI A GIUSEPPE ALLAMANO... 8 GESTI DI RISPETTO NON CERCATI.13 IN MISSIONE...16 OTTOBRE NOSSA SENHORA APARECIDA E A DEVOÇÃO POPULAR...22 EVANGELIZADORES CON ESPÍRITU EN SALIDA MISIONERA...24 Passeggero, io sono Ciro, fondatore del dominio persiano, non m invidiare per questa poca terra che racchiude il mio corpo. 50 ANOS AO SERVIÇO DA MISSÃO...27 BREVES NOTÍCIAS...29 COMUNIDADE DE ALQUEIDÃO...32 AMAR EL TIEMPO DE LOS INTENTOS...34 AL SERVIZIO DELL IMMIGRATO...35 COMUNIDADE DE FÁTIMA...37 Sommario Da Casa Madre Mensile dell Istituto Missioni Consolata Redazione: Segretariato Generale per la Missione Viale delle Mura Aurelie, ROMA - Tel. 06/ C/C postale sgm@consolata.net UN CARO SALUTO DAL CONGO...39 COMUNIDADE DA CASA REGIONAL...40 MONGOLIA...41 ZAMBUJAL...43 LE NUOVE ATTIVITÀ DEL CENTRO DI ANIMAZIONE A MARTINA FRANCA...45 MEMORIA DEI MISSIONARI DEFUNTI...48

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